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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dall’11 al 17 dicembre

Nulla funziona meglio della sigaretta elettronica per smettere di fumare: lo studio è francese e prende in considerazione tutte le terapie attualmente in uso. Intanto la comunità scientifica si interroga sulle metodologie utilizzate per fare ricerca sugli strumenti a rischio ridotto.

FranciaStudio: la sigaretta elettronica sbaraglia i concorrenti come terapia per smettere di fumare (specie nel lungo periodo)
La sigaretta elettronica è la terapia più efficace tra quelle a disposizione per smettere di fumare, soprattutto nel medio e lungo termine. Più di gomme, cerotti, spray e pastiglie, le cosiddette Nrt. È il risultato di uno studio francese intitolato “Use of tobacco cessation aids and likelihood of smoking cessation: A French population-based study” e condotto da un gruppo di ricercatori dell’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm), Santé publique France e vari atenei, coordinato da Mathilde Fekom. La ricerca, pubblicata su Preventive Medicine Reports, si basa sui dati del barometro della salute francese del 2017, un’indagine trasversale condotta dall’Agenzia francese per la salute pubblica, e studia la relazione fra uso dell’e-cigarette e degli altri strumenti monitorando lo stato dei progressi in tre momenti distinti. È così che si è potuta misurare l’efficacia non solo sull’immediato, ma anche su medio e lungo periodo. In sintesi, chi usava l’e-cigarette continuava a non fumare anche dopo 1 o 2 anni, mentre chi utilizzava gomme, cerotti e altro ricadeva nel fumo in tempi abbastanza brevi. Si tratta di un avanzamento importante della ricerca, perché spesso gli studi sull’efficacia degli strumenti per smettere di fumare si fermano a sei mesi. I dettagli e le dichiarazioni degli autori nell’approfondimento di Sigmagazine.

Sigaretta elettronica più efficace per smettere di fumare a lungo termine

 

Svezia Sempre più vicino l’obiettivo di Paese smoking free
La Svezia si sta avvicinando all’obiettivo di diventare Paese senza fumatori. Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa economica Business Wire, le autorità del Paese scandinavo hanno confermato che il tasso dei fumatori è sceso al 5,6%. Un dato che fa della Svezia l’unica nazione europea vicina a raggiungere l’obiettivo di “cancellare” il fumo prima dell’anno fissato dall’Unione Europea come traguardo: il 2040. In quarant’anni il tasso di fumatori in Svezia è letteralmente crollato, passando dal 35% degli anni ’80 a meno del 6% attuale. Il Paese ad avere il secondo tasso di fumo più basso in Europa, la Danimarca, registra una quota più che doppia rispetto a quella svedese, il 15%, mentre la media dell’Ue si aggira intorno al 23%, quattro volte superiore a quella svedese. Anche gli Usa registrano come la Danimarca un tasso di fumatori del 15%.

 

UsaStudio: i dati lacunosi che inficiano il 90% delle ricerche scientifiche contro la sigaretta elettronica
In oltre il 90% degli studi scientifici che indagano gli effetti del vaping sulla salute patologie attribuite all’uso della sigaretta elettronica sono comparse prima del passaggio del paziente all’e-cig  e risalgono al periodo in cui questi fumava. È l’esito clamoroso (ma non sorprendente per chi ha a che fare quasi quotidianamente con il cortocircuito scienza-media) cui giunge una ricerca condotta da di Brad Rodu e Nantaporn Plurphanswat, professori del James Graham Brown Cancer Center della University of Louisville, negli Usa. I dati cui fanno solitamente riferimento gli studi incriminati si basano su indagini che non contengono alcuna informazione su quando i partecipanti hanno iniziato a svapare e fumare, né su quando è stata loro diagnosticata per la prima volta la malattia.  “Gli studi basati su dati trasversali senza informazioni sull’età di inizio della sigaretta elettronica e sull’età della diagnosi invariabilmente sopravvalutano le associazioni includendo casi che sono stati diagnosticati prima dell’esposizione alla sigaretta elettronica”, scrivono i due autori in una lettera pubblicata su Internal Emergency Medicine, intitolata “Cross-sectional e-cigarette studies are unreliable without timing of exposure and disease diagnosis”. Errori metodologici che inficiano gli stessi studi invalidandone i risultati. Che però, più sensazionalistici sono più vengono ripresi e amplificati dalla stampa generalista, contribuendo a disinformare su un tema sensibile per la salute dei cittadini e dei fumatori alla ricerca di alternative meno dannose in particolare. Nel resoconto di Sigmagazine ulteriori dettagli e commenti sulla ricerca americana che alimenta un dibattito che per fortuna negli ultimi tempi sembra aver preso piede.

