L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 6 al 12 aprile

Mentre Trump conferma i dazi alla Cina, un analista esamina gli effetti che potrebbero avere nel comparto della sigaretta elettronica mondiale. Intanto il Cile e la Grecia (oltre gli Usa) diventano esempio di virtuosismo normativo.

Stati Uniti/CinaRincari logistici (per ora) contenuti per il settore del vaping dopo i nuovi dazi di Trump
La politica tariffaria del governo statunitense sui prodotti cinesi, entrata ufficialmente in vigore il 9 aprile, sta portando a una nuova serie di adeguamenti dei costi logistici transfrontalieri per l’industria delle sigarette elettroniche. Il sito cinese 2Firsts ha azzardato una prima valutazione dell’impatto dei dazi trumpiani avvalendosi della consulenza di un professionista di una società di logistica. L’analisi rivela un impatto iniziale limitato sui costi di spedizione delle sigarette elettroniche, con un aumento medio di circa 0,28 dollari al chilo. L’esperto, rimasto anonimo, sottolinea come lo sdoganamento meno rigoroso stia temporaneamente attenuando gli effetti per molte aziende, sebbene quelle pienamente conformi stiano affrontando spese significativamente maggiori. Nonostante la stabilità attuale, si prevede un potenziale aumento dei costi logistici nei prossimi mesi, specialmente con l’avvicinarsi della stagione di punta delle spedizioni. L’insider mette in guardia sui rischi futuri legati a possibili inasprimenti dei controlli doganali e alla sostenibilità dei modelli di sdoganamento alternativi, suggerendo alle aziende di prepararsi con catene di approvvigionamento flessibili. L’entrata in vigore dei dazi americani, fissati al 104% per i prodotti cinesi, impone dunque un’attenta valutazione delle strategie logistiche nel settore del vaping.

Le ripercussioni sulle sigarette elettroniche dei dazi di Trump alla Cina

 

Regno UnitoRapporto Gsthr: tassare meno i prodotti a rischio ridotto per accelerare la fine del fumo
L’ultimo rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction (Gsthr), spin-off della fondazione sanitaria britannica Knowledge Action Change, esorta tutti i Paesi, anche quelli che fanno affidamento sulle accise sul tabacco, a privilegiare politiche di riduzione del danno, sostenendo che i benefici a lungo termine per salute ed economia superano le perdite fiscali temporanee. Lo studio, intitolato “Safer nicotine products taxation and optimal strategies for public health” e redatto dall’economista Giorgi Mzhavanadze, analizza le tassazioni globali sui prodotti alternativi – dalle e-cig allo snus – evidenziando come influiscano sull’accessibilità. Dopo un’analisi comparata delle tassazioni che si ferma al 2023, il rapporto evidenzia il problema di fondo: spesso le sigarette tradizionali costano meno di quelle elettroniche. Nei Paesi a basso e medio-basso reddito, secondo uno studio citato del 2017, le e-cig monouso erano 3,2 volte più care delle sigarette tradizionali, scoraggiando la transizione. Il rapporto propone soluzioni: tassazioni differenziate e sussidi per i fumatori, per incentivare il passaggio a prodotti meno dannosi. Una fiscalità informata e basata sull’evidenza – conclude lo studio – può accelerare la fine del fumo e migliorare la salute pubblica, a beneficio di individui e comunità.

Tasse sulla sigaretta elettronica, la priorità: ridurre il danno del fumo

 

BielorussiaAllo studio un divieto totale delle sigarette elettroniche
I divieti abbondano nei Paesi totalitari. Non sorprende dunque che il ministero degli Interni bielorusso stia valutando la possibilità di introdurre un divieto totale delle sigarette elettroniche a seguito di eventi di cui è impossibile verificare la veridicità. Ne ha parlato recentemente Vasily Demidovich, vicecapo della Direzione per l’ordine pubblico e la prevenzione, come riportato dalla stampa locale. Demidovich ha sottolineato che oltre 30 Paesi nel mondo, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno già implementato un divieto completo delle e-cig, ma questa dichiarazione ha gioco facile in un Paese dove non sono ammessi contraddittori, né politici né scientifici. Tra le opzioni in esame, oltre al bando totale, vi è anche l’opzione meno drastica della rimozione degli aromi alimentari dai liquidi per sigarette elettroniche, nel tentativo di ridurne l’appeal, soprattutto tra i giovani.

