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Non è solo il settore della sigaretta elettronica ad essere fortemente preoccupato per il flusso di disinformazione che sta spazzando un giorno sì e l’altro pure il Regno Unito e che da lì si propaga velocemente Oltremanica. L’ultima ondata di sensazionalismo senza scrupoli creata dal triste connubio di pessimo giornalismo e irresponsabilità scientifica è avvenuta pochi giorni fa. Un tabloid, il Mirror, ha dato ampio spazio a uno studio non ancora concluso, non ancora sottoposto a revisione paritaria e dal dubbio design, sparando a caratteri cubitali che la sigaretta elettronica fa male quanto il fumo, anzi no, di più.
L’infelice episodio che vi abbiamo già raccontato, purtroppo, non è servito solo a regalare un’impennata di click al Mirror e un quarto d’ora di notorietà all’autore dello studio in questione. La conseguenza peggiore è che ha contribuito a far credere che non vi sia nessun beneficio nel passare dal fumo al vaping, scoraggiando i fumatori a fare una scelta vantaggiosa per la propria salute. In definitiva questi episodi non fanno altro che perpetuare il fumo, con tutta la scia di malattie e morti che si porta appresso. E se lo studio in questione non sarà mai pubblicato, non passerà la revisione paritaria o si rivelerà diverso da come è stato presentato, saranno in pochissimi ad accorgersene. Il danno orami è fatto, ed è un danno enorme.
Ad oggi, secondo i dati del 2024 di Ash, oltre la metà dei fumatori britannici crede erroneamente che la sigaretta elettronica faccia male come il fumo o di più, un dato cresciuto soprattutto negli ultimi due anni. Preoccupata per questo è scesa in campo anche l’organizzazione no profit Yorkshire Cancer Research, che ha sede in una delle contee con i più alti tassi di fumo nel Paese e che da anni sostiene attivamente, tramite progetti e iniziative, la sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare. Qualcuno ricorderà l’organizzazione per aver realizzato nel 2021 quello che forse è il migliore documentario contro la disinformazione sull’e-cig, dal titolo “Vaping Demystified”. Ma nel corso degli anni Yorkshire Cancer Research ha anche collaborato a programmi di distribuzione di sigarette elettroniche gratuite e partecipato attivamente al dibattito nazionale sul tema.
Oggi, in un clima improvvisamente cambiato, l’organizzazione torna a farsi sentire sul sito locale Your Harrogate. “I prodotti per il vaping sono un metodo efficace per aiutare le persone a smettere di fumare. Più di 4.600 persone smettono di fumare ogni anno usando le sigarette elettroniche solo nello Yorkshire – afferma il direttore della ricerca Stuart Griffiths – Tuttavia, la ricerca mostra che un numero crescente di persone ritiene che le sigarette elettroniche siano dannose quanto il tabacco, eppure le prove dimostrano chiaramente che non è così”. Una percezione errata pericolosa, perché, continua Griffiths “potrebbe impedire alle persone ne hanno bisogno di usare le sigarette elettroniche per smettere di fumare. Il vaping svolge un ruolo fondamentale nell’aiutare a salvare vite nello Yorkshire riducendo i livelli di fumo nella regione, che sono tra i più alti del Paese”.
L’organizzazione ha stanziato più di 2,7 milioni di sterline per sostenere i centri antifumo della regione che utilizzano la sigaretta elettronica. E Griffiths ha anche un velato messaggio per i politici britannici, impegnati a ridisegnare la legge sul vaping. “Pur essendo a favore di misure volte a limitare lo svapo tra i minori – dichiara – la nostra organizzazione ritiene che i prodotti per il vaping debbano rimanere accessibili per i fumatori, in modo che il maggior numero possibile di persone abbia l’opportunità di smettere definitivamente di fumare”. “È di fondamentale importanza – conclude Griffiths – che questa opportunità di salvare vite umane non vada persa”.
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