Ecco perché molti studi contro la sigaretta elettronica sono inaffidabili

 

UsaStudio: le tasse sul vaping spingono i giovani verso il più dannoso fumo del tabacco
L’ennesimo allarme sul binomio perverso tasse sul vaping-aumento del fumo arriva da uno studio pubblicato sul Journal of Health Economics, e questa volta riguarda specificamente i giovani, cioè quella categoria che vorrebbero tutelare coloro che puntano sulla tassazione dell’ecig (almeno a parole). La ricerca è intitolata “Intended and Unintended Effects of E-cigarette Taxes on Youth Tobacco Use”. L’autore principale, Michael Pesko della Georgia State University, ha coordinato un gruppo di otto ricercatori americani, fra cui c’è anche Abigail Friedman della Scuola di salute pubblica della Yale University, autrice di importanti lavori in questo campo. I dati utilizzati sono quelli del Monitoring the Future e Youth Risk Behavior Surveillance System. I ricercatori hanno stabilito che una maggiore tassazione fa effettivamente diminuire il consumo di prodotti del vaping ma in gran parte a favore del ricorso a quelli più dannosi del tabacco. Viene chiamato effetto di sostituzione: un esito paradossale, perché favorisce il consumo del prodotto fortemente più dannoso a discapito di quello a rischio ridotto. La conclusione degli stessi autori: “Gli effetti indesiderati della tassazione sulle sigarette elettroniche possono ridurre considerevolmente o addirittura superare qualsiasi vantaggio per la salute pubblica”.

Tassare la sigaretta elettronica fa aumentare il fumo fra i giovani

 

Gran BretagnaE-cig e lotta al tabacco al centro della decima edizione dell’E-cigarette Summit UK
Una comunicazione allarmistica riguardo le sigarette elettroniche da parte di media e istituzioni scientifiche rischia di far tornare alle sigarette tradizionali proprio coloro che avevano invece scelto di utilizzare l’e-cig. È dunque importante che i professionisti siano formati e informati adeguatamente. Sono le parole di Peter Hajek, docente presso la Queen Mary University di Londra, nel corso della decima edizione dell’E-cigarette Summit UK, che si è svolto lo scorso 9 dicembre per la prima volta nella prestigiosa sede del Royal College of Physicians di Londra. E che sintetizzano i tanti messaggi che il parterre internazionale di scienziati, accademici, operatori ed esperti ha offerto durante i lavori. Al centro del summit la lotta al tabacco, che rappresenta un’emergenza per la salute pubblica e sulla quale le comunità scientifiche, mediche e sanitarie di tutto il mondo devono unirsi per combatterla, con strategie vincenti, pragmatiche e non ideologiche. Per chi si fosse perso l’appuntamento, che risale alla seconda settimana del mese, Sigmagazine offre l’opportunità di rimediare con un ampio resoconto dei lavori pubblicato questa settimana.

E-cigarette summit Uk, la scienza si confronta sulla sigaretta elettronica

 

FilippineIn calo il tasso di fumatori ora sceso al 19,5%
Il tasso di fumatori tra i filippini di età superiore ai 15 anni è sceso al 19,5%, ovvero 15,1 milioni, nel 2021. È quanto riportato dal sito di informazione GMA News. Un elemento significativo è la diminuzione dell’esposizione al fumo passivo nelle case e nei luoghi pubblici, secondo quanto affermato dai funzionari dell’Ufficio epidemiologia del Dipartimento della Salute, che hanno citato i dati del Global Adult Tobacco Survey del 2021. Il calo maggiore si è registrato nei trasporti pubblici, passando dal 37,6% del 2015 al 12,2% del 2021. Mentre il tasso di abbandono tra i fumatori che hanno smesso da 12 mesi è diminuito, il numero di fumatori adulti che pensano di smettere a causa delle avvertenze sanitarie è aumentato dal 37,4% nel 2009 al 43,7% nel 2021.

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