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Germania, sigarette elettroniche usa e getta: “Vanno vietate, esistono le alternative ricaricabili”

La politica tedesca è praticamente unanimemente d'accordo a proibire il commercio delle monouso: "Spreco di risorse e danni ambientali".

La Camera delle regioni (Bundesrat) della Germania ha chiesto al governo federale di vietare le sigarette elettroniche usa e getta su tutto il territorio nazionale. Contrariamente a quanto sta accadendo nel resto del mondo dove vengono considerati dispositivi attrattivi per i giovani, le Regioni tedesche le vogliono mettere nel mirino per tutelare l’ambiente. E infatti il divieto non colpirebbe il vaping tout-court ma soltanto le cosiddette disposable. Lo ha spiegato bene il ministro dell’ambiente della Turingia, Bernhard Stengele (Verdi): “Non ci si può permettere tanto spreco di risorse. L’alternativa alle usa e getta è da tempo presente sul mercato: sono le sigarette elettroniche ricaricabili sia di energia elettronica che di liquido con o senza nicotina”. Un ragionamento che, in effetti, non fa una grinza. Perché, domanda il politico tedesco, sprecare materiali e inquinare il territorio con un prodotto che si usa una sola volta quando con una e-cig tradizionale si può andare avanti sino a quando non si rompe o si deteriora?
Il Bundesrat vorrebbe che il governo centrale applicasse la direttiva europea sulla plastica perché in questo modo si dovrebbe garantire “la circolarità del rifiuto e, laddove non sia possibile, impedire l’immissione sul mercato dei prodotti monouso contenenti plastiche e circuiti elettronici”. Caratteristiche proprie delle sigarette elettroniche usa e getta. E infatti, governo centrale, per mezzo delle parole del ministro all’ambiente Steffi Lemke (Verdi) ha chiarito che “l’impegno è di regolamentarle al più presto, eventualmente anche con un divieto di commercializzazione. Il problema è capire come farlo”. La questione è di competenza europea, sostiene il ministro, tuttavia, è possibile promuovere anche modifiche legislative nazionali. Anche il Bundesrat la vede così: se le cose non funzionano a Bruxelles, il governo federale dovrebbe esaminare e adottare “ulteriori misure” per ottenere il divieto.

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