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Report sanità inglese conferma il minor danno della sigaretta elettronica

Nel lavoro commissionato dall'istituto di sanità inglese si ribadisce l'efficacia del vaping per smettere di fumare.

Nel breve e nel medio termine l’uso della sigaretta elettronica comporta una minima parte dei rischi del fumo. Svapare non è però totalmente privo di rischi per chi non ha mai fumato. La maggior parte delle prove scientifiche disponibili al momento riguardano gli effetti a breve e medio termine e sono necessari studi che valutino l’uso dell’e-cigarette a lungo termine, cioè per più di 12 mesi. L’impiego di metodologie più standardizzate e coerenti negli studi futuri migliorerebbe l’interpretazione delle evidenze. Queste le conclusioni generali della importante revisione intitolata “Nicotine vaping in England: 2022 evidence update main findings”, pubblicata ieri dal governo britannico. Si tratta dell’ottavo di una serie di rapporti indipendenti sul vaping, commissionati dall’agenzia del Ministero della salute Public Health England, oggi divenuta Office for Health Improvement and Disparities. Il lavoro è stato condotto da Ann McNeill, Erika Simonavičius, Leonie Brose, Eve Taylor, Katherine East, Elizabeth Zuikova, Robert Calder e Debbie Robson, tutti del King’s College di Londra, con l’ausilio di altri dieci accademici noti per la ricerca sul vaping.
Si tratta di un lavoro imponente, che supera le 1.400 pagine, e dal quale si ricavano molte conferme sulla minore dannosità della sigaretta elettronica e interessanti dati sulla sua diffusione in Inghilterra, il Paese che più di tutti ha adottato lo strumento di riduzione del danno da fumo. Vediamo in dettaglio le conclusioni di questa revisione, iniziando dai biomarcatori dell’esposizione a sostanze tossiche, che misurano i livelli di sostanze potenzialmente dannose nel corpo. Secondo gli autori, i biomarcatori associati a rischio di cancro, patologie respiratorie e cardiovascolari mostrano in chi svapa un’esposizione a sostanze nocive significativamente inferiore rispetto a chi fuma, mentre è simile o superiore rispetto a chi non usa prodotti con nicotina. Non vi è, invece, nessun aumento significativo di biomarcatori tossici per chi non svapa ed è esposto per breve termine al vapore di terzi. Ancora una volta, quindi, non si trova prova di danni da cosiddetto “svapo passivo”. “Gli studi meglio condotti che valutano i rischi a breve e medio termine – concludono infatti gli autori – non hanno riscontrato grandi motivi di preoccupazione associati all’uso della sigaretta elettronica”.
Veniamo ora ai dati sulla prevalenza del fumo e del vaping in Inghilterra. Per quanto riguarda i minori, i dati utilizzati sono quelli del rapporto di Action on smoking and Health di alcuni mesi fa, che vedono il tasso dei fumatori (occasionali e regolari) al 6% e quello degli svapatori (anche qui occasionali e regolari) all’8,6, in crescita rispetto agli anni precedenti. Questo in parte è dovuto alla diffusione delle e-cig usa-e-getta, usate nel 2022 dal 52,8% dei consumatori inglesi, rispetto al 7,8% dello scorso anno. Tuttavia, precisa il documento, “la maggior parte dei minori che non ha mai fumato, il 98,3%, non usa nemmeno la sigaretta elettronica”.
Per quanto riguarda gli adulti, secondo le più recenti indagini nazionali il tasso dei fumatori nel 2021 era fra il 12,7 e il 14,9%, cioè fra i 5,6 e i 6,6 milioni di fumatori. Invece gli utilizzatori di e-cigarette, sempre nello stesso anno, erano fra il 6,9 e il 7,1% della popolazione, vale a dire fra 3,1 e 3,2 milioni, mentre è irrisoria la percentuale degli svapatori che non ha mai fumato: fra lo 0,6 e lo 0,7%. Anche in questa fascia di età si sono diffuse le disposable, utilizzate nel 2022 dal 15,2% dei consumatori (erano il 2,2% l’anno scorso), ma i dispositivi preferiti rimangono quelli con tank ricaricabili, preferiti dal 64,3%. La sigaretta elettronica rimane lo strumento più utilizzato per smettere di fumare e i centri antifumo, nel biennio 2020-21, riportano che chi ricorre all’e-cig ha un maggior tasso di successo: 64,9 contro il 58,6%. Dati, quelli degli Stop smoking service, che coincidono con i risultati dell’ultima revisione Cochrane, sottolineano gli autori.
Gli aromi preferiti nei liquidi per e-cig rimangono per tutti i consumatori quelli alla frutta, seguiti da menta e mentolo. E a questo proposito, afferma la revisione, non vi sono prove che gli aromi abbiano un qualche effetto sulla salute, anche se vi sono motivi di preoccupazione sulla aldeide cinnamica. Per quanto riguarda la nicotina, le prove scientifiche suggeriscono che il rischio e la gravità di sviluppare dipendenza usando i prodotti del vaping sia inferiore al fumo e dipenda dalle caratteristiche dei prodotti utilizzati. Le sigarette elettroniche, infatti, generalmente forniscono livelli più bassi della sostanza rispetto al fumo. Rimane un tasto dolente la percezione dello strumento da parte del pubblico. Nel 2021, infatti, solo il 34% dei fumatori adulti riteneva che la sigaretta elettronica fosse meno dannosa del fumo e un mero 11% sapeva che i rischi del fumo non dipendono dalla nicotina. Percezioni errate che, secondo il documento, bisogna affrontare offrendo informazioni corrette. “Gli interventi sui danni assoluti dello svapo che mirano a scoraggiare i giovani – concludono infatti gli autori – devono essere realizzati con attenzione, in modo da non disinformare le persone (in particolare i fumatori) sui danni relativi del fumo e dello svapo”.

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