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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 19 al 25 marzo

Nuova Zelanda sempre più aperta alle sigarette elettroniche, mentre a Taiwan scatta il divieto di vendita. Sul fronte europeo si discute di armonizzazione fiscale.

UeIn una bozza le ipotesi della Commissione per la tassa europea sulla sigaretta elettronica
È trapelata la bozza su cui la Commissione europea sta lavorando per ridisegnare la Direttiva fiscale finalizzata ad armonizzare le accise, anche sulle sigarette elettroniche (Ted). Due sono le ipotesi sul tappeto: tassare la quantità di nicotina contenuta nel liquido, oppure tassare il prodotto a seconda del prezzo di vendita. In quest’ultimo caso si tratterebbe di applicare anche ai liquidi da inalazione lo stesso procedimento che attualmente viene adoperato per il tabacco tradizionale: l’azienda comunica al ministero competente il prezzo di vendita al pubblico e da quello, a cascata, viene calcolata la conseguente accisa da versare all’erario. Quest’ultima pare però un’ipotesi difficilmente applicabile a un mercato articolato come quello del vaping, mentre la prima opzione appare più praticabile. I confronti fra le parti interessate sono partiti, sul lato degli interessi del mondo del vaping vigila principalmente l’associazione Ieva, che raduna le principali origanizzazioni nazionali di produttori, distributori e venditori di sigarette elettroniche. Sigmagazine fa il punto sullo stato dei lavori.

Tassa europea sulla sigaretta elettronica, le ipotesi al vaglio della Commissione

 

AfricaAssociazione Ahra, contro il fumo servono approcci pragmatici nel solco di politiche di riduzione del danno
L’Africa subsahariana ha visto un aumento del 50% del fumo di tabacco dal 1980 al 2016. È chiaro che questo continente non è adatto per un approccio centralista alla cessazione del tabacco, date le complessità della prevalenza culturale, economica del tabacco le risorse disponibili. È quanto sostiene in una nota l’Africa Harm Reduction Alliance (Ahra), l’organizzazione che sostiene le politiche di riduzione del danno nel difficile continente a sud del Mediterraneo. “Poiché la capacità di intraprendere un’effettiva cessazione dal fumo nel continente è limitata dalla scarsa disponibilità di servizi di base, forse è giunto il momento di esaminare metodi pragmatici”, proseguono gli attivisti, “e giacché è stato stabilito che la nicotina non provoca il cancro e le persone hanno utilizzato la terapia sostitutiva della nicotina in modo sicuro per molti anni, i prodotti a base di nicotina più sicuri dovrebbero essere messi a disposizione dei fumatori che lottano per smettere”. Quando la riduzione del danno da tabacco sarà adeguatamente integrata nella risposta alla crisi sanitaria in Africa causata dal fumo, i decessi e le malattie si ridurranno, conclude la nota dell’Ahra, e più velocemente di quanto le sole misure di controllo del tabacco potranno mai raggiungere: “Questo approccio può ridurre il numero di fumatori attivi in Africa così come l’onere dei tumori legati al fumo sui sistemi sanitari che meno possono permetterselo”.

Nuova Zelanda Dal documento del Ministero della salute nuovo impulso alle politiche di riduzione del danno
L’ultimo aggiornamento della posizione del Ministero della salute neozelandese sulla sigaretta elettronica apre ancora di più le porte al vaping come strumento per smettere di fumare. Nel documento ministeriale si sottolinea con forza il contributo che i prodotti del vaping possono dare al raggiungimento dell’obiettivo Smokefree 2025, che significa far scendere al 5% il tasso di fumatori nel Paese. Un dato particolarmente ambizioso in Nuova Zelanda, mirato anche a ridurre le disparità sociali, dal momento che, secondo i vari dati statistici disponibili, il fumo è diffuso oltre che tra le fasce di popolazione più fragili soprattutto fra le minoranze etniche. Nel documento si esclude anche il rischio di avvelenamento da nicotina, quando i prodotti del vaping sono utilizzati in modo appropriato, e si rifiuta l’allarmismo sulla questione del cosiddetto vapore passivo. La politica neo-zelandese verso la riduzione del danno è anche molto attenta a sottolineare i vantaggi del vaping per chi proviene dal fumo di sigarette a combustione, mentre resta vigile e rigida sul fronte dello svapo minorile. Su Sigmagazine informazioni più ampie e dettagliate sul documento ministeriale.

