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La nuova presideete del Messico, Claudia Sheinbaum, ha annunciato di voler inserire in Costituzione il divieto di utilizzo di sigarette elettroniche. L’esponente della sinistra messicana, a pochi giorni dall’elezione, ha infatti annunciato che è “essenziale che una tale riforma venga adottata” anticipando che il processo legislativo di approvazione “è in corso”. Le giustificazioni fornite da Sheinbaum sono le solite ortate avanti dagli attivisti anti-vaping: la diffusione di sigarette elettroniche da parte dei giovani e gli ormai stucchevoli moniti legati ai danni arrecati alla salute, nonostante non esista uno studio, nè a breve tantomeno a lungo termine, che possa dimostralo.
Con 12 milioni di fumatori e quasi 50 mila morti ogni anno a causa del fumo, il Messico ha scelto una strada in controtendenza rispetto alle esperienze di successo dei Paesi “smoke-free”. Il Paese conta attualmente anche 1,2 milioni di vapers, persone che con un eventuale divieto tornerebbe certamente a fumare.
Oltre all’insensatezza di questa decisione in termini di salute pubblica, il divieto potrebbe avere anche altre ripercussioni legate alla criminalità organizzata. I dati dicono che ogni anno si registrano circa 40 mila omicidi, più di un centinaio al giorno. Questa violenza, dovuta soprattutto ai cartelli della malavita, riguarda soprattutto il traffico di stupefacenti e altri prodotti illegali. Vietando le sigarette elettroniche, il presidente messicano potrebbe aprire un nuovo mercato per i trafficanti, con il conseguente esponenziale aumento del tasso di violenza e criminalità.