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Nel dibattito che precede l’undicesima Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco (Fctc) dell’Oms, in programma il prossimo novembre a Ginevra, si inserisce anche l’americana Taxpayers Protection Alliance (Tpa). L’organizzazione, infatti, ha appena pubblicato un documento dal titolo “FCTC: The Wrong Lessons Learned”, firmato da Roger Bate, ricercatore presso l’International Center for Law and Economics. Il rapporto accusa senza mezzi termini la Convenzione di aver tradito i suoi principi fondanti, trasformandosi da strumento di politica sanitaria basata sull’evidenza ad apparato burocratico chiuso, ideologico e refrattario al confronto scientifico.
“Un trattato nato per ridurre i decessi legati al fumo dovrebbe valutare gli strumenti in base ai risultati, non all’ideologia”, dichiara Bate. Secondo l’autore, la Fctc, nata con l’obiettivo di salvare vite riducendo il numero di fumatori nel mondo, oggi ostacola l’innovazione guidata dai consumatori, ignorando l’efficacia dimostrata di strumenti come le sigarette elettroniche. “Quando alternative più sicure come le sigarette elettroniche e la nicotina orale vengono demonizzate nonostante i successi concreti – spiega – a rimetterci sono i fumatori adulti e i contribuenti che finanziano politiche inefficaci”.
Nel documento si sottolinea come le pratiche di governance della Fctc — tra cui riunioni a porte chiuse, regole asimmetriche sui conflitti di interesse e ostilità sistematica verso il dissenso — abbiano creato un clima di opacità. Non solo: queste dinamiche, secondo Bate, avrebbero influenzato negativamente anche la gestione delle crisi sanitarie globali, come la pandemia, favorendo l’accentramento decisionale a scapito della trasparenza. “Non serve meno coordinamento; serve una governance migliore – afferma Bate – Aprire i processi, misurare i risultati, proteggere i minori e aiutare gli adulti a smettere e spendere i soldi pubblici dove davvero si salvano vite”.
Il documento propone poi una serie di riforme che vanno dall’apertura delle sessioni pubbliche delle conferenze delle parti (le Cop) e la pubblicazione di voti e verbali, fino alla richiesta di valutazioni indipendenti sull’efficacia comparata degli strumenti per smettere di fumare, considerando tassi di cessazione, rischi relativi e rapporto costi-benefici. Altri punti salienti includono l’applicazione simmetrica delle regole sui conflitti di interesse e l’introduzione di misure fiscali che impongano un’analisi costi-benefici e limiti temporali all’uso dei poteri d’emergenza.
Anche Martin Cullip, fellow della Tpa, ha commentato con fermezza il contenuto del report: “Il trattato Fctc dell’Oms sta fallendo nella sua missione. Deve riesaminare le evidenze scientifiche sui prodotti a rischio ridotto a base di nicotina e operare con molta più trasparenza”. Cullip accusa la convenzione di anteporre un approccio ideologico ai dati scientifici, impedendo un reale progresso nella lotta al fumo: “Dando priorità all’ideologia rispetto alle prove chiare che i prodotti per la riduzione del danno abbassano i tassi di fumo, la Fctc è diventata un ostacolo alla salute pubblica globale”.
L’appello è chiaro: non si tratta di ridurre il coordinamento internazionale in materia di salute pubblica, ma di migliorarlo attraverso maggiore trasparenza, rigore scientifico e apertura verso soluzioni che si sono dimostrate in grado di aiutare milioni di fumatori a smettere di fumare. In gioco non c’è solo l’efficacia delle politiche pubbliche, ma anche la responsabilità nei confronti dei cittadini e dei contribuenti che le finanziano.



