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Addio a Casaa, associazione americana di consumatori di sigarette elettroniche

Dopo la francese Sovape, il panorama dell'attivismo pro riduzione del danno da fumo perde un altro protagonista, attivo dal 2009.

L’americana Consumer Advocates for Smoke Free Alternative Association, meglio nota con l’acronimo Casaa, cesserà la sua attività questa estate. Ad annunciarlo con una mail agli iscritti, circa 250 mila, è stato il direttore Alex Clark. Alla fine di agosto, spiega la mail, verranno interrotte le operazioni di monitoraggio legislativo, mentre rimarrà attivo il sito internet che però si trasformerà in un sito vetrina con manutenzione ridotta al minimo. L’associazione, fondata da utilizzatori di sigaretta elettronica, era nata nel 2009 per contrastare i tentativi di limitare la disponibilità dei prodotti del vaping ed era stata il modello per tante altre organizzazioni dei consumatori sorte successivamente in tutto il mondo.
Quindi dopo la francese Sovape che ha annunciato la sua chiusura lo scorso ottobre, il panorama dell’advocacy per la riduzione del danno da fumo perde un altro importantissimo protagonista. Ma se nel primo caso i motivi erano stati il clima avverso insostenibile, a decretare la fine di Casaa sono stati gli scarsi finanziamenti, che hanno reso impossibile continuare l’attività. A fare i conti sul blog Vaping 360 è Jim McDonald, aderente all’associazione dal 2013 e membro del board dal 2018. “Casaa attualmente riceve circa 2000 dollari al mese grazie alle donazioni dei consumatori – spiega – ne servirebbero almeno 10 mila, preferibilmente di più”. Il risultato di questa scarsità di denaro è che l’associazione non è stata più in grado di pagare lo staff di due impiegati e dall’agosto scorso è gestita completamente da volontari. Ma adesso non è più nemmeno in grado di pagare il software necessario per monitorare la legislazione e indirizzare le comunicazioni ai soci. Da qui la decisione sofferta di cessare le attività.
E proprio la scarsità dei finanziamenti delle associazioni di consumatori di sigarette elettroniche e altri strumenti di riduzione del danno era il problema principale riscontrato in uno studio condotto nel 2023 da Knowledge Action Change, intitolato “Global survey of consumer organizations advocating for safer nicotine products”. La maggior parte di queste associazioni, spiegava il rapporto, dispone di staff ristretti e composti da volontari, cosa che crea un divario drammatico rispetto alle organizzazioni che si oppongono alla riduzione del danno e che ricevono invece, massicci finanziamenti. Giusto per fare un paragone rimanendo negli Stati Uniti, l’associazione Campaign for Tobacco Free Kids che ha ricevuto da Bloomberg Philantropies 160 milioni di dollari solo per organizzare una campagna contro gli aromi nei liquidi per e-cigarette e ha appena assunto l’ex direttore del Center for tobacco products della Fda, Brian King.
Questo è un vero problema, perché le associazioni dei consumatori hanno un ruolo importante in qualsiasi settore economico e lo hanno ancor di più in uno costantemente sotto attacco come il vaping. La testimonianza e l’attività di chi ha visto la propria vita cambiare grazie al passaggio dal fumo alla sigaretta elettronica è preziosa e meriterebbe di essere tutelata e sostenuta da tutti coloro che, a vario titolo e ruolo, hanno a cuore la riduzione del danno.

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