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“Smettere di fumare sì, ma con nuovi strumenti”: Bates sfida l’ortodossia Oms

Secondo l’ex direttore di ASH, il modo più rapido per salvare vite non è il divieto, ma l’innovazione e la libertà di scelta dei consumatori.

Nel suo intervento al Global Tobacco and Nicotine Forum (Gtnf) di Bruxelles, Clive Bates, direttore di Counterfactual ed ex capo di Action on Smoking and Health (Ash) nel Regno Unito, ha lanciato un messaggio netto: le politiche internazionali di controllo del tabacco devono essere ripensate da zero.
Secondo Bates, strumenti come la Convenzione quadro dell’Oms per il controllo del tabacco (Fctc) non si sono evoluti con la scienza e con l’innovazione tecnologica. “La prevalenza del fumo scende, ma la popolazione mondiale cresce. Il risultato è che i fumatori aumentano ancora, e con loro i 7,5 milioni di morti ogni anno legati al tabacco”, ha detto Bates. “Smettere resta la scelta migliore, ma il modo in cui la salute pubblica affronta il problema è fermo al passato. La missione è giusta, i metodi no. Abbiamo nuovi strumenti, e ignorarli è irresponsabile”. Tra questi strumenti, Bates ha citato le sigarette elettroniche, il tabacco riscaldato e i prodotti orali senza combustione, definiti “la discontinuità che la Fctc non aveva previsto”.

Clive Bates

Come esempio di successo, ha indicato la Svezia, dove lo snus ha contribuito a portare il fumo di sigaretta quasi a zero. “La Svezia usa più nicotina della Germania, ma ha molti meno tumori. Questo è ciò che significa riduzione del danno. Eppure l’Unione Europea continua a vietare lo snus, il prodotto che ha reso possibile questo risultato. Perché continuiamo a fare l’opposto di ciò che diciamo di volere?” Bersaglio diretto delle critiche di Bates è stata l’Organizzazione mondiale della sanità, accusata di ignorare le prove scientifiche sui prodotti a rischio ridotto. “È incredibile che l’Oms continui a dire che non ci sono prove della minore pericolosità rispetto alle sigarette tradizionali. È una posizione ideologica, non scientifica. La riduzione del danno viene trattata come un trucco dell’industria, ma così si butta via buona scienza per pregiudizio”.
Secondo Bates, il sistema regolatorio costruito attorno alla Fctc ha istituzionalizzato un atteggiamento “tossico” verso qualsiasi innovazione proveniente dal mondo industriale. “Se piace all’industria, allora dev’essere sbagliato: questa è la logica che guida le politiche globali. Ma con una simile impostazione non si può collaborare né avanzare”. Ha ricordato che molte aziende del settore hanno già avviato una trasformazione profonda: Philip Morris International oggi ricava il 41% dei propri introiti da prodotti senza combustione. Eppure, le istituzioni continuano a penalizzare chi cambia direzione. “L’Oms ha persino premiato un funzionario indiano per aver vietato i prodotti a rischio ridotto in un Paese con 100 milioni di fumatori. Questo non è coraggio politico, è negligenza”.
Bates ha concluso con un appello pragmatico e diretto: “Se vogliamo salvare vite, dobbiamo ridurre il fumo nel modo più rapido possibile. La domanda di nicotina non sparirà, ma possiamo renderla molto più sicura. E possiamo farlo senza coercizione, ma con informazione e libertà di scelta. Solo così si ottengono risultati veri”.

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