L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Tasse eccessive sulle sigarette elettroniche? Una minaccia alla salute pubblica

L'Europa è divisa sul tema: tredici Paesi chiedono di aumentarle mentre altri - capeggiati dall'Italia - hanno manifestato opposizione all'ipotesi

Le nuove proposte europee per aumentare le tasse sui prodotti alternativi al tabacco, come sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato, rischiano di compromettere la salute pubblica invece di tutelarla. Durante un incontro informale a Strasburgo tenutosi lo scorso martedì, il commissario europeo per il Clima e la tassazione, l’olandese Wopke Hoekstra, ha annunciato che presenterà a breve una revisione della direttiva sulle accise sul tabacco. La proposta, spinta probabilmente non a caso dal governo olandese, dovrebbe prevedere l’estensione della tassazione anche ai prodotti alternativi, come le e-cig e i prodotti a base di nicotina.
Una decisione che appare in netto contrasto con le evidenze scientifiche che ritengono che questi prodotti rappresentano strumenti fondamentali per ridurre il numero di fumatori tradizionali. L’aumento delle imposte su questi dispositivi scoraggerebbe il passaggio a soluzioni meno dannose rispetto alle sigarette convenzionali, contribuendo paradossalmente a mantenere o addirittura a far crescere il numero di fumatori.
Oggi sono tredici i Paesi europei – tra cui Austria, Belgio e Paesi Bassi – ad aver espresso il loro sostegno alla nuova Direttiva sulla tassazione del tabacco (Ted), ma si tratta in gran parte di Stati che non subirebbero un impatto economico rilevante. Al contrario, Paesi come Italia, Grecia e Romania hanno manifestato apertamente la loro opposizione, consapevoli che una simile riforma danneggerebbe tanto i produttori quanto i consumatori e avrebbe effetti negativi soprattutto sui meno abbienti. Francia e Germania non si sono ancora espresse.
Nel caso italiano, la preoccupazione è doppia: da un lato, l’Italia è il maggior produttore di tabacco dell’Ue; dall’altro, una tassa eccessiva sulle alternative come le sigarette elettroniche finirebbe per penalizzare proprio quei cittadini che cercano di abbandonare il fumo tradizionale. È noto che rendere più costosi i prodotti a rischio ridotto li rende meno accessibili, in particolare alle fasce sociali più vulnerabili, favorendo il ritorno o la permanenza alle sigarette convenzionali.
La stessa Commissione europea appare divisa sul tema. La presidente Ursula von der Leyen, secondo alcune fonti, sarebbe restia a spingere per l’approvazione immediata della proposta, temendo un impatto sull’inflazione in un momento già difficile per l’economia europea. Il ministro italiano Giorgetti, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, ha dichiarato che effettivamente il tema delle tasse sul tabacco è stato affrontato ma non è entrato nel merito dei contenuti.
Il rischio reale è che una politica fiscale mal calibrata finisca per disincentivare l’adozione di strumenti che – ormai è acclarato – rappresenterebbero un efficace ausilio nella lotta al fumo. Tassare eccessivamente i prodotti alternativi non significa combattere il tabagismo, ma ostacolare la transizione verso alternative meno dannose, con il risultato di mettere a rischio milioni di cittadini e gravare ulteriormente sui sistemi sanitari nazionali. La lotta al fumo non può essere vinta colpendo indiscriminatamente tutte le nicotina-based products. Occorre invece una strategia fiscale intelligente e differenziata, che riconosca il valore dei prodotti a rischio ridotto e ne favorisca l’utilizzo tra i fumatori adulti, tutelando al contempo i giovani e i non fumatori.
Le tasse sì, ma giuste – e soprattutto, al servizio della salute.

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