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Il successo della lotta al fumo basata sulle politiche di riduzione del danno è bene evidente dalle ultime statistiche pubblicate ieri dal Ministero della salute della Nuova Zelanda. Come noto, dal 2019 il Paese ha attivamente abbracciato la sigaretta elettronica come strumento per ridurre il fumo, incoraggiando attivamente tramite pervasive campagne istituzionali i fumatori a passare al meno rischioso vaping. Nel 2021 l’allora primo ministro Jacinda Ardern descrisse l’e-cigarette come il fattore che “stava facendo la differenza” nel ridurre il fumo e il governo del suo successore, il conservatore Christopher Luxon, si è ben guardato dal cambiare rotta.
Questo perché, come dimostrano i dati del New Zealand Health Survey, la strategia adottata sta funzionando. I tassi di fumo, infatti, sono in costante declino dal 2011/12 ma hanno subito una accelerazione dal 2019/20, cioè da quando è stata introdotta la nuova legge che legalizzava le sigarette elettroniche. La prevalenza dei fumatori quotidiani dai 15 anni in su è passata dal 16,4% del 2011/12 al 6,9% del 2023/24. La cifra è pressappoco quella dell’anno scorso ma questo non deve trarre in inganno, come spiega la professoressa Marewa Glover, docente specializzata nella cessazione del fumo. “Quest’anno il campione del sondaggio è stato più ampio – spiega sul suo account X – e il piccolo cambiamento statistico nei fumatori quotidiani è un buon risultato, dato l’aumento della popolazione e la crescente negatività verso la sigaretta elettronica, che spaventa le persone dal passare dal fumo al vaping”.
Gli utilizzatori quotidiani di sigaretta elettronica, invece, erano lo 0,9% nel 2015/16 e hanno cominciato ad aumentare gradualmente con una accelerazione dal 2020/21 in poi. Nel 2023/24 la loro prevalenza è all’11,1%, una lieve crescita dal 9,7% dell’anno precedente. Il numero stimato è di 480 mila vaper quotidiani, dai 33 mila del 2015/16. Il New Zealand Health Survey fa un utile paragone fra fumo e vaping. Il primo è diminuito in tutte le fasce di età, in maniera relativamente minore fra i più anziani (cioè 65-74 anni e 75 anni e oltre) e molto più velocemente fra i più giovani.
Allo stesso modo, lo svapo quotidiano è aumentato in tutti i gruppi di età, esclusi gli over 75. La crescita più significativa c’è stata nelle fasce di età 15-17 anni e 18-24 anni, dove l’incremento ha superato il calo del fumo (cosa che però potrebbe significare che i giovani che avrebbero fumato, scelgono invece la meno rischiosa sigaretta elettronica, ndr). Fra gli adulti, cioè 25-64 anni, l’aumento del vaping corrisponde alla diminuzione del fumo. Attualmente lo svapo quotidiano supera il fumo quotidiano nelle fasce di età che vanno dai 15 ai 44 anni ed è leggermente inferiore al fumo fra i 45-64 anni. Solo nei due gruppi più anziani, cioè dai 65 anni in poi, il fumo è ancora decisamente più alto.
Numeri che fanno dire a Marewa Glover che “l’approccio neozelandese sta funzionando”. Soddisfatta anche il Ministro associato della salute Casey Costello. “La maggior parte dei dati del sondaggio mostra una continuazione dei grandi progressi compiuti negli ultimi anni, in particolare con il calo del numero di fumatori maori e tassi molto bassi di fumatori tra i giovani. All’inizio dell’anno prossimo – ha concluso Costello – presenterò delle proposte al governo per creare un impianto normativo migliore per tutti i prodotti a base di nicotina e tabacco, al fine di avere un sistema mirato a ridurre i danni coerente e applicabile”.
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