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L’Irlanda ha deciso di introdurre un’accisa di 50 centesimi di euro per millilitro su tutti i liquidi per sigarette elettroniche a partire dal 1° novembre 2025, stabilendo di fatto la tassa più alta dell’Unione europea. La misura, accompagnata da ulteriori restrizioni su aromi, imballaggi e pubblicità e dal previsto divieto delle sigarette elettroniche usa e getta, segna una svolta drastica nella politica sanitaria irlandese, che va nella strada di voler equiparare le e-cigarette ai prodotti del tabacco tradizionale.
La decisione si inserisce nel quadro della strategia “Tobacco Free Ireland”, lanciata nel 2013 con l’ambizione di ridurre la prevalenza del fumo al di sotto del 5% entro il 2025. A distanza di oltre dieci anni, tuttavia, il traguardo appare lontano: il tasso di fumatori rimane stabile attorno al 18%, lo stesso livello registrato nel 2019. Dopo un calo significativo tra il 2016 e il 2019, i progressi si sono arrestati, anche a causa della diffidenza verso lo svapo generata dall’epidemia di Evali negli Stati Uniti nel 2019, che aveva erroneamente associato le sigarette elettroniche a gravi lesioni polmonari.
È proprio in questo contesto che la nuova tassazione appare come una scelta contraddittoria. Lo svapo ha rappresentato per molti fumatori irlandesi uno strumento efficace di riduzione del danno e di abbandono della combustione. Damian Sweeney, della New Nicotine Alliance Ireland, ha definito l’accisa “una logica retrograda”, sottolineando che penalizzare economicamente un prodotto a rischio ridotto significa colpire proprio coloro che cercano alternative più sicure. Secondo le stime dell’associazione, un flacone da 10 ml di liquido, oggi venduta a circa 4 euro, costerà oltre 12 euro una volta applicata la nuova tassa. Un incremento di questo tipo potrebbe non solo scoraggiare l’uso della sigaretta elettronica come mezzo per smettere di fumare, ma anche spingere una parte dei consumatori verso il mercato illecito, con conseguenze potenzialmente dannose sia per la salute pubblica sia per il gettito fiscale.
Il governo giustifica la misura come necessaria per limitare l’accesso dei giovani ai prodotti da svapo. La ministra della salute Jennifer Carroll MacNeill ha spiegato che l’obiettivo è proteggere i minori, in linea con le nuove restrizioni legislative e con il divieto di vendita ai minori di 18 anni in vigore dal dicembre 2023. È un argomento che trova consenso politico, ma che rischia di semplificare un tema complesso. Tassare indiscriminatamente tutti i prodotti, senza distinguere tra quelli contenenti nicotina e quelli privi di essa, o tra dispositivi usa e getta e sistemi ricaricabili, rischia di produrre effetti controproducenti. Il medico Garrett McGovern, specialista in medicina delle dipendenze, ha criticato duramente la decisione di trattare fiscalmente le sigarette elettroniche come le sigarette tradizionali, sottolineando che ciò “offusca le differenze di rischio e manda un messaggio sbagliato ai fumatori”. McGovern ha ricordato che, pur restando generalmente meno costose delle sigarette, le e-cig rischiano ora di perdere il loro vantaggio economico, riducendo uno dei principali incentivi alla cessazione del fumo soprattutto tra le persone con redditi più bassi.
Parallelamente, il governo ha aumentato anche l’accisa sulle sigarette tradizionali, aggiungendo altri 0,5 euro per pacchetto e portando il prezzo medio a circa 18,55 euro. Tuttavia, l’inasprimento simultaneo delle imposte su entrambi i prodotti sembra più orientato a un’ottica di gettito fiscale che a una reale strategia di salute pubblica. In un Paese dove il legame tra povertà e prevalenza del fumo è ampiamente documentato, misure di questo tipo rischiano di gravare in modo sproporzionato proprio sulle fasce più vulnerabili, spingendo molti irlandesi a tornare verso il tabacco tradizionale o ad affidarsi a canali di acquisto illeciti.
La politica irlandese sul vaping sembra dunque riflettere una visione dogmatica più che pragmatica, in cui la demonizzazione del prodotto prevale sulla valutazione del rischio relativo. L’accisa da record non solo rischia di indebolire la strategia “Tobacco Free Ireland”, ma potrebbe trasformarsi in un boomerang: meno riduzione del danno, più disuguaglianze, più mercato nero. Invece di accompagnare i fumatori verso scelte più sicure, l’Irlanda sembra aver scelto la strada più facile — e forse la meno efficace — della punizione fiscale.



