L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 22 al 28 settembre

Esperti internazionali scrivono ai delegati dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per spingerli verso le politiche di harm reduction. Intanto Donald Trump promette che in caso di elezione proteggerà il vaping.

GlobalEsperti esortano le Nazioni Unite a spingere i governi verso politiche di riduzione del danno
Le politiche di riduzione del danno da tabacco possono aiutare a ridurre in maniera drastica i decessi. Per questo c’è bisogno dell’impegno dei governi nazionali, cui deve arrivare una chiara esortazione verso tali strategie da parte delle Nazioni unite. È il contenuto della lettera aperta indirizzata ai delegati dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York da tre esperti del calibro di Delon Human, direttore di Smoke Free Sweden, Derek Yach, esperto di sanità pubblica e Marewa Glover, docente neozelandese specializzata in sanità pubblica e cessazione del fumo. I tre autori chiedono che la riduzione del danno da fumo venga incorporata nelle misure standard di controllo del tabacco in tutto il mondo e portano come esempio i casi di Svezia e Nuova Zelanda. La Svezia, grazie alla promozione di alternative più sicure come snus, bustine di nicotina e sigarette elettroniche ha ridotto i tassi di fumo del 55% negli ultimi dieci anni, dato che ha prodotto una diminuzione del 44% dei decessi legati al tabacco rispetto al resto dell’Unione europea. In Nuova Zelanda, dove il Ministero della salute ha adottato la sigaretta elettronica come strumento di cessazione nel 2019, i tassi di fumo nel Paese si sono quasi dimezzati. Politiche sanitarie basate su questi modelli potrebbero portare enormi benefici in termini di riduzioni di morti legate al fumo in aree dove i tassi dei fumatori sono ancora molto elevati come l’Europa orientale, il Medio Oriente, l’Asia e l’Africa.

Esperti scrivono all’Onu a favore della riduzione del danno da fumo

 

Gran BretagnaNon si ferma il progetto “Swap to stop”, ora è il turno di Wolverhampton
Si estende al distretto metropolitano di Wolverhampton, nelle Midlands occidentali, l’iniziativa di distribuzione gratuita delle sigarette elettroniche ai fumatori che vogliono smettere di fumare, nel quadro del piano “Swap to stop” varato dal precedente governo conservatore nel 2023. Obiettivo: incentivare i fumatori a passare alla meno dannosa sigaretta elettronica attraverso la distribuzione di un milione di sigarette elettroniche. Ora tocca a Wolverhampton, dove un gruppo di membri qualificati offrirà ai fumatori kit per lo svapo gratuiti presso tutti i centri di assistenza per le famiglie e i centri ricreativi dell’area e tre biblioteche. Per accedere al programma i fumatori devono prendere appuntamento attraverso il sito del Comune in uno dei luoghi summenzionati per avviare la procedura che prevede anche colloqui sulle motivazioni che spingono il fumatore ad abbandonare le sigarette a combustione.

Anche a Wolverhampton sigarette elettroniche gratis ai fumatori

 

ThailandiaLa scienza dice che il vapore passivo non esiste, ma l’associazione dei pediatri chiede il divieto di svapare in casa
L’esposizione al vapore passivo derivante dallo svapare in casa potrebbe essere considerata una violazione delle leggi thailandesi sulla tutela dei minori, secondo gli esperti di salute e diritti dei minori. Nonostante corposi studi scientifici abbiano finora dimostrato l’inesistenza del problema del “vapore passivo”, i responsabili del Royal College of Pediatricians of Thailand ritengono che svapare in presenza di bambini potrebbe essere considerato “violenza domestica”. E chiedono al governo misure più severe per limitare l’importazione e la vendita di sigarette elettroniche.

 