 

GlobalGrecia, Cile e Usa, tre casi di successi normativi sulle alternative alla nicotina
Grecia, Cile e Stati Uniti stanno scrivendo storie di successo nella regolamentazione delle alternative alla nicotina. È quanto emerso dal webinar “The regulatory wins of innovative nicotine solutions”, organizzato da We Are Innovation, network che raggruppa più di quarantacinque tra think tanks, fondazioni e organizzazioni governative in tutto il mondo. Tra autorizzazioni storiche, leggi equilibrate e cali record dei fumatori, i tre Paesi offrono modelli diversi ma efficaci. Dagli Usa arriva la svolta della Food and Drug Administration, che per la prima volta ha approvato la commercializzazione delle nicotine pouches in venti aromi diversi, riconoscendone il ruolo nella riduzione del danno. Una speranza che tale interpretazione possa essere esteesa anche alle sigarette elettroniche. Sono stati enumerati anche dati incoraggianti: dal 2007, con l’avvento del vaping, i fumatori sono crollati ai minimi storici (1% tra i giovani), nonostante le norme favoriscano ancora le sigarette tradizionali. Il Cile, da parte sua, ha adottato una legge all’avanguardia: limite di nicotina a 45 mg/ml (contro i 20 europei), nessun tetto alle dimensioni dei flaconi e piena possibilità d’informazione. E la Grecia ha ridotto del 6% i fumatori dal 2020, con 180.000 ex tabagisti che sono passati all’e-cig. Chiave del successo? Il dialogo fra i diversi attori – politica, industria, sanità e consumatori – strada maestra per elaborare percorsi legislativi equilibrati.

Sigaretta elettronica: gli esempi virtuosi di Cile, Grecia e Stati Uniti

 

RussiaProposta di restrizioni per i contenuti online sulle e-cig fai-da-te
Il deputato della Duma russa Igor Antropenko ha proposto di modificare la “Legge sul blocco extragiudiziale dei siti web di vendita di tabacco”, finalizzata a frenare la vendita online di tabacco e prodotti contenenti nicotina, per includere restrizioni sulle informazioni relative alle sigarette elettroniche fatte in casa e ad altri dispositivi per il consumo di tabacco. In un’intervista con l’agenzia di stampa RIA Novosti, Antropenko ha evidenziato la presenza online di numerosi contenuti, come video tutorial dal titolo “Come creare una sigaretta elettronica” o “Crea la tua e-cig per soli 25 rubli”, che promuovono pratiche fai-da-te. Il parlamentare ritiene necessario ampliare le disposizioni legislative per bloccare anche questi contenuti, al fine di rafforzare la regolamentazione del settore e limitare la diffusione di informazioni che incentivano il consumo di tabacco in forme non convenzionali.

 

KenyaVerso una legge che riduce la nicotina nelle sigarette a combustione, e-cig (per ora) esentate
Dopo sette anni di discussioni, la Food and Drug Administration del Kenya sta finalizzando una proposta di legge che limiterà la nicotina nei prodotti del tabacco tradizionale a 0,7 mg per grammo, un livello considerato “non-dipendente”. Attualmente, riporta il Pharmacy Times, una sigaretta contiene in media 10-12 mg di nicotina, di cui solo una parte viene assorbita dal fumatore. La Fda keniana sostiene che, secondo evidenze scientifiche, questa riduzione non spingerebbe i fumatori a compensare fumando di più, ma contribuirebbe a ridurre la dipendenza. La normativa riguarderebbe sigarette, tabacco da rollare, sigari non premium e tabacco da pipa, escludendo invece prodotti come sigarette elettroniche, tabacco da narghilè e sigari premium. L’agenzia ha avviato una consultazione pubblica e sta raccogliendo pareri dal Comitato consultivo scientifico.

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