L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Vaping e prestazioni sportive: i punti deboli di un nuovo studio allarmista

Forti perplessità sulla ricerca britannica (non ancora pubblicata) che equipara fumo e sigaretta elettronica.

È stato presentato ieri al congresso della European Respiratory Society, in corso a Vienna dal 7 all’11 settembre, un nuovo studio che contribuisce ancora una volta ad alzare il livello di allarme sulla sigaretta elettronica. Il lavoro, condotto da un gruppo di ricercatori della Manchester Metropolitan University guidato da Azmy Faisal, si intitola “Detrimental effects of electronic cigarettes on vascular function and ventilatory efficiency during exercise”. Lo scopo era quello di esaminare l’impatto dell’uso cronico di sigarette elettroniche e di sigarette di tabacco su funzione vascolare, marker infiammatori e risposte cardiorespiratorie durante l’esercizio fisico.
Diciamo subito che si tratta di uno studio non ancora pubblicato e che, quindi, non è stato sottoposto al processo di peer-review, la revisione paritaria che è una parte fondamentale del processo scientifico. Al momento a disposizione di chi vuole capirne di più, c’è soltanto un comunicato stampa, un abstract e una manciata di slide. Questo però non ha impedito, come è spesso accaduto in questi casi, che il lavoro arrivasse sui giornali di tutto il mondo.
I ricercatori hanno coinvolto 60 giovani di circa vent’anni, 20 dei quali svapavano da almeno due anni, 20 fumavano dallo stesso tempo e altrettanti non facevano nessuna delle due cose. Tutti sono stati sottoposti a un test di esercizio incrementale sulla cyclette statica. Dai risultati emerge che il gruppo degli svapatori aveva – citiamo dal comunicato stampa – “una ‘capacità di esercizio di picco’ inferiore (186 watt) rispetto al gruppo che non svapava e non fumava (226 watt), ma simile al gruppo dei fumatori (182 watt). […] Al picco dell’esercizio, i vaper e i fumatori erano anche meno in grado di consumare ossigeno in media (2,7 litri al minuto e 2,6 litri al minuto) rispetto ai gruppi non fumatori e non svapatori (3 litri al minuto). Inoltre – continua – tanto i vaper quanto i fumatori avevano fiato più corto, maggiore senso di affaticamento alle gambe e livelli più alti di lattato nel sangue. Vi erano inoltre segni che la loro funzionalità vascolare non era buona come quella del terzo gruppo”.
Fin qui quello che si sa dello studio, che è bastato a molti giornali per lanciare titoli che mettono sullo stesso piano fumo e vaping. Ma sono in molti a non essere convinti da questo lavoro. “Ci sono diverse ragioni per essere cauti sui risultati di questo studio e sul modo in cui è stato formulato il comunicato stampa”, osserva per esempio Rachel Richardson, responsabile dell’Unità che si occupa del metodo scientifico di Cochrane. “Innanzitutto – continua – si tratta di una ricerca non pubblicata, quindi scienziati indipendenti non hanno ancora esaminato i metodi e i risultati ed è una preoccupazione importante che questi risultati vengano ampiamente diffusi senza questo esame”. Secondo Richardson il fatto che gli autori dello studio sembrino aver trovato un’associazione tra le prestazioni nei test di esercizio e lo svapo nei giovani non può essere interpretato nel senso che la sigaretta elettronica causa una ridotta capacità di esercizio. “Potrebbero esserci molte altre ragioni per questo risultato – conclude – ad esempio, le persone che svapano potrebbero fare esercizio meno regolarmente rispetto alle persone che non lo fanno. È anche importante notare che questo è un campione molto piccolo e potrebbe non essere rappresentativo di tutti i giovani che svapano e non”.
Molto perplesso sulle conclusioni è anche Kevin McConway, docente emerito di Statistica applicata presso la britannica Open University. “È sempre frustrante – premette – cercare di giudicare la qualità di uno studio di ricerca, presentato a una conferenza, sulla base di così poche informazioni. Abbiamo un comunicato stampa piuttosto breve, un riassunto molto breve del lavoro ma dettagli importanti su cosa è stato effettivamente fatto (o non fatto) semplicemente non sono disponibili, almeno non ancora”. Secondo McConway in questo studio osservazionale mancano molti elementi, prima di tutto su come i gruppi sono stati confrontati. “È possibile – spiega – che le differenze osservate nella risposta all’esercizio siano in realtà causate, non dal fatto che fumino o svapino, ma da qualche altra differenza, forse nello stile di vita. Potrebbe anche essere che causa ed effetto vadano in una direzione completamente diversa. Forse alcune persone hanno scelto di non usare tabacco o svapare perché erano più coinvolte nello sport e nell’esercizio fisico, ed è questo precedente coinvolgimento nello sport la causa della loro migliore risposta fisiologica nell’esercizio, piuttosto che il fatto che hanno scelto di non fumare o svapare”.
Mancano inoltre, lamenta il docente, informazioni su quanto e con quale frequenza i giovani svapavano o fumavano. “Se in media – aggiunge – i fumatori fumavano piuttosto raramente, ma gli svapatori facevano un uso molto intenso di sigarette elettroniche potenzialmente illegali, allora non ha molto senso cercare di trarre conclusioni su come gli effetti del tabacco e delle sigarette elettroniche siano paragonabili”.
Insomma, conclude, McConway, le differenze di prestazioni potrebbero essere dovute a molti fattori, oppure potrebbero essere davvero causate dal fumo e dal vaping: “Il problema è che non possiamo dirlo sulla base delle informazioni disponibili”.

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