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Il Governo federale del Belgio ha deciso di vietare i sacchetti di nicotina (nicotine pouches) e l’Osservatorio sulla riduzione del danno si mobilita inviando una lettera aperta in cui chiede un passo indietro. “Riteniamo che questo sarà un passo indietro per i fumatori che cercano un’alternativa praticabile alle sigarette – dichiara Fabio Beatrice, direttore del board scientifico del Medical Observatory on harm reduction (Mohre), primo firmatario della lettera aperta inviata alle istituzioni del paese cuore dell’UE – ma che potrebbero non essere in grado di smettere completamente di usare la nicotina, e ora renderà più difficile per il Belgio raggiungere il suo obiettivo senza fumo, che approviamo pienamente”
“I sacchetti, a differenza dello snus – continua Johann Rossi Mason, direttore dell’osservatorio – non contengono tabacco, ma un mix nicotina e aromi e la somministrazione avviene tramite la mucosa orale. Si tratta di una diversa modalità di assunzione della nicotina che potrebbe rientrare in un approccio alternativo al consumo di sigarette tradizionali, specie per i soggetti con una lunga storia di fumo alle spalle che desiderano allontanarsi dalla combustione e dai danni correlati. I sacchetti di nicotina non contengono tabacco e non c’è combustione quando vengono utilizzati. Sebbene la nicotina crei dipendenza e non sia esente da rischi, è ampiamente accettato che la maggior parte dei danni associati al tabacco provenga dalla combustione. La nicotina è disponibile da anni nei medicinali autorizzati per la terapia sostitutiva, ma questo prodotto non è per tutti. È però importante sottolineare che le popolazioni minorenni non devono usare sacchetti di nicotina”.
Nelle ultime settimane anche in Italia si è aperto il dibattito sulle nicotine pouches. Mentre il parlamento ne ha regolamentato la vendita attraverso il controllo e la gestione dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, il governo, tramite il ministero della salute, ne ha ordinato la sospensione e il ritiro dagli scaffali. Un paradosso tutto italiano che dovrebbe sbloccarsi nell’arco di poco tempo ma che intanto sta fortemente penalizzando le aziende che hanno investito nella commercializzazione di questo prodotto che, alla stregua delle sigarette elettroniche e dei riscaldatori, è a tutti gli effetti uno strumento a rischio ridotto.
La lettera al governo belga è stata firmata da: Fabio Beatrice, direttore del comitato scientifico Mohre; Johann Rossi Mason, direttore osservatorio Mohre; Fabio Lugoboni, Università di Verona; Andrea Romigi, Neuromed Pozzilli, Giacomo Mangiaracina, Università La Sapienza; Lorenzo Zamboni, Università di Verona; Patrizia Noussan, ospedale San Giovanni Bosco, Torino; Konstantinos Farsalinos, Università di Patrasso (Grecia); Ognjen Brborovic, Università di Zagabria.
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