Nuova Zelanda: il Ministero della salute promuove la sigaretta elettronica

 

TaiwanIn vigore il divieto di svapo e vendita e-cig, multe salate per i trasgressori
È entrata in vigore a Taiwan la legge che vieta lo svapo e la vendita delle sigarette elettroniche. Le autorità  hanno confermato al quotidiano Taiwan News che, con l’approvazione del parlamento degli emendamenti alla legge sulla prevenzione dei rischi del tabacco, la polizia può ora emettere multe ai trasgressori sorpresi a svapare fino all’equivalente di 307 euro. Gli utilizzatori di sigarette elettroniche possono essere multati sul posto, se colti in flagrante, oppure con lettere inviate agli indirizzi abitativi con il supporto di prove fotografiche e video. Si tratta di sistemi già esistenti per le multe emesse per il fumo in aree non fumatori, infrazioni pedonali e altri reati minori. L’entità della multa per lo svapo è uguale a quella per chi fuma nelle aree riservate ai non fumatori. Gli emendamenti alla legge hanno anche portato al divieto di vendita di sigarette elettroniche e prodotti a base di tabacco riscaldato e all’innalzamento da 18 a 20 anni per l’acquisto di sigarette a combustione. Importatori, produttori e venditori possono ora essere multati fino a un milione e mezzo di euro (50 milioni di nuovi dollari taiwanesi).

GreciaSummit di Scohre, il documento: incoraggiare i prodotti alternativi a rischio ridotto
Un appello a incoraggiare i prodotti alternativi a rischio ridotto nel quadro della rielaborazione delle strategie contro il fumo che contemplino finalmente politiche di harm reduction è il punto centrale del documento finale del Summit di Schore. Il documento è stato pubblicato questa settimana, mentre l’incontro – 5° Summit scientifico sulla riduzione del danno da fumo – era stato organizzato lo scorso settembre da Scohre (International Association on Smoking Control and Harm Reduction) ad Atene. La firma in calce al documento è delle associazioni sanitarie e dei consumatori di sigarette elettroniche e prodotti alternativi che avevano partecipato al summit di Atene: la European Medical Association, la spagnola Plataforma para la reducción del daño por tabaquismo, la Tunisian Society of Tabaccology and Addictive Behaviors, la kazaka Densaulyk Harm Reduction Association, l’Indonesian Tar Free Coalition, la brasiliana Direta, insieme alle organizzazioni dei consumatori Ethra, Innco e l’italiana Anpvu nella persona del presidente Carmine Canino. Ampio riferimento alla più recente letteratura scientifica sugli effetti delle sigarette elettroniche sulla salute e sulla loro efficacia come strumento nelle terapie anti-fumo e la considerazione che agli operatori sanitari sia richiesta una maggiore consapevolezza sui benefici delle politiche di riduzione del danno per poterle sperimentare e diffondere ai pazienti. Nel resoconto di Sigmagazine un approfondimento sui contenuti del documento pubblicato.

Medici e consumatori: sulle sigarette elettroniche serve correttezza istituzionale

GlobalAppello alla mobilitazione contro le strategie sul vaping dell’Oms per la Cop10
Un appello lanciato dalla sezione britannica dell’associazione di consumatori New Nicotine Alliance prende di mira l’Organizzazione mondiale di sanità che starebbe preparando un vero e proprio attacco alla sigaretta elettronica per la prossima Conferenza delle parti (Cop10) della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc). La Cop10 si svolgerà a Panama City dal 20 al 25 novembre prossimi. I documenti dell’Fctc prefigurano misure che, se adottate, cambierebbero completamente lo strumento di riduzione del danno più usato, pregiudicandone seriamente l’efficacia. È sufficiente riportarne alcune: vietare tutti i sistemi aperti; vietare tutti gli aromi ad esclusione del tabacco; vietare i sali di nicotina; regolamentare i prodotti in modo che siano tutti uguali e limitarne la capacità di erogare nicotina; esigere che tutti i Paesi equiparino le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco al tabacco combusto; tassarli come le sigarette, proibirne l’uso dove è vietato fumare, introdurre grandi avvertenze di rischio, pacchetti neutri e il divieto di qualsiasi pubblicità, promozione o sponsorizzazione. Durante la Cop10, spiega l’associazione, “le decisioni vengono per consenso, non per votazione, quindi se non si ricevono obiezioni le proposte saranno approvate. Le parti che partecipano sono tenute a incorporare le decisioni nelle loro leggi nazionali, perché il trattato è legalmente vincolante”. Per questo New Nicotine Alliance UK si appella alla mobilitazione sia del mondo del vaping che delle autorità scientifiche favorevoli alla riduzione del danno a essere presenti nel dibattito. E lancia un monito diretto al governo britannico, che da un lato è uno dei maggiori finanziatori della Convenzione, dall’altro promuove più di ogni altro governo mondiale politiche di riduzione del danno basate sul massiccio utilizzo della sigaretta elettronica.

Sigarette elettroniche, appello ai consumatori contro l’attacco dell’Oms

 

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