L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

“No, l’uso della sigaretta elettronica non causa il popcorn lung”

L'associazione europea dei consumatori Ethra risponde con una lettera al commissario per la salute Olivér Várhelyi.

A volte ritornano. Anzi, nel campo della sigaretta elettronica i falsi miti, come certi amori, ritornano sempre, senza nemmeno fare immensi giri. E in questi giorni è di nuovo di moda parlare di “popcorn lung” o, più esattamente, la bronchiolite obliterante. Si tratta di una condizione grave e rara che colpisce i bronchioli e deve la sua definizione familiare al fatto che fu identificata per la prima volta fra i lavoratori di una fabbrica di popcorn, che avevano inspirato per lungo tempo dosi massicce di diacetile, usato per conferire al prodotto il gusto tipico del burro. Poi qualcuno scoprì che alcuni liquidi per sigarette elettroniche contenevano diacetile e formulò la suggestiva teoria che svapare causasse il popcorn lung. Troppo suggestiva per non tornare ciclicamente nelle ragioni degli oppositori, nonostante ad oggi non vi sia stato nessun caso accertato di questa bronchiolite fra gli svapatori.
A ripetere più volte che la sigaretta elettronica causa il popcorn lung è stato il commissario per la salute dell’Unione europea, l’ungherese Olivér Várhelyi, durante una riunione della Commissione su ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo (Envi), tenutasi lo scorso 13 maggio. Si è presa la briga di rispondergli l’associazione europea dei consumatori di prodotti con nicotina alternativi al fumo, la European Tobacco Harm Reduction Advocates (Ethra), che raccoglie 24 associazioni nazionali rappresentative di 17 Paesi. In una lettera firmata da Damian Sweeney, Ethra cita sia la UK Health Security Agency che Cancer Research UK. Entrambi spiegano che il diacetile in passato era stato rilevato in alcuni e-liquids “ma in livelli centinaia di volte più bassi che nel fumo di sigaretta”. “E anche a questi livelli – spiega la UK Health Security Agency – il fumo non rappresenta un fattore di rischio importante per questa rara patologia”. Figuriamoci la sigaretta elettronica.
Infatti, conferma Cancer Research UK, “non ci sono stati casi confermati di popcorn lung collegati alle sigarette elettroniche”. In ogni caso, la Gran Bretagna vieta l’aggiunta di diacetile nei liquidi per lo svapo. La base giuridica di questo divieto, spiega Sweeney, sta nella stessa Direttiva sui prodotti del tabacco 2014/40/EU che, nell’articolo 20 3 (e) prescrive che, a parte la nicotina, nei liquidi con nicotina si possono utilizzare solo ingredienti che in forma riscaldata o non riscaldata non pongono rischi alla salute umana. È dunque responsabilità dei singoli Stati, continua la lettera di Ethra, trasporre il divieto nelle leggi nazionali, visto che il diacetile è elencato come sostanza tossica dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa). “Se c’è quindi un problema – chiosa Sweeney – è nel controllo che la Commissione opera sull’applicazione della sua legislazione”.
Ma c’è di più. Il modo più probabile in cui il diacetile può arrivare nelle sigarette elettroniche, continua Ethra, è attraverso il commercio illegale, non nei prodotti regolamentati. Commercio che, continua la lettera, sarà alimentato da normative europee eccessive e controproducenti, come i divieti sugli aromi, prodotti largamente utilizzato dai consumatori. “Pertanto, la principale responsabilità dell’esposizione al diacetile nell’Unione europea – conclude Sweeney – ricade oggi sulla Commissione e i principali rischi di futuri aumenti dell’esposizione al diacetile derivano dalla promozione da parte della Commissione di una regolamentazione eccessiva e dal sostegno al commercio illecito”. Per questo l’associazione invita la Commissione a un incontro in cui presentare le testimonianze di chi utilizza i prodotti del vaping e degli scienziati che hanno dedicato anni alla ricerca sulle sigarette elettroniche.

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