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La Francia riforma il vaping: nuova tassa, web bandito e negozi autorizzati

La misura è contenuta nella legge di bilancio: aumenti differenziati a seconda del livello di nicotina. Previsto anche il divieto di vendita online e l'autorizzazione statale per le rivendite.

Nel progetto di legge di bilancio per il 2026 il governo francese ha proposto una nuova tassa sui prodotti del vaping. L’imposta, che si applicherebbe ai flaconi dei liquidi da inalazione da 10 millilitri, andrebbe da 30 a 50 centesimi di euro a seconda della concentrazione di nicotina contenuta: 30 centesimi per i liquidi con meno di 15 mg/ml e 50 centesimi per quelli con gradazione superiore.
I liquidi per sigaretta elettronica venduti in flaconi da 10 ml costano oggi tra i 5 e i 7 euro. Se la misura fosse approvata, il rincaro sarebbe immediatamente percepibile per i consumatori, che si troverebbero a pagare fino a mezzo euro in più per ogni boccetta. Lecornu ha precisato che il testo del bilancio resta aperto alle trattative politiche e sarà oggetto di ampio dibattito parlamentare nelle prossime settimane.
Il governo punta a introdurre la nuova tassazione nel secondo semestre del 2026, ma lo scenario fiscale potrebbe cambiare ancora in modo significativo. Bruxelles, infatti, ha già avanzato una proposta di direttiva che prevede un’imposizione molto più pesante sui prodotti del vaping a partire dal 2028: da 1,20 a 3,60 euro per flacone da 10 ml, in base al contenuto di nicotina. Altre due norme contenute in manovra avvicinano la regolamentazione francese a quella italiana: divieto di vendita online dei prodotti del vaping e sistema di autorizzazioni statali per l’apertura di negozi specializzati, che rimarrà l’unico canale di vendita consentito a partire dal mese di giugno del prossimo anno. Nel documento di bilancio è prevista anche una leggera revisione al rialzo delle accise sui prodotti a tabacco riscaldato.
La doppia manovra fiscale, nazionale prima ed europea poi, sembrerebbe dunque puntare verso un generale irrigidimento del quadro impositivo sui prodotti alternativi al fumo tradizionale. Una scelta che rischia di frenare il percorso di riduzione del danno portato avanti in questi anni dal settore del vaping, spingendo nuovamente i fumatori verso il tabacco tradizionale. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la Francia sceglierà di mantenere un approccio equilibrato o se preferirà seguire la via, più severa, tracciata da Bruxelles.

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