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Nicotina e disinformazione: quasi metà degli operatori sanitari Usa crede sia cancerogena

Un’indagine americana evidenzia lacune nelle conoscenze mediche sulla nicotina e richiama la necessità di una comunicazione scientifica più chiara da parte delle autorità sanitarie.

Un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti ha rivelato un dato preoccupante: il 47% degli operatori sanitari ritiene erroneamente che la nicotina sia cancerogena. Una percentuale che sale al 59% tra coloro che affermano che almeno la metà dei loro pazienti è composta da fumatori. Il dato emerge da una ricerca condotta da Povaddo e finanziata da Pmi Us, affiliate statunitensi di Philip Morris International.
La convinzione, secondo gli esperti, contrasta con il consenso scientifico secondo cui i danni del fumo derivano in gran parte dalla combustione del tabacco e non dalla nicotina in sé. Un ulteriore 19% dei professionisti intervistati ha dichiarato di non sapere se la nicotina sia cancerogena o meno. Il sondaggio ha coinvolto 1.565 professionisti del settore sanitario — tra medici, infermieri e operatori della salute mentale — tra il 10 marzo e il 5 aprile 2025. I risultati mostrano come, nonostante una crescente consapevolezza dei rischi legati al fumo, permangano significative idee errate sull’effettiva pericolosità della nicotina e sul ruolo potenziale dei prodotti senza combustione nella strategia di riduzione del danno.
Oltre due terzi degli operatori sanitari (69%) chiedono che la Food and Drug Administration (Fda) statunitense diffonda prove cliniche sull’efficacia dei prodotti senza fumo nella riduzione del danno da tabacco. Il 68% auspica indicazioni chiare su come consigliare ai pazienti il passaggio a questi prodotti. Inoltre, il 95% dei professionisti sanitari ha affermato che condividerebbe con i pazienti le informazioni ufficiali fornite dalla Fda, segno di un’ampia disponibilità a sostenere percorsi di riduzione del danno, purché fondati su evidenze scientifiche.
Secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), circa 480mila persone muoiono ogni anno negli Stati Uniti a causa di malattie legate al fumo. Eppure, secondo l’indagine, molti medici continuano ad avere dubbi su quali prodotti siano effettivamente approvati dalla Fda, segnalando una carenza di informazioni aggiornate come principale ostacolo a un’efficace consulenza clinica. “Gli operatori sanitari sono al centro della cura dei pazienti e necessitano di informazioni affidabili per supportare scelte consapevoli – commenta Stacey Kennedy, Ceo di Pmi Us – La Fda deve fornire linee guida tempestive e basate sulla scienza sui prodotti alternativi al fumo. Solo così possiamo aiutare gli adulti fumatori a compiere scelte migliori per la loro salute“.
Uno degli aspetti più allarmanti del sondaggio è proprio la diffusione di informazioni scorrette all’interno della comunità medica. “La disinformazione sulla nicotina è sorprendentemente comune, anche tra operatori altrimenti ben formati – spiega Matt Holman, vicepresidente per la strategia scientifica e normativa di Pmi Us ed ex direttore dell’Ufficio Scientifico della Fda. Holman ha anche sottolineato come la riduzione del danno sia una strategia riconosciuta nel controllo del tabacco e ha ribadito l’importanza di una comunicazione trasparente da parte delle autorità per superare i pregiudizi e migliorare l’efficacia della consulenza sanitaria.
Il sondaggio mette in luce una contraddizione cruciale: mentre la comunità scientifica ha da tempo identificato la combustione del tabacco come il principale fattore di rischio, molti operatori sanitari continuano a ritenere la nicotina responsabile diretta del cancro. Colmare questo gap di conoscenza potrebbe rappresentare un passo decisivo nella lotta contro il tabagismo e nell’adozione di politiche efficaci di riduzione del danno.

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