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La politica tariffaria del governo statunitense sui prodotti cinesi, entrata ufficialmente in vigore il 9 aprile, sta portando a una nuova serie di adeguamenti dei costi logistici transfrontalieri per l’industria delle sigarette elettroniche. Il sito cinese 2Firsts ha azzardato una prima valutazione dell’impatto dei dazi trumpiani avvalendosi della consulenza di un professionista di una società di logistica.
L’analisi rivela un impatto iniziale limitato sui costi di spedizione delle sigarette elettroniche, con un aumento medio di circa 0,28 dollari al chilo. L’esperto, rimasto anonimo, sottolinea come lo sdoganamento meno rigoroso stia temporaneamente attenuando gli effetti per molte aziende, sebbene quelle pienamente conformi stiano affrontando spese significativamente maggiori. Nonostante la stabilità attuale, si prevede un potenziale aumento dei costi logistici nei prossimi mesi, specialmente con l’avvicinarsi della stagione di punta delle spedizioni.
L’insider mette in guardia sui rischi futuri legati a possibili inasprimenti dei controlli doganali e alla sostenibilità dei modelli di sdoganamento alternativi, suggerendo alle aziende di prepararsi con catene di approvvigionamento flessibili. L’entrata in vigore dei dazi americani, fissati al 104% per i prodotti cinesi, impone dunque un’attenta valutazione delle strategie logistiche nel settore del vaping.
Questa nuova ondata di dazi si inserisce in un più ampio disegno protezionistico che l’ex presidente Donald Trump aveva già annunciato durante la campagna elettorale. Le misure adottate nei confronti di tutti gli altri Paesi sono state congelate per 90 giorni, segno che ci si trova di fronte a una strategia quantomeno confusa e poco ragionata. Cosa che sta provocando già enormi conseguenze sui mercati, in altalena. Ma sono stati confermati – e nella misura indicata – nei confronti di Pechino (almeno per ora): l’intenzione dichiarata di Trump è quella di scoraggiare le importazioni dalla Cina e di rilanciare la produzione manifatturiera interna, ma le conseguenze potrebbero rivelarsi complesse per molti settori dipendenti da forniture asiatiche. Le sigarette elettroniche e i prodotti del vaping sono tra questi: la Cina è il primo produttore mondiale.
Nel caso specifico delle sigarette elettroniche, infatti, la pressione tariffaria rischia di comprimere ulteriormente i margini delle aziende americane che operano nel settore, costringendole a rivedere non solo le rotte logistiche, ma anche i fornitori e i modelli di business. Con l’incognita di una ulteriore escalation commerciale, il settore si trova oggi scoperto di fronte ai bisogni di una pianificazione a lungo termine.