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Divieti di fumo in bar e ristoranti all’aperto, alle fermate degli autobus e nei luoghi frequentati dai bambini come parchi, zoo e luna park. È quanto prevede la proposta presentata oggi, martedì 17 settembre, dalla Commissione europea, secondo quanto emerso da una bozza circolante a Strasburgo e a Bruxelles. Una stretta che riguarderà anche le sigarette elettroniche a prescindere dalla presenza o meno di nicotina.
Secondo il punto di vista della Commissione, l’obiettivo cardine di questa proposta è raggiungere una generazione senza tabacco entro il 2040, combattere il fumo passivo e più in generale il cancro e le malattie respiratorie e cardiovascolari croniche.
Bruxelles non prende di mira solo le sigarette tradizionali, ma anche quelli che definisce “prodotti emergenti” come le sigarette elettroniche (con e senza nicotina) e i dispositivi con tabacco riscaldato, citando i rilievi dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui anche lo svapo senza nicotina “può causare emissioni insalubri di sostanze tossiche e contaminanti a danno di chi non fuma. Inoltre, l’uso di prodotti emergenti può condurre in un secondo momento ad accedere alle sigarette tradizionali”. quest’ultima, in particolare, è la cosiddetta teoria del gateway effect, più volte smentita dalla scienza ma ancora cavalcata dalle organizzazioni sanitarie. Non a caso, le sigarette elettroniche sono un prodotto destinato a un pubblico adulto e fumatori perché, non avendo combustione, abbatte i danni del fumo di almeno il 92%. Le nuove linee guida della Commissione però non sembrano prendere in considerazione questa tesi, anzi la definisce “fuorviante”.
La priorità è rivolta alla protezione di bambini e giovani: i divieti proposti da Bruxelles riguardano le aree ricreative all’aperto come parchi giochi pubblici, parchi di divertimento e piscine. Ci sono poi le aree esterne di ospedali, scuole e altri edifici pubblici, insieme alle fermate dei mezzi di trasporto come bus e tram.
Cosa succederà nella pratica con questa proposta? Quelle della Commissione, va chiarito, sono solo delle raccomandazioni agli Stati membri. Spetterà adesso ai singoli governi se attuarle o meno, e con che modalità. Ma, a guardare quanto già accaduto in passato, sarà molto probabile che il ministero della salute italiano sia tra i primi a dare seguito alle richieste europee.