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Le sigarette elettroniche non causano tumori alla bocca

Nuovi esempi di disinformazione arrivano dalla 96esima sessione dell’International Association for Dental Reseach (IADR), che si è tenuto a Londra dal 25 al 28 luglio scorsi. Qui il dottor Benjamin Chaffe dell’Università della California di San Francisco ha tenuto una “poster presentation”, che esaminava l’esposizione dalla nicotina e ai cancerogeni negli utilizzatori dei diversi prodotti del tabacco e negli utilizzatori duali (Nicotine and Carcinogen Exposure by Tobacco Product Type and Dual-Use). Autore, insieme a Chaffe, Neal Benowiz che nella dichiarazione di interessi a margine dello studio dichiara di far parte del comitato consultivo delle aziende farmaceutiche Pfizer e GlaxoSmithKline. I due hanno utilizzato i dati del Population Assessment of Tobacco and Health 2013-2014. Per ogni prodotto, spiega lo studio, è stato definito “uso recente” se questo era stato utilizzato nei tre giorni precedenti. I risultati per quanto riguarda la sigaretta elettronica sono in linea con quanto riscontrato da altri studi. “Gli utilizzatori esclusivi di sigarette elettroniche – si legge – sono stati esposti a livelli inferiori di NNN (4-pg / mg ) e NNAL (4-pg / mg ) rispetto a utilizzatori di altri prodotti, nonostante l'esposizione alla nicotina comparabile” In pratica per i vaper esclusivi l’esposizione alle nitrosamine cancerogene è molto basso. Una bellissima notizia. Lo studio continua poi spiegando che il 72 per cento degli svapatori però utilizza anche prodotti a tabacco combusto e questo fa sì che l’esposizone alle nitrosamine sia analoga a quella dei fumatori. Dunque, come già dimostrato da molte ricerche, l’utilizzo duale di ecig e sigarette vanifica i vantaggi del passaggio al vaping. Questo deve essere bastato allo IADR per diramare un comunicato dal titolo “L’uso della sigaretta elettronica e dei prodotti del tabacco legato a un aumento del rischio di cancro alla bocca”. Ma come, lo studio non diceva esattamente il contrario, cioè che utilizzando solo l’ecig l’esposizione alle sostanze cancerogene è molto bassa? A essere molto benevoli, si potrebbe commentare che la necessità di sintesi ha fatto una vittima eccellente: la verità. E quando si parla di salute, non è certo un peccato veniale. Molti scienziati hanno criticato la scelta comunicativa dello IADR. Ed Stevens della University of St Andrews parla senza messi termini di “titolo fuorviante”. Ancora più critico il professor Peter Hajek della Queen Mary University of London. “Il titolo di questo comunicato stampa contraddice i risultati dello studio. La ricerca non ha riscontrato nei vaper livelli di cancerogeni che potessero indicare un rischio di cancro. Il titolo avrebbe dovuto essere ‘I prodotti del tabacco ma non le sigarette elettroniche legate al rischio di cancro’”. Certo è che se anche le associazioni mediche giocano a confondere le acque, è difficile aspettarsi chiarezza dalla stampa.

Negozi di sigarette elettroniche: calo di vendite tra il 30 e il 60 per cento

I negozi specializzati continuano a registrare perdite fra il 30 e il 60 per cento, la tassa e l'assoggettamento ad Aams rappresentano una situazione ormai insostenibile. Eppure per la prima volta c'è la consapevolezza di una volontà politica di mettere mano al settore del vaping, liberandolo da vincoli che non esistono in altri Paesi europei. Questo, in sintesi, il pensiero di Antonella Panuzzo, presidente dell'associazione negozianti Uniecig, che conclude con una nota di ottimismo, invitando a "tenere alta la speranza, perché non siamo mai stati così vicini alla libertà e il solo modo di ottenerla è continuare a perseverare". Ecco il testo del comunicato firmato dal presidente di Uniecig: "Sono stati giorni pieni di speranza e trepidante attesa per il futuro del nostro settore. Attesa che purtroppo, al momento, non siè ancora risolta come tutti avremmo sperato. Nonostante la volontà politica di risolvere la nostra annosa situazione riguardante da una parte, un’imposta assolutamente ingiusta e quanto mai gravosa sull’intera filiera e dell’altra, l’assoggettamento anacronistico ad Aams, il provvedimento “salva settore” non è arrivato nemmeno questa volta. I negozianti hanno avuto, in tutta Italia, un calo delle vendite dall’entrata in vigore del famoso decreto Aams che stiamo combattendo. Crediamo che sia proprio questa gravissima difficoltà, di cui la politica è pienamente consapevole, ad aver indotto la forzatura alla quale abbiamo assistito. La tassazione infatti, insieme ad una non corretta informazione circa il danno ridotto, continua a tenere lontano i consumatori dal prodotto. I dati sono chiari, mentre i negozi continuano a registrare perdite che vanno dal 30 al 60 per cento, si discute ancora se fosse o meno il momento e la sede giusta per occuparsi del nostro caso. Nonostante il grande impegno profuso da Lega e M5S purtroppo ci troviamo dinanzi ad un altro nulla di fatto che ci lascia però, questa volta, la consapevolezza di un impegno politico congiunto per la risoluzione di questa situazione giorno dopo giorno sempre più insostenibile. Mai come questa volta siamo stati vicini al raggiungimento del nostro obiettivo: poter lavorare in modo sereno, liberi da vincoli che in altri Paesi civili non esistono e diffondere la consapevolezza che la sigaretta elettronica è uno strumento ottimo di riduzione del danno, molto migliore di tanti prodotti in commercio e non tassati. Come accadeva a scuola, siamo stati rimandati a settembre, momento in cui si potrà tornare nuovamente a discutere della cosa lasciandoci alle spalle la pausa estiva e questo spiacevole inconveniente. Oggi come ieri dobbiamo tenere alta la speranza, perché non siamo mai stati così vicini alla libertà e il solo modo di ottenerla è continuare a perseverare".

AVVISO DI SICUREZZA: British American Tobacco richiama dal mercato 143.056 Vype eTank Pro

Con una comunicazione dello scorso 12 luglio indirizzata ai ministeri della Salute e dell’Economia e delle Finanze, British American Tobacco Italia comunica la decisione di richiamare la sigaretta elettronica VYPE eTank Pro che riporta sulla confezione i numeri di lotto I6480012D e IIT6L13MAED, oppure sulla batteria il codice prodotto I6L02MAECetp1. Si tratta, specifica la comunicazione di 143.056 dispositivi distribuiti attraverso il sito govype.com e altri punti vendita al dettaglio in Polonia, Francia, Regno Unito, Germania e Italia. Le sigarette elettroniche in questione sono state prodotte tra il mese di luglio 2016 e il mese di gennaio di 2017. La misura si è resa necessaria in seguito alla segnalazione di 10 casi di surriscaldamento del dispositivo con potenziale rischio di cortocircuito e di conseguente possibile rischio d’incendio del prodotto. Un’indagine interna dell’azienda ha stabilito che il problema è dovuto ad un malfunzionamento della batteria per un difetto di fabbricazione. Bat specifica che il fornitore del prodotto già stato cambiato nel febbraio del 2017 e dunque la batteria in questione non è più in uso sui dispositivi più nuovi. I 10 incidenti menzionati, specifica l’azienda nella comunicazione, corrispondono allo 0,007 per cento del totale dei prodotti venduti nei Paesi interessati. A titolo precauzionale, comunque, l’azienda ha richiamare il prodotto dai mercati in cui era stato commercializzato, compresa l’Italia. La comunicazione è stata anche inviata per email ai consumatori registrati, offrendo il ritiro e la sostituzione del dispositivo.

E-cig, l’associazione dei consumatori scrive a Salvini e Di Maio

L'Associazione nazionale per i vapers uniti scrive una lettera, inviata per mail e Pec ai vicepresidenti del Consiglio dei ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e ai viceministri dell'economia e finanze Massimo Garavaglia e Laura Castelli. Nella missiva il presidente di Anpvu Carmine Canino evidenzia come la legislazione italiana - fiscale e non - estremamente punitiva sulla sigaretta elettronica, stia sortendo l'effetto di far aumentare il numero dei fumatori. Di fatto il nostro Paese sottrae ai suoi cittadini la possibilità di ridurre drasticamente il danno da fumo e costringe le aziende e gli operatori del settore a operare in condizioni di netto svantaggio rispetto ai concorrenti esteri, aprendo al contempo la strada a chi si muove ai margini della legalità. Canino conclude con l'auspicio che finalmente anche lo Stato Italiano approvi e condivida politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping. Ecco il testo della lettera: “Scrivo a nome del Direttivo dell’Associazione Nazionale dei Consumatori di ecig (in sigla “ANPVU”) per significare alcune preoccupazioni ed esigenze a tutela della categoria rappresentata dalla nostra associazione. Tali preoccupazioni trovano, purtroppo conforto nei dati recentemente diffusi in occasione della “giornata mondiale senza tabacco” dal nostro Istituto Superiore di Sanità, secondo cui nel nostro Paese i fumatori sono aumentati – anche tra i più giovani – e tornati ai livelli del passato decennio, mentre gli utilizzatori dei vaporizzatori personali sono diminuiti. Secondo quanto emerso i fumatori in Italia sono arrivati al 23,3% e gli utilizzatori abituali o occasionali di ecig toccano quota 1,1 milioni, in contrazione di circa 200mila unità, di cui il 75,3% è rappresentato dagli utilizzatori duali. L’extra tassazione, le stringenti norme di vendita e acquisto in vigore non solo minano pesantemente un comparto che dà lavoro a 30mila persone ma è anche un deterrente per i consumatori che, di fronte a un prezzo alle stelle per l’utilizzo della ecig, tornano al fumo di sigaretta. Allo stato attuale, la generalità dei consumatori subisce una irragionevole barriera all’ingresso del mercato del vaping, determinato da un’imposta irragionevole e abnorme; nel contempo alla generalità dei consumatori è negata in qualsiasi forma una informativa corretta e veritiera che espliciti con trasparenza la enorme riduzione del danno derivante dalla sostituzione delle sigarette analogiche con le ecig. In un simile contesto, riteniamo che le Istituzioni possano e debbano profondamente ripensare al ruolo da attribuirsi al “vaping” ed alla sigaretta elettronica, la cui regolamentazione “punitiva”, tradisce ad oggi una totale ed ingiustificata equiparazione alla “sigaretta analogica”, in primis per tramite della esorbitante imposta di consumo prevista all’art. 62 quater d.lgs. 504/95 e gravante sui “liquidi da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina” determinata in modo illogico ed irrazionale secondo, per l’appunto, un criterio di equivalenza con le sigarette “analogiche”. Difettano, ad oggi, nel nostro Paese studi istituzionali in merito, a fronte del fatto che altri Stati hanno adottato politiche di favore per il “vaping”, muovendo dalla mole di contributi scientifici che ne hanno certificato la valenza a diminuire quasi totalmente la dannosità derivante dal fumo analogico, oltre che dalle migliaia di testimonianze di persone che grazie alla sigaretta elettronica hanno smesso o diminuito il consumo di sigarette tradizionali, aumentando enormemente la qualità della propria vita. Preme sottolineare la assoluta negatività dell’attuale imposta, a danno della salute della generalità dei consumatori che intendano smettere di fumare, sotto il duplice profilo di (i) creare una imponente “barriera” all’ingresso e quindi disincentivarli dall’utilizzo dei dispositivi da inalazione, nonché di (ii) incentivare l’acquisto tramite canali nazionali ed esteri non autorizzati, con evidenti ricadute in termini di certezza in ordine alla salubrità dei prodotti acquistati. La generalizzazione del divieto di vendita a distanza dei “liquidi da inalazione”, introdotta, nel 2017, con la Legge di Bilancio che ha modificato l’art. 21 del d.lgs. 6/2016, non ha fatto altro che acuire l’effetto concorrenzialmente distorsivo derivante dalla proliferazione di un mondo che opera al di fuori delle regole, nell’ambito di un “mercato globale” che viaggia sul “web”, in cui pare obiettivamente impossibile arginare fenomeni elusivi; il tutto a danno non solo dei consumatori, ma anche dei “nostri” rivenditori “fisici” e “online”. Ultimi non ultimi, i nostri produttori, tra i quali si distinguono assolute eccellenze nel mercato mondiale dei liquidi e dei dispositivi, che parimenti patiscono il pessimo clima ingenerato dall’attuale assetto, con gravi pregiudizi e svantaggi rispetto ai concorrenti esteri. In sintesi non possiamo che stigmatizzare l’attuale regolamentazione ritenendola non sufficientemente rispettosa del diritto alla salute dei consumatori, nonché dei diritti degli operatori ad agire in un mercato concorrenzialmente leale e corretto, attraverso regole certe e giuste che possano valere per tutti. Essendo a rischio sopravvivenza un intero settore, seppur piccolo, dell’economia italiana, le urgenti e prioritarie aspettative che la nostra associazione rimette nelle Vostre mani sono quelle di vedere finalmente anche lo Stato Italiano approvare e condividere politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping. Certi di un Vostro positivo riscontro, ringrazio e porgo i miei cordiali saluti.”

Sigaretta elettronica, svapare ad alte temperature non causa danni

Svapare ad alte temperature non altera la funzione microvascolare dell’endotelio, né causa rigidità delle arterie o stress ossidativo. Questi effetti, spesso imputati alle alte temperature, sono invece da ricondurre esclusivamente alla presenza della nicotina. È quanto conclude uno studio pubblicato da Scientific Report, condotto da una équipe di ricercatori dell’Université Libre di Bruxelles coordinata da Martin Chaumont. Per la loro ricerca, intitolata “Differential Effects of E-cigarette on Microvascular Endothelial Function, Arterial Stiffness and Oxidative Stress: a Randomized Crossover Trial”, il team belga ha utilizzato la sperimentazione controllata randomizzata, ritenuta più affidabile rispetto ai test su cellule in vitro. In pratica reclutati 25 fumatori di tabacco occasionali in buona salute e con alta tollerabilità al vaping sono stati sottoposti a tre fasi: svapo con nicotina, svapo senza nicotina, svapo-placebo (cioè ripetevano le stesse operazioni con la sigaretta elettronica spenta). I partecipanti hanno effettuato 25 inspirazioni di 4 secondi con 30 secondi di intervallo fra l’una e l’atra utilizzando strumenti che si trovano normalmente in commercio. I device utilizzati (Smoke) erano settati a una potenza di 60 watt, mentre gli atomizzatori montavano coil da 04, ohm. La miscela svapata era composta da 50% di PG e 50% di glicerina di grado farmaceutico; la nicotina, quando aggiunta, era in concentrazione di 3 mg/ml. I risultati dello studio dimostrano che “in giovani fumatori di tabacco in salute l’esposizione alla vaporizzazione ad alte temperature di una miscela di PG/Glicerina di grado farmaceutico senza nicotina non alterava le funzioni microcircolatorie né la rigidità arteriosa o lo stresso ossidativo. Svapare la stessa miscela con la nicotina, invece, diminuiva le funzioni microcircolatorie dipendenti dall’endotelio, aumentava la rigidità arteriosa, provocava un aumento della pressione sanguigna, del battito cardiaco e della mieloperossidasi del plasma”. Insomma, lo studio di Chaumont, per quanto condotto su un campione limitato, assolve lo svapo ad alta temperatura da fenomeni riconducibili esclusivamente alla nicotina che, essendo un alcaloide, è nota per causare gli effetti riportati.

Sigaretta elettronica in carcere, richiesto progetto pilota a Firenze

Attivare un progetto pilota per introdurre la sigaretta elettronica nelle carceri fiorentine. È l’invito che Vincenzo Donvito, presidente dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, e Massimo Lensi (in foto) dell’associazione “Progetto Firenze”, rivolgono alla Regione Toscana. In questo momento in cui le carceri italiane tornano ad essere sovraffollate, la prima emergenza da affrontare è quella sanitaria. “Un detenuto su due – spiegano i firmatari della richiesta – secondo le rilevazioni della Agenzia Sanitaria della Regione Toscana, soffre di almeno una patologia; tra le affezioni più diffuse i disturbi psichici e subito a ruota quelle dovute al fumo di tabacco, attivamente consumato o passivamente subito”. Un problema, quello delle patologie legate al fumo, che potrebbe essere combattuto introducendo negli istituti carcerari la sigaretta elettronica. In realtà l’ecig nelle carceri è stata autorizzata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria già nel dicembre del 2016. Da allora, però, ci si è avvitati su problemi pratici (che tipo di dispositivo utilizzare, come ricaricarlo, come evitare incidenti) e di fatto la disposizione del Dap è rimasta lettera morta. Eppure già nel Regno Unito e in alcuni istituti penitenziari degli Stati Uniti questi ostacoli sono stati affrontati e superati – come abbiamo riportato su questo giornale – e l’uso del vaping nelle carceri è ormai una realtà sperimentata e consolidata. E proprio a questi esempi si richiamano Donvito e Lensi, chiedendo “alla Regione Toscana, al Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e alle direzioni del carcere di Sollicciano e del Gozzini (Solliccianino) di considerare la possibilità di attivare un progetto pilota che per promuovere l’uso della sigaretta elettronica al posto delle sigarette nelle carceri fiorentine”. Da parte loro, i due si “rendono disponibili a illustrare le esperienze già fatte in altri Paesi con buoni risultati”. Potrebbe dunque essere quello di Firenze il primo carcere italiano a sperimentare l’introduzione della sigaretta elettronica per ridurre il danno da fumo. Sempre che la Regione Toscana accolga la richiesta di Donvito e Lensi.

Sigaretta elettronica, vapore passivo scompare in pochi secondi

Un nuovo studio peer-reviewed, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista specializzata Nicotine and Tobacco Research, si occupa del cosiddetto “vapore passivo”. Cioè della pericolosità che l’aerosol della sigaretta elettronica può avere per soggetti terzi. E ancora una volta prova che il vaping sprigiona goccioline liquide che evaporano entro pochi secondi, con un impatto trascurabile sulla qualità dell’aria anche negli ambienti chiusi. Lo studio, intitolato “Characterization of the Spatial and Temporal Dispersion Differences Between Exhaled E-Cigarette Mist and Cigarette Smoke”, è stato condotto da un team di ricercatori europei e da Fontem Ventures, il ramo di Imperial Brand che si occupa di sigarette elettroniche e ha messo a confronto le emissioni delle ecig e delle sigarette convenzionali. In pratica alcuni volontari hanno fumato e svapato in un ambiente chiuso a diverse distanze da un manichino riscaldato e in diverse condizioni di ventilazione. Poi sono state misurate la concentrazione e la distribuzione di grandezza delle particelle in prossimità del manichino. I risultati sono in linea con quelli riscontrati da studi precedenti. Per entrambi i prodotti, sigaretta elettronica e di tabacco, la concentrazione di particelle dopo ogni espirazione era nello stesso ordine di magnitudine. La differenza, però, è che nel caso dell’ecig la concentrazione di particelle tornava nel giro di secondi ai valori inziali. Con la sigaretta di tabacco, invece, la concentrazione aumentava con le espirazioni di fumo successive e tornava ai livelli iniziali solo dopo 30-45 minuti. Questa variazione temporale dipendeva dalla ventilazione della stanza, che era invece indifferente per le sigarette elettroniche. La misurazione delle dimensioni delle particelle, inoltre, ha dimostrato che quelle nell’aerosol delle ecig erano più piccole rispetto a quelle del fumo e quindi evaporavano quasi immediatamente, senza dover essere rimosse grazie alla ventilazione. Dunque, conclude lo studio, “esistono differenze significative fra le emissioni delle sigarette e elettroniche e di quelle convenzionali. Le particelle contenute nell’aerosol dell’ecig sono goccioline liquide che evaporano rapidamente; quelle del fumo convenzionale sono molto più stabili e permangono nell’ambiente”.

UK, Brine: le ecigarette hanno aiutato migliaia di fumatori

di Barbara Mennitti Questa mattina, a un anno dall'approvazione del Tobacco Control Plan, il ministro della salute britannico Steve Brine è intervenuto in Parlamento per fare un bilancio dei dodici mesi trascorsi e tracciare le linee dei progetti futuri. Naturalmente si è parlato anche di sigarette elettroniche. Brine ha evidenziato che "Public Health England ne incoraggia l'utilizzo per aiutare i fumatori a smettere" e ha ricordato come "la scorsa campagna Stoptober per la prima volta ha evidenziato il ruolo dell'ecigarette per la cessazione". "Le evidenze dimostrano – ha dichiarato il ministro – che le sigarette elettroniche hanno aiutato migliaia di persone a smettere di fumare". Il suo non è però stato un endorsment a tutto tondo verso lo strumento di riduzione del danno. "Vogliamo utilizzare le opportunità offerte dai nuovi prodotti come le ecig per aiutare i fumatori a smettere, - ha detto Brine - senza però perdere di vista il messaggio principale: la cosa migliore è la cessazione". E, incalzato da un parlamentare sulla pericolosità della nicotina, rispetto alla combustione, ha risposto: "Certamente le sigarette causano il danno maggiore". E, riferendosi ai prodotti a rischio ridotto, ha dichiarato: "Ne sappiamo molto, ma c'è anche molