© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
Nel 2025 il mercato della sigaretta elettronica potrebbe affrontare una serie di cambiamenti significativi, sia a livello economico che normativo. Due fattori principali che influenzeranno il settore saranno le revisioni delle direttive europee sui prodotti del tabacco (Tpd-Tobacco Products Directive) e delle accise (Ted-Tobacco Excise Directive), insieme alla crescente attenzione per la salute pubblica e il benessere dei consumatori. Probabilmente il loro iter avrà bisogno di ben più di dodici mesi di discussione ma certamente quest’anno le istituzioni europee, Commissione in primis, inizieranno a discuterne.
Cosa bisogna temere? Noi italiani siamo governati dall’Agenzia delle dogane e monopoli, per cui molte regole stringenti sono già operative. Questo però non vale per molti altri Paesi in cui il mercato è ancora libero. Inserimenti normativi come il divieto di pubblicità o di promozioni commerciali non influirebbe molto sul nostro mercato, ad eccezione, forse, della stratta nei confronti dei social network, il cui controllo assoluto appare però di difficile applicazione. A provocare qualche prurito potrebbe invece essere l’eventuale limitazione dell’uso degli aromi all’interno dei liquidi pronti. Con la motivazione che i gusti dolci e freschi attirano i consumatori più giovani, potrebbe essere redatta una lista di molecole (da cui poi derivano gli aromi complessi) vietate. Bisognerà vedere se l’eventuale ban riguarderebbe solo i liquidi con nicotina (danno minore) oppure tutti i liquidi utilizzabili all’interno delle sigarette elettroniche, aromi concentrati compresi. E quest’ultimo sì, sarebbe davvero un dramma non solo economico ma anche di appeal nei confronti della lotta al fumo. Anche per quanto riguarda l’armonizzazione fiscale non dovrebbe essere una questione da temere. L’Italia, in questo senso, ha fatto da apripista: è stato il primo Paese europeo a introdurre un prelievo fiscale a carico dei liquidi da inalazione. E quando anche altri ci hanno copiati, abbiamo addirittura rilanciato tassando anche gli aromi e gli scomposti. La direttiva accise, quindi, introdurrebbe una accisa minima unica a livello europeo. Attualmente le bozze parlano di due differenti tassazioni a seconda se la nicotina contenuta nel liquido sia inferiore o superiore a 10 milligrammi per millilitro. Essendo inverosimile che l’importo sia superiore a quello già previsto dal nostro ordinamento, per noi, dunque, nulla cambierebbe.
Ad ogni buon conto, nulla in politica è scontato. Figuriamoci in seno ad un pachiderma burocratico come quello dell’Unione europea. Quindi, antenne dritte e occhi ben aperti, perché a cose avvenute sarà impossibile tornare indietro.