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La battaglia per la sigaretta elettronica in India va avanti senza esclusione di colpi. Nei mesi scorsi il Central Drug Standard Control Organization, l’ente nazionale che regolamenta i prodotti farmaceutici e gli strumenti medicali, aveva emesso un’ordinanza per proibire la fabbricazione, la distribuzione, il commercio, l’importazione e la pubblicità delle sigarette elettroniche e degli altri sistemi elettronici per la somministrazione di nicotina. Il divieto, secondo il Cdsco, era giustificato dal fatto che nessuno di questi prodotti fosse stato approvato in base al Drug and Cosmetics Act, la legge che regola i farmaci e i cosmetici.
La settimana scorsa l’Alta Corte di Delhi, interpellata da diversi ricorrenti fra venditori e consumatori, ha sospeso il divieto. Secondo il giudice dell’Alta Corte, le sigarette elettroniche e gli altri strumenti elettronici non ricadono nella definizione di medicinali descritta nella sezione 3 del Drug and Cosmetics Act e non sono venduti come strumenti terapeutici per il trattamento di malattie. Dunque l’ente che regola i farmaci non avrebbe alcuna autorità per proibirli. Il divieto risulta quindi sospeso fino alla prossima seduta dell’alta Corte, che dovrebbe tenersi a maggio.
Ma i vaper indiani hanno avuto a malapena il tempo di tirare un sospiro di sollievo, prima di trovarsi ad affrontare un nuovo affondo. Ieri un gruppo di oltre mille medici, provenienti da tutto il vasto territorio indiano, ha inviato una lettera al primo ministro Narendra Modi, invocando ancora una volta il divieto sulle sigarette elettroniche. Misura, secondo loro, da prendere urgentemente, prima che questi strumenti si diffondano, soprattutto fra i più giovani. Nella lettera inviata al premier indiano i medici, insieme all’associazione Voice of Tobacco Victims, citano i numeri diffusi dalla Fda sul consumo fra i giovani e imputano alle lobby dell’ecigarette la diffusione di disinformazione.
Il portavoce dei firmatari, il chirurgo Pankaj Chaturvedi, accusa addirittura queste lobby di aver raccolto un gruppo di scienziati per diffondere informazioni fuorvianti e distorte, al servizio dell’industria dei sistemi elettronici per somministrare la nicotina. Secondo Chaturvedi non esistono alternative più sicure alla cessazione e per questo chiede che le sigarette elettroniche e gli altri prodotti siano vietati in India. Una proposta che, se accolta da Modi, precluderebbe ai 106 milioni di fumatori indiani l’accesso alle alternative a danno ridotto.
Questa nuova offensiva ha suscitato la reazione dell’associazione dei consumatori, Avi, che si è a sua volta appellata al primo ministro, chiedendo per le sigarette elettroniche una regolamentazione basata sulle evidenze scientifiche, ma che non vieti la vendita di un prodotto che ha già consentito a milioni di fumatori di liberarsi dal tabagismo.