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Sigaretta elettronica: maggiore calo del fumo con regole più permissive

Uno studio analizza i tassi di fumo e di svapo di Australia e Nuova Zelanda, Paesi simili ma con politiche sull'e-cig agli antipodi.

Regolamentare la sigaretta elettronica in maniera più permissiva porta a risultati migliori in termini di riduzione del fumo e quindi di salute pubblica. È questo che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Addiction, che mette a confronto le esperienze di Australia e Nuova Zelanda, due Paesi vicini e simili per molti aspetti, tranne che per le politiche sul vaping. Il lavoro si intitola infatti “Do the differing vaping and smoking trends in Australia and New Zealand reflect different regulatory policies?”. Fra gli autori troviamo molti protagonisti della ricerca sulla sigaretta elettronica: Colin Mendelsohn, Robert Beaglehole dell’Università di Auckland, Ron Borland della Deakin University, Wayne Hall e Gary Chung Kai Chan dell’Università di Queensland, Alex Wodak del St Vincents’ Hospital e Ben Youdan di Ash Nuova Zelanda.
Utilizzando le statistiche di grandi indagini rappresentativi a livello nazionale, gli autori dello studio hanno confrontato i trend di fumo e svapo di adulti e giovani negli anni dal 2016 al 2023 in Australia – che sul vaping adotta una politica altamente restrittiva basata sulla vendita esclusiva in farmacia e prima sulla prescrizione medica – e in Nuova Zelanda, che invece ha adottato un modello di consumo regolamentato, promuovendo attivamente il passaggio dei fumatori alla sigaretta elettronica.
I risultati indicano che nel periodo di tempo analizzato la diminuzione del fumo quotidiano fra gli adulti neozelandesi è passato dal 14,5% al 6,8%. Una diminuzione maggiore rispetto all’Australia, dove i fumatori quotidiani sono passati dal 12,2% all’8,3%. In pratica in Nuova Zelanda il fumo è diminuito del 10% all’anno, in Australia della metà, il 5%. Contemporaneamente in Nuova Zelanda l’uso della sigaretta elettronica fra gli adulti è passato dallo 0,9% al 9,7%, mentre gli svapatori australiani dallo 0,5% hanno raggiunto solo il 3,5%. In entrambi i Paesi la maggiore riduzione del fumo si è registrata fra i giovani adulti, dove si riscontrano anche i tassi di svapo più elevati. Dati che suggeriscono fortemente che il calo del fumo sia legato alla diffusione della sigaretta elettronica.
Un altro elemento rilevato dagli autori è che, rispetto all’Australia, in Nuova Zelanda c’è stato un calo più rapido del fumo nei gruppi socioeconomici più bassi e tra gli indigeni, dal 15,8% al 2,8%. È un risultato importante, perché il fumo è sempre più concentrato nelle fasce socioeconomiche più deboli, dove storicamente i tassi di cessazione sono più lenti, ed è la principale causa di disuguaglianze sanitarie per la sproporzione dell’impatto delle malattie e delle morti fumo-correlate. “Il fumo è responsabile per metà della differenza di aspettativa di vita tra i gruppi più e meno avvantaggiati delle società – spiega Colin Mendelsohn – Il nostro studio evidenzia il potenziale dello svapo per ridurre queste disparità, offrendo un’alternativa efficace e molto meno dannosa per le popolazioni ad alto rischio”.
Naturalmente lo studio in questio, essendo  trasversale, non può provare definitivamente che la sigaretta elettronica sia la causa della diminuzione del fumo. Gli autori, però, sono abbastanza certi che sia così, avendo esaminato e trovato improbabili le spiegazioni alternative. “Se l’associazione è causale – concludono quindi gli autori – l’approccio al vaping meno restrittivo della Nuova Zelanda (rispetto a quello più restrittivo dell’Australia) potrebbe aver contribuito a un declino più rapido del fumo negli adulti e a ridurre le disuguaglianze sociali e il fumo tra gli indigeni, ma a possibile scapito di un aumento dello svapo tra i giovani”.
E questo potrebbe rappresentare un modello per l’Australia, come suggerito da uno degli autori, Ron Borland. “Se il vaping sta determinando il rapido declino del fumo in Nuova Zelanda – commenta – questi risultati suggeriscono che le vendite al dettaglio regolamentate agli adulti, presentando l’e-cigarette come un’alternativa migliore, sono più efficaci nel ridurre il fumo, in particolare tra i gruppi ad alto rischio. Se l’Australia adottasse un modello simile a quello della Nuova Zelanda, potrebbe accelerare la riduzione dei tassi di fumo, migliorare la salute pubblica, ridurre le disparità sanitarie per le popolazioni svantaggiate e indigene e limitare il mercato illegale dei prodotti del vaping”.

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