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Si intitola “Missing the Target”, mancare il bersaglio, il nuovo report pubblicato dagli esperti di Smoke Free Sweden. Ed è l’Unione europea che, in base alle sue stesse evidenze, non riuscirà a raggiungere l’obiettivo che si era posto di portare entro il 2040 i tassi di fumo entro il 5%, la soglia per dichiararsi senza fumo. L’autore principale del rapporto è Delon Human, medico e consulente in materia di sanità globale con all’attivo collaborazioni con l’Organizzazione mondiale di sanità. Si avvale di due coautori: il medico svedese Anders Milton, già presidente dell’Associazione dei medici e della Croce Rossa del suo Paese, e del professore tedesco Heino Stöver, docente presso l’Università di scienze applicate di Francoforte e dal 2009 direttore dell’Istituto per la ricerca sulle dipendenze.
Gli autori basano la loro analisi sui dati dell’ultimo Eurobarometro, il 539, diffuso lo scorso giugno. Sono quindi i dati della stessa Ue a riportare che il tasso di fumo attualmente nel Continente è al 24%, calato di un solo punto percentuale rispetto al 2020. Come già riportato in un recente documento di We Are Innovation, gli autori calcolano che con questo ritmo l’obiettivo smoke-free sarà raggiunto fra 76 anni, nel 2100. Con ben 60 anni di ritardo rispetto all’obiettivo.
C’è un Paese che, però, si distingue dal resto del continente: la Svezia. Secondo tutte le previsioni, quando la settimana prossima saranno pubblicati i dati ufficiali del governo, il Paese scandinavo sarà dichiarato senza fumo, cioè avrà portato il tasso dei fumatori entro il 5% dal 5,6% degli ultimi dati. E questo accadrà con 16 anni di anticipo rispetto all’obiettivo europeo. Come questo sia stato possibile è presto detto. Durante i negoziati di adesione all’Ue nel 1995, la Svezia pretese di essere esentata dal divieto sullo snus, il tabacco in bustine da mettere sotto le labbra molto diffuso nel Paese ma vietato nel resto dell’Unione. Un prodotto che sostituisce quelli a fumo combusto. Nel corso degli anni successivi, la Svezia ha continuato ad applicare una attiva politica di riduzione del danno da fumo, aprendosi a tutti i nuovi strumenti come la sigaretta elettronica, affiancandola a rigide misure di controllo del tabacco. Nel Paese scandinavo i prodotti alternativi al fumo sono non solo facilmente accessibili sia online che nei negozi fisici, ma anche vantaggiosi economicamente: proprio da questo mese le tasse sullo snus sono state ridotte del 20% e quelle sulle sigarette tradizionali aumentate del 9%.
Quello svedese, però, non è l’approccio dell’Unione europea, che continua ad applicare misure di controllo del tabacco classiche, rifiutando le strategie di riduzione del danno e applicando restrizioni e limitazioni a strumenti come le sigarette elettroniche. Infatti gli utilizzatori di e-cig sono fermi al 3% della popolazione europea. Eppure, sottolineano gli autori, i dati dell’Eurobarometro dimostrano che i tassi di fumo sono più alti proprio in quei Paesi che hanno adottato misure punitive sugli strumenti alternativi. “I dati dimostrano chiaramente – afferma infatti Delon Human – che i Paesi che danno priorità alla riduzione del danno stanno riuscendo a sconfiggere il fumo, un obiettivo che rimane un sogno lontano per altri stati membri”. “È tempo che l’Ue riconosca che le politiche restrittive sulle alternative più sicure alla nicotina stanno costando vite umane – conclude – Solo adottando alternative più sicure l’Ue può sperare di invertire le tendenze attuali, salvare vite e raggiungere il suo atteso obiettivo di diventare senza fumo”.
È questo l’auspicio anche del coautore del rapporto Anders Milton. “L’attuale politica di controllo del tabacco dell’Ue, che si basa in gran parte sulla tassazione, sui divieti di fumo e sulla regolamentazione dei prodotti, ha generato solo riduzioni incrementali del fumo – afferma – Un crescente corpo di prove indica la necessità di un quadro più moderno e basato sulle prove che abbracci alternative più sicure come parte di una strategia di riduzione del danno completa. In particolare, nazioni come la Svezia e la Repubblica Ceca forniscono solidi casi di studio sull’efficacia dell’integrazione di prodotti a base di nicotina più sicuri nelle strategie nazionali di salute pubblica”.
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