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Le speranze che la nuova Commissione europea, entrata in carica meno di un anno fa, potesse adottare un approccio innovativo verso le sigarette elettroniche e la riduzione del danno da fumo, sembrano destinate a rimanere tali: speranze. I segnali che arrivano da Bruxelles, infatti sono davvero scoraggianti e solo in questi ultimi giorni due commissari hanno rilasciato dichiarazioni sconcertanti e preoccupanti sul vaping.

Ieri il commissario per la salute, l’ungherese Olivér Várhelyi, intervenendo allo European Health Forum in Austria, ha dichiarato che l’Unione europea aumenterà le tasse sulle sigarette elettroniche fino ad allinearle a quelle dei prodotti del tabacco. Il commissario ha spiegato che la proposta fiscale presentata lo scorso luglio, che per la prima volta prevede una tassa minima per e-cig e altri prodotti alternativi, rappresenta già un rimo forte segnale della direzione politica dell’Ue. Poi ha aggiunto: “Aumenteremo le accise in eccesso su questi nuovi prodotti esattamente allo stesso livello dei prodotti del tabacco classici e dovremo continuare in questa direzione”, lamentando poi che “per qualche ragione [il vaping] non viene presentato pubblicamente come un pericolo, almeno per ora”. Secondo Varhelyi, l’Europa sta già assistendo all’impatto sulla salute pubblica del vaping, spiegando che nella Repubblica Ceca oltre il 25% dei giovani svapa.
Il giorno prima il suo collega olandese Wopke Hoekstra, commissario europeo per il clima con una competenza specifica in materia di politica fiscale, aveva pubblicato un lungo post sul social Linkedin dai toni altrettanto allarmanti. “Conosciamo tutti i danni del tabacco – scrive Hoekstra – ma anche la nicotina nei nuovi prodotti come le sigarette elettroniche è estremamente dannosa. Danneggia i vasi sanguigni, compromette la funzionalità vascolare e stimola la crescita dei tumori”. Una cosa, quest’ultima, che non ha alcun riscontro scientifico, tanto che la stessa Unione europea riconosce che la nicotina non è un cancerogeno per l’uomo (vedi il documento dello Scheer sulle sigarette elettroniche del 2021, ndr).
Ma Hoekstra va avanti con un altro poco lusinghiero parallelo, affermando che l’affermazione dell’industria del tabacco, secondo cui le sigarette elettroniche sono meno dannose delle sigarette tradizionali, ricorda i suoi sforzi passati per minimizzare i pericoli delle cosiddette sigarette “light”. E dimostra così di ignorare che la sigaretta elettronica non è un’invenzione dell’industria del tabacco ma, anzi, è nata come sua antagonista. Anche il commissario olandese insiste sulla bontà della proposta della Commissione per la tassazione dei nuovi prodotti presentata a luglio.
Una proposta che, ricordiamo, presenta altre novità, oltre all’ampliamento della sua portata. Il 15% del prelievo fiscale sui prodotti del tabacco, sigarette elettroniche e altri prodotti alternativi dovrebbe non rimanere agli Stati membri ma andare direttamente a rimpinguare le cosiddette “risorse proprie” dell’Ue. Una mossa che rischia di far saltare il banco. Ad opporsi pubblicamente fin da subito a questo trasferimento di risorse è stata la Svezia, con il ministro delle finanze Elisabeth Svantesson che ha definito la proposta inaccettabile. Ma, secondo le indiscrezioni pubblicate da Euractiv, la Svezia non è sola in questa battaglia. Al suo fianco ci sarebbero 14 paesi, ovvero più della metà degli Stati membri, fra cui anche l’Italia.
Staremo a vedere come andrà a finire la questione fiscale. Resta però la forte preoccupazione e lo sconcerto per le dichiarazioni di due commissari che non solo ignorano completamente le potenzialità della riduzione del danno, ma mortificano l’esperienza di milioni di cittadini europei che hanno smesso di fumare proprio grazie alle sigarette elettroniche.
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