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Nel secondo trimestre dell’anno in corso lo Stato ha incassato 18,7 milioni di euro derivante dall’imposta di consumo sui liquidi da inalazione. In valori percentuali significa un calo di quasi un punto (-0,95%) rispetto al primo trimestre 2022 ma una crescita del 17,8% in riferimento al secondo trimestre 2021. Dall’inizio dell’anno, il totale cumulato dall’erario nel corso del primo semestre è di 37,64 milioni di euro (+14,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso). Nonostante in primavera l’imposta di consumo sia stata toccata al ribasso, i numeri parlano chiaro: il mercato della sigaretta elettronica è in espansione, tant’è che lo Stato è riuscito a incassare di più nonostante un prelievo unitario minore.
Nell’ambito delle varie tipologie di tabacchi, il contributo all’erario dei liquidi da inalazione e delle sigarette elettroniche usa e getta è secondo soltanto alle sigarette tradizionali. queste ultime rappresentano l’84,36% del totale mentre i prodotti liquidi da inalazione l’8,07 . Segue il tabacco trinciato (6%) e a lunghissima distanza i sigari (0,73%), i sigaretti (0,67%) e il tabacco da fiuto (0,02%).
I dati sono stati elaborati dagli uffici tecnici dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli sulla base dei versamenti quindicinali effettuati dalle aziende interessate dalle accise (tabacco) e dall’imposta di consumo (liquidi da inalazione).