Stati Uniti Smettere di fumare con le sigarette elettroniche è più conveniente che con altri sistemi
Oltre ad essere più efficaci, le sigarette elettroniche sono anche più economiche rispetto alle Nrt, le terapie sostitutive con nicotina, per smettere di fumare. Quindi, se ci tenete al budget, usate le e-cig. È quanto sostiene uno studio americano pubblicato su Nicotine & Tobacco Research. Si intitola “Cost-effectiveness analysis of e-cigarettes compared to nicotine replacement therapy for smoking cessation among Medicaid users in California”, ed è stato condotto da Angela W Chen e Paul A Fishman, entrambi della School of Public Health presso la Washington University. Dopo aver ricordato lavori precedenti che, comparando diversi sistemi per smettere di fumare, avevano decretato la maggiore efficacia delle sigarette elettroniche rispetto a prodotti concorrenti (o alternativi), gli autori focalizzano l’analisi su quello che era l’obiettivo della loro ricerca: il rapporto costo-efficacia o, per dirla in termini di marketing commerciale, il rapporto qualità-prezzo. La prospettiva della ricerca è naturalmente statunitense e i risultati giungono alla conclusione che per i fumatori americani le sigarette elettroniche siano più convenienti delle terapie sostitutive con nicotina. Un risultato che, proprio negli Stati Uniti, spinge a chiedersi perché il vaping non sia attualmente un trattamento per la cessazione approvato dalla Food and drug administration. E ai politici americani è rivolta infatti la conclusione dello studio: “I decisori politici statunitensi potrebbero considerare l’adozione nelle future strategie per smettere di fumare delle sigarette elettroniche come strumento di riduzione del danno per i fumatori”.

Sigaretta elettronica più conveniente delle terapie con nicotina

 

RussiaRiparte il dibattito sul divieto di vendita delle sigarette elettroniche
Vitaly Milonov, vicepresidente del Comitato della Duma di Stato per la famiglia, la protezione dei diritti dei bambini, la maternità e la paternità, riaccende il dibattito sui prodotti del vaping in Russia. Il deputato ha infatti preparato una proposta di legge per vietare la vendita delle sigarette elettroniche. Contraddicendo i risultati degli studi scientifici sanitari che da oltre un decennio hanno seguito la crescita di questo settore (compresi quelli di ricercatori russi), Milonov giustifica la sua proposta con la convinzione che l’uso diffuso delle sigarette elettroniche sia paragonabile a una piaga (richiami fuori tempo massimo a polemiche ormai superate negli Usa di qualche anno fa) e mette in guardia dai suoi effetti dannosi sulla salute. Ma nel frattempo la Russia avanza nel panorama internazionale come mercato di importazione delle sigarette elettroniche prodotte in Cina.  A dispetto delle iniziative di Milonov.

 

Stati UnitiLa sigaretta elettronica entra nella campagna elettorale americana
Il tema del vaping fa capolino nella campagna per le presidenziali degli Stati Uniti. A riportarlo in pista l’ex presidente Donald Trump, candidato per la terza volta per la Casa Bianca, in questa tornata contro la democratica Kamala Harris. Trump usa il suo social media Truth per lanciare un breve messaggio: “Salverò di nuovo il vaping!”. Il riferimento è alla fase calda della crisi di malattie polmonari nel 2019, causata da prodotti al Thc di provenienza illegale. In una prima fase sul banco degli imputati finirono impropriamente le sigarette elettroniche e di fronte alle spinte verso divieti vari che venivano anche dall’interno stesso dell’amministrazione Trump, l’allora presidente decise di vederci chiaro, incontrando le diverse parti contrapposte – sostenitori dei divieti ma anche industria del vaping, fino a quando emerse la reale responsabilità dei prodotti al Thc di provenienza illegale dei casi di Evali e Trump fece marcia indietro rispetto ai propositi più drastici. Rispetto a quella fase tuttavia, come osserva Sigmagazine, il panorama del vaping negli Stati Uniti è profondamente cambiato tanto da lasciare pochi o nessun margine di manovra a qualsiasi presidente.

La promessa di Trump: “Salverò di nuovo la sigaretta elettronica”

 

KenyaLe aziende aumentano il prezzo delle sigarette tradizionali
Non c’è solo il vaping a fare notizia sui giornali kenyani di queste settimane. Anche sul lato del tabacco, le aziende del settore hanno aumentato i prezzi delle sigarette nonostante il governo avesse rinunciato a una proposta di elevare le accise su tali prodotti. La marcia indietro è stata innescata dal presidente William Ruto, che di fronte a furiose proteste a livello nazionale che hanno preso di mira anche altri aumenti delle tasse, ha rifiutato di firmare la legge. L’aumento imposto dalle aziende del settore oscilla, a seconda delle marche, tra il 20 e il 33 per cento. Difficile che questa misura possa avere incidenza sui tassi dei fumatori kenyani, soprattutto nel momento in cui vengono affiancate dalle misure restrittive per i prodotti del vaping mirate a scoraggiarne la diffusione anche come strumento di riduzione del danno per i fumatori adulti.

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