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La California dimostra di essere il più fervido Stato anti-vaping del mondo. Forte anche delle multimilionarie campagne finanziate di Michael Bloomberg, da sempre acerrimo nemico degli strumenti elettronici di nuova generazione, sia la politica che l’opinione pubblica si è fatta convincere che ad attirare i giovani verso il fumo sono i liquidi “gustosi e accattivanti” contenuti nelle sigarette elettroniche. Il referendum indetto per chiederne il ban è passato a stragrande maggioranza: nello Stato americano, quindi, si potranno utilizzare soltanto liquidi al gusto di tabacco. Il parlamento nazionale aveva già nel 2020 aveva adottato una legge che vietava gli aromi ma le associazioni del vaping erano riusciti a interromperne il corso proprio in virtù dell’indizione del referendum, ultimo appiglio su cui potevano aggrapparsi. L’esito di martedì scorso, in occasione dell’election day per le elezioni di midterm, non li ha però premiati. Ha vinto il proibizionismo.
Un sottilissimo filo di speranza però rimane ancora e si chiama RJ Reynolds. La multinazionale del tabacco ha fatto ricorso alla Corte Suprema sulla base del fatto che la legge federale sul tabacco non consentirebbe agli Stati e alle comunità locali di vietare la vendita di prodotti del tabacco, siano essi aromatizzati come le sigarette al mentolo che elettronici come i dispositivi per il vaping e i relativi liquidi di ricarica. Soltanto se la Se la Corte Suprema accettasse di accogliere il ricorso il divieto della California potrebbe essere messo in discussione. Ma, a detta degli stessi ricorrenti, le possibilità non sono molto alte. Il timore è che l’esempio californiano possa essere preso a modello anche negli altri grandi Stati americani e, per emulazione, arrivare anche in Europa.
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