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Un ampio studio americano smentisce ancora una volta la teoria del cosiddetto gateway effect, cioè che l’uso della sigaretta elettronica da parte dei minori sia una porta d’ingresso per il fumo. La ricerca scopre anzi che è più probabile che accada il contrario, cioè che dal fumo i giovani passino al vaping. Il lavoro sarà pubblicato sul numero di agosto di Drug and Alcohol Dependence e si intitola “Clustering of risk behaviors and classification performance in modeling adolescent risk: The example of the association between E-cigarette use and cigarette smoking”. Gli autori sono Arielle Selya e Sooyong Kim di Pinney Associates e Raymond Niaura della Scuola di salute pubblica della New York University.
Per capire il rapporto fra fumo e sigaretta elettronica, i ricercatori hanno ampliato il campo dell’analisi, non limitandosi a due o tre variabili ma incorporando anche altri fattori di rischio correlati. I dati utilizzati sono quelli dello studio Adolescent Behaviors and Experiences (Abes), un’indagine nazionale sui 7.700 giovani statunitensi condotta di Centers for disease control and prevention. I rischi comportamentali sono stati raggruppati in categorie di uso di sigaretta elettronica, fumo di sigaretta, consumo di altri tipi di tabacco, consumo di alcol e cannabis, consumo di droghe illecite, salute mentale, violenza, altri comportamenti a rischio e monitoraggio genitoriale. Tre analisi esplorative dei dati (correlazione di Spearman, scaling multidimensionale non metrico e clustering gerarchico divisivo) hanno esaminato il clustering/raggruppamento tra le variabili. Le regressioni logistiche hanno esaminato l’associazione tra l’uso della sigaretta elettronica e il fumo e l’associazione inversa, dopo aver effettuato aggiustamenti successivi per gruppi di fattori di rischio. È stata eseguita una cross-validazione a dieci livelli per valutare la validità predittiva.
Veniamo ai risultati: il vaping e il fumo sono risultati correlati, ma ciascuno dei due era più fortemente correlato ad altri comportamenti: lo svapo con il consumo di alcool e cannabis, il fumo con quello di altri prodotti del tabacco e droghe illegali. Questo suggerisce che entrambi i comportamenti, fumo e vaping, possano nascere da fattori di rischio condivisi, piuttosto che essere uno la diretta causa dell’altro. Questo avvalora la teoria della “common liability”, la responsabilità comune, secondo la quale i comportamenti sono dovuti a una tendenza dovuta a fattori di rischio preesistenti. Per quanto riguarda il passaggio dal vaping al fumo e viceversa, sono stati rilevati entrambi ma i test di cross-validazione hanno dimostrato che i “modelli a direzione inversa”, cioè che il fumo porta allo svapo, hanno effettivamente ottenuto risultati migliori nel classificare il comportamento giovanile rispetto ai modelli che presupponevano che lo svapo causasse il fumo.
Questo studio dimostra prima di tutto la fragilità della teoria del gateway e, in secondo luogo, la necessità di ampliare il campo di ricerca. “Un focus limitato sui comportamenti a rischio degli adolescenti con un framework di inferenza causale – concludono infatti gli autori – può portare a interpretazioni errate in presenza di molti fattori di rischio correlati. Una prospettiva di inferenza predittiva più ampia può contribuire a migliorare le strategie di screening e i potenziali obiettivi di intervento”.
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