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“Vietare la vendita online di sigarette elettroniche avvantaggia l’illegalità”

A seguito della recente sentenza del Tar che potrebbe mettere al bando gli e-commerce, riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un titolare di deposito fiscale.

Vorrei esprimere il mio rammarico riguardo il recente (e sicuramente non ultimo) “attacco” ai Depositi Fiscali ovvero alla vendita online di liquidi. Mi occupo da quasi vent’anni di eCommerce e da oltre dieci di liquidi da inalazione. Mi piacerebbe fare chiarezza e ricordare ai vari attori coinvolti il ruolo e l’importanza dei Depositi Fiscali e dell’acquisto a distanza di liquidi.
Gli unici canali ufficiali e leciti di vendita a distanza sono proprio i Depositi Fiscali, i quali per definizione sono il primo ed unico anello della filiera che garantisce il gettito erariale derivante dall’intero settore: non solo tramite una elaborata e precisa procedura di rendicontazione quindicinale e versamento imposta di ogni millilitro di liquido movimentato, ma anche tramite fideiussioni ed idonee garanzie bancarie.
Da quasi due anni i Depositi Fiscali sono inoltre obbligati (nonostante i metodi di pagamento online siano già un “filtro” dissuasivo per i minori) a richiedere l’esibizione di un documento di identità che attesti la maggior età di chi acquista, a differenza dei negozi fisici che possono “fidarsi” della parola del cliente. Sono pertanto state adottate tutte le procedure atte a mettere in sicurezza l’acquisto per il cliente maggiorenne, garantire il gettito fiscale e rispettare le norme in vigore.
Chiudere gli unici canali leciti di acquisto per il cliente finale che preferisce oppure che ha necessità/urgenza di acquistare online (ad esempio persone con disabilità, utenza business che viaggia molto per lavoro oppure chi ha semplicemente poco tempo da dedicare agli acquisti di persona) è palese che non porti alcun vantaggio. Gli unici a beneficiarne sarebbero i siti web o gruppi privati nati sui social che operano nell’illecito e che indisturbati continuerebbero a fare contrabbando vendendo senza l’applicazione di alcuna imposta con prodotti di dubbia provenienza e qualità.
L’illecito va combattuto facendo informazione al consumatore finale (sanno veramente cosa acquistano quando scelgono canali non autorizzati?) e successivamente con l’operato diretto delle autorità competenti.
Mi auguro che chi continua ad attaccare il nostro settore mirando alla chiusura degli online rifletta su quanto sia fondamentale mantenere aperti dei canali di acquisto ufficiali ed autorizzati dallo Stato, senza inoltre intaccare la libertà di acquistare dove vi sia disponibilità di un determinato prodotto non reperibile vicino casa.

Nicola Romanelli

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