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Direttiva tabacco, ombre e controsensi in salsa europea

L’ultimo scandalo sulle emissioni è la regolamentazione draconiana e pericolosa per la salute imposta per le sigarette elettroniche. Quando una legge non funziona, la gente chiede di più leggi. Qualche volta però è proprio la legge la causa del problema. Diventa sempre più chiaro che è proprio il modo in cui l’Unione europea scrive le regolamentazioni ad essere particolarmente pernicioso. Soffoca l’innovazione, spesso privilegia il pericolo invece della sicurezza, gioca nelle mani degli interessi consolidati ed è inflessibile e incomprensibile. Il caso della Volkswagen è la punta dell’iceberg.

In un nuovo scioccante caso sulle emissioni pericolose che arriverà in tribunale questa settimana, la commissione europea ha approvato norme che sicuramente – non probabilmente, sicuramente – colpiranno i prodotti più puliti e con meno emissioni molto più severamente dei loro sporchi concorrenti. Non sto parlando del diesel contro i motori a benzina (più puliti) anche se potrei. Né sto parlando dei pesticidi contro i raccolti geneticamente modificati (più puliti). E neppure della combustione del legname contro il fracking (più pulito). Sto parlando del fumo contro il vaping (più pulito).

Incoraggiata due anni fa, mi dispiace dirlo, da ministri britannici e da alcuni europarlamentari, l’Unione europea ha stabilito una Direttiva sul tabacco e derivati, che sarà recepita in legge entro la prossima primavera. L’articolo 20 riguarda la regolamentazione dei devices per vaporizzare nicotina. E li penalizza molto di più delle sigarette. Martedì l’azienda Totally Wicked va alla Corte di giustizia europea per sfidare l’articolo 20. Ne ha tutte le ragioni.

Schermata 09-2457294 alle 16.20.01Per cominciare è già bizzarro includere i prodotti da svapo in una direttiva sui “prodotti del tabacco”. È come regolamentare il caffè in una direttiva sulle droghe pesanti. Ricordate che oggi ci sono prove fondatissime – e il governo britannico lo ha recentemente riconosciuto, anche se con ritardo – che lo svapo è davvero un mezzo efficace per smettere di fumare e che, ben lungi dall’essere un incentivo al fumo, è un’autostrada per abbandonarlo. Secondo alcune stime circa 3 milioni di persone in questo Paese (Gran Bretagna, ndt) oggi svapano e il risultato è che quasi tutti fumano meno tabacco o non ne fumano affatto. Incredibilmente la direttiva mette specificatamente fuorilegge proprio quegli strumenti più utili ai fumatori accaniti che cercano di smettere: quelli con più di 20 mg. di nicotina per millilitro. I fumatori accaniti hanno bisogno di vapore con un alto dosaggio di nicotina per smettere di fumare, quindi si nega l’aiuto a chi ne ha più bisogno. E sostenendo che gli atomizzatori ricaricabili non debbano poter essere aperti, la direttiva praticamente eliminerà il 90 per cento dei prodotti venduti da aziende indipendenti e ridarà il mercato ai prodotti usa e getta di prima generazione prodotti in gran parte dalle aziende del tabacco. E ancora peggio. La direttiva mette fuori legge la pubblicità dello svapo, cosa che sicuramente rallenterà il progresso dello svapo, a favore del fumo; cioè costerà vite. Stabilisce un periodo di attesa di sei mesi per i nuovi prodotti dello svapo dopo che il produttore ha notificato la sua intenzione di venderlo. Questo rallenterà l’innovazione e farà fiorire il mercato nero: i siti cinesi venderanno in Europa nuovi prodotti, mentre i produttori regolamentati si gireranno i pollici per ventisei settimane.

Ma tutto questo impallidisce davanti alla vera, scioccante, idiozia nella direttiva, che è la seguente. Dalla prossima primavera un produttore per lo svapo dovrà fornire sulle sue emissioni molte più informazioni rispetto ad una azienda del tabacco. I produttori di sigarette devono fare test solo per tre sostanze: catrame, monossido di carbonio e nicotina. Nel fumo di sigaretta ci sono circa 4mila diverse sostanze chimiche, la maggior parte delle quali tossiche ad un certo grado, ma non devono essere testate o elencate.

Schermata 09-2457294 alle 16.20.35Secondo la nuova direttiva i produttori di ecig dovranno misurare ed elencare “tutti gli ingredienti contenuti e le emissioni provenienti dall’uso del prodotto per marchio nome e tipo” – compresi i dati tossicologici – anche se queste emissioni sono molto più basse e molto meno tossiche del fumo di tabacco. Ricordate, le migliori ricerche indicano che il vaping è dieci-cento volte più sicuro del fumo. Ma qui la legge colpisce molto più duramente il prodotto più sicuro o meno nocivo, proprio come fa con gli Ogm e i motori a benzina, rendendo così impossibile l’innovazione. Il risultato sarà un rallentamento nell’adozione dello svapo e quindi più morti premature causate dal fumo, proprio come la politica di privilegiare il diesel rispetto alla benzina ha, oggi sappiamo, probabilmente ucciso molte migliaia di europei ogni anno. C’è un modo in cui i prodotti per lo svapo possono evitare queste norme soffocanti: i produttori di ecig possono chiedere che siano regolamentate come strumenti medicali. Ma ci vogliono anni per avere l’approvazione ed è un procedimento costoso e difficile. Nessuna ecig medicale è stata approvata in cinque anni. Uno dei vantaggi dei prodotti dello svapo come aiuto per smettere di fumare è proprio la possibilità di acquistarli senza ricetta medica in negozi normali.

Considerate ora quanto sia difficile opporsi all’articolo 20 della Tdp come a qualsiasi altra direttiva europea. Una volta approvata a Bruxelles i Paesi sono obbligati ad attuarla e ci vorrebbe l’accordo di ventotto nazioni per abolirla. Non succederà. In un caso simile, il ministro dei trasporti Patrick McLoughlin in una lettera al Times di sabato ha raccontato i vani sforzi della Gran Bretagna per accordarsi su dei test efficaci per le emissioni delle automobili.

Schermata 09-2457294 alle 16.20.58Come ha magnificamente dimostrato lo scandalo Volkswagen nell’Unione europea siamo governati da burocrati non eletti, immuni alle regole della democrazia, compagni e ostaggi delle stesse industrie che regolamentano e strumento dei grandi gruppi di pressione che infestano i corridoi di Berlaymont. Verdi ossessionati dal biossido di carbonio combinati ad aziende automobilistiche tedesche ossessionate dal diesel che ci fanno subire pericolosi ossidi di azoto e particolato. Non si tratta di casi isolati: la regolamentazione europea non serve allo scopo. La scorsa settimana Sir James Dyson ha detto che sta portando in Tribunale la Commissione europea perché le direttive sugli aspirapolveri sono state influenzate da una “forte lobby tedesca che chiedeva che le nuove aspirapolveri venissero testate in un laboratorio sterile senza polvere”, perché le loro prestazioni erano piuttosto scarse nel polveroso mondo reale. Definisce queste norme “una forma di controllo che soffoca il progresso” e “un motivo per chiedere una maggiore indipendenza della Gran Bretagna”.

Non è una conclusione troppo drastica. Se siete fra i 3 milioni di svapatori della Gran Bretagna o conoscete qualcuno che vorrebbe smettere di fumare, allora dovreste votare per abbandonare l’Unione europea nel referendum dell’anno prossimo. Non vedo un altro modo per abolire le norme letali dell’articolo 20 e introdurre invece delle norme sensate che proteggano i consumatori e al tempo stesso incoraggino l’innovazione e accelerino l’abbandono del tabacco.

Traduzione a cura di Sigmagazine da The Times

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