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Rapporto Gsthr: le sigarette elettroniche stanno sostituendo il fumo

Il nuovo documento fotografa la situazione mondiale della riduzione del danno. In aumento i consumatori di prodotti alternativi.

I cosiddetti “prodotti con nicotina più sicuri”, fra cui hanno grande importanza le sigarette elettroniche, stanno sostituendo sempre più il fumo e in molti Paesi è evidente l’associazione fra l’aumento dell’uso di questi nuovi prodotti e il calo del fumo. È quanto emerge dal quarto rapporto sulla riduzione del danno pubblicato dall’agenzia sanitari britannica Knowledge Action Change e intitolato “The Global State of Tobacco Harm Reduction 2024: A Situation Report”. Secondo gli autori del documento, infatti, sebbene il valore nominale delle vendite del tabacco tradizionale sia aumentato dal 2015 ad oggi, tenendo conto dell’inflazione i dati dimostrano un calo dell’8,9%.
Applicando gli stessi parametri, con i dovuti adeguamenti inflattivi, le vendite dei prodotti senza combustione sono invece cresciuti di quasi sei volte. A rovinare la media è la Cina, la cui produzione di tabacco raggiunge la cifra sbalorditiva di 344 miliardi di dollari americani sul mercato globale e dove il mercato per tutti i prodotti a rischio ridotto è del tutto marginale, pur essendo il centro mondiale della produzione di sigarette elettroniche. Escludendo la Cina dai calcoli, spiega il rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction (Gsthr), si nota che il mercato dei prodotti più sicuri ha subito una forte accelerazione, raggiungendo nel 2024 il 12,3% del mercato totale di tabacco e nicotina.
Le analisi dei dati sulla prevalenza dell’uso provenienti dai diversi Paesi danno corpo alla tesi della sostituzione, dimostrando un’associazione fra l’uso di prodotti a rischio ridotto e il calo del fumo. Questa corrispondenza, afferma il rapporto, è particolarmente evidente in Svezia, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti, Irlanda, Lussemburgo, Filippine e, in maniera minore, in Austria e Lituania. Il prodotto più utilizzato rimane la sigaretta elettronica. Secondo il Gsthr, il numero globale degli svapatori è aumentato dai 58 milioni del 2018 ai 114 milioni del 2023. Se a questo si aggiungono i 30 milioni di persone che utilizzano altri prodotti più sicuri con nicotina si arriva a una stima di 144 milioni di utilizzatori di prodotti alternativi in tutto il mondo.
Avere accesso ai prodotti più sicuri, commentano gli autori, è essenziale affinché il miliardo di fumatori in tutto il mondo possa trarre beneficio dalla riduzione del danno. Secondo la ricerca del Gsthr, attualmente circa due terzi della popolazione mondiale adulta ha legalmente accesso ad almeno un prodotto alternativo al fumo in quasi 130 Paesi. L’accesso al tabacco combusto, molto più dannoso, rimane invece legale per il 100% della popolazione adulta. Un controsenso in parte dovuto anche alle posizioni dell’Organizzazione Mondiale di sanità. “L’Oms – si legge nel rapporto – continua a negare qualsiasi potenziale beneficio per la salute derivante dal passaggio dalle sigarette ai prodotti con nicotina più sicuri, incoraggiando i Paesi a introdurre quadri normativi restrittivi almeno come quelli per le sigarette, e in alcuni casi di più. Il risultato è che in diversi Paesi sono stati vietati prodotti più sicuri mentre le sigarette rimangono universalmente disponibili”.
Ma ci sono segnali di speranza, conclude il rapporto: “Alla Conferenza delle Parti (Cop 10) del 2024 della Convenzione quadro sul controllo del tabacco a Panama, alcune parti hanno segnalato di essere a disagio con l’attuale posizione sulla riduzione del danno da tabacco”. Su questo tema è molto chiaro Harry Shapiro, autore principale del rapporto. “Si parla di guerra al fumo, guerra alla nicotina o guerra alle sigarette elettroniche – afferma – ma non si fa una guerra contro oggetti inanimati. Questa è una guerra contro le persone. Chi è contro la riduzione del danno da tabacco non vuole che le persone usino prodotti alla nicotina più sicuri. Stanno facendo di tutto per fermarli, a scapito della salute pubblica. E continuare a far fumare le persone non fa che aumentare i profitti che affluiscono all’industria del tabacco”.

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