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Oms contro la sigaretta elettronica: “È una trappola”. Dure le reazioni

Consumatori, esperti e media criticano aspramente le parole del direttore generale dell'Organizzazione mondiale di sanità Ghebreyesus.

Se qualche inguaribile ottimista avesse avuto ancora dei dubbi sulla posizione dell’Oms sulla sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno da fumo, ci ha pensato lo stesso direttore generale della organizzazione a fugarli definitivamente. La scorsa settimana l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, chiamato per praticità Dr Tedros, durante una conferenza stampa ha definito il vaping una trappola. “Quando l’industria del tabacco ha introdotto la sigaretta elettronica – ha detto – una delle narrazioni che hanno cercato di venderci e che fosse parte della riduzione del danno. Non è vero. In realtà è una trappola. I minori vengono adescati in tenera età – 10, 11, 12 anni – perché pensano che svapare sia di tendenza, le sigarette elettroniche hanno diversi colori e sapori e così via. Poi rimangono dipendenti per tutta la vita e la maggior parte di loro passa a fumare sigarette tradizionali”.
Un giudizio senza appello, che ha subito suscitato le preoccupazioni di consumatori e sostenitori della harm reduction, soprattutto in vista della decima Conferenza delle parti della Convenzione per il controllo del tabacco del prossimo novembre. “È scioccante che l’Oms si ostini a combattere la riduzione del danno da fumo”, ha dichiarato Michael Landl, direttore della rete internazionale di associazioni di consumatori di prodotti del vaping World Vapers’ Alliance. “Invece di incoraggiare i fumatori a passare ad alternative meno dannose – ha aggiunto – il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus rifiuta di ascoltare la scienza, gli esperti e i consumatori. Questa dichiarazione dimostra che l’Oms intende reprimere ulteriormente la riduzione del danno, accettandone le conseguenze negative. Al contrario, la riduzione del danno deve diventare un elemento chiave delle future politiche antifumo”.
Profonda delusione e allarme esprimono anche gli esperti di Smoke Free Sweden, freschi dalla presentazione del rapporto “The Swedish Experience – a roadmap to a smoke free society”, in cui celebrano l’imminente raggiungimento dello status “senza fumo” della Svezia, invitando il resto del mondo a seguirne l’esempio. “Il rifiuto delle sigarette elettroniche come strumento di riduzione del danno è una battuta d’arresto per la salute pubblica, che potrebbe compromettere il futuro di milioni di fumatori adulti che usano prodotti alternativi alla nicotina per smettere di fumare”, ha commentato Delon Human, leader di Smoke Free Sweden già consigliere di due direttori generali dell’Oms e di un segretario generale dell’Onu per le strategie sanitarie globali. “Il dottor Ghebreyesus – ha continuato Human – sembra ignorare la straordinaria impresa della Svezia, che sta per diventare il primo paese del mondo sviluppato a diventare senza fumo, un successo in gran parte dovuto alle sue strategie di riduzione del danno, che consentono ai fumatori adulti di accedere a prodotti a danno ridotto, come ad esempio sigarette elettroniche e sacchetti di nicotina per uso orale”.
Ma per una volta, lo sconcerto per le posizioni dell’Organizzazione mondiale di sanità ha trovato espressione anche sui media. Sul Washington Times Martin Cullip della Taxpayers Protection Alliance’s Consumer Center elenca in un editoriale tutti i rapporti dubbi del direttore generale. Dalla nomina del dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe come ambasciatore di salute per l’Africa nel 2017 (nomina poi ritirata in seguito all’indignazione internazionale), fino alla recentissima elezione della Corea del Nord nell’executive board dell’organizzazione. In mezzo ci sono la caotica gestione delle fasi iniziali della pandemia di Covid-19, la supposta eccessiva vicinanza alla Cina e ad altri governi oppressivi.
È sempre più evidente che l’Oms ha perso di vista la salute e il buon senso”, commenta Cullip. “Il dottor Tedros – continua – sostiene la crociata della sua organizzazione contro i prodotti alternativi con nicotina, che in tutto il mondo stanno aiutando milioni di persone che fumano a smettere”. E poi, ricordando il suo sostegno “ad alcuni dei peggiori governi del mondo mentre spaccia politiche contrarie alla salute pubblica”, invita gli Stati Uniti a ripensare al loro ruolo di principale finanziatore dell’Oms “se l’organizzazione continua a comportarsi come una repubblica delle banane piuttosto che come una rispettabile istituzione mondiale”.
Alle stesse conclusioni giunge, dall’altra parte dell’oceano, Christopher Snowdon su The Spectator con un articolo intitolato “Is it time for Britain to leave the Who?” (è ora che la Gran Bretagna lasci l’Oms?). Anche Snowdon ripercorre sul settimanale britannico le mosse false e le tenerezze sospette dell’organizzazione, per poi rispondere puntualmente alle dichiarazioni di Ghebreyesus sull’e-cigarette. “Quello che afferma è semplicemente falso – scrive – L’industria del tabacco non ha inventato le sigarette elettroniche. Lo svapo era ben consolidato quando le compagnie del tabacco sono entrate nel mercato. Tutte le istituzioni sanitarie credibili, incluso il Royal College of Physicians, concordano sul fatto che le sigarette elettroniche sono molto più sicure del fumo e sono un esempio da manuale di riduzione del danno. Non ci sono prove che la maggior parte dei giovani che iniziano a svapare diventino fumatori. Al contrario, il fumo dei minorenni è praticamente scomparso nel Regno Unito e negli Stati Uniti da quando l’e-cig è diventata popolare”.
Per tutte queste ragioni, Snowdon ritiene che il Regno Unito dovrebbe esigere una riforma dell’Oms, utilizzando la leva dei finanziamenti che elargisce. Ma ritiene improbabile che il paese sia pronto a fare questo passo. “Se il Regno Unito non ha lo stomaco per combattere – conclude – altri paesi dovrebbero prendere l’iniziativa e, se l’Oms continua nella sua spirale discendente, dovrebbero avere il coraggio di riprendersi i loro soldi e andarsene”. Il problema è che al momento non si vedono candidati all’orizzonte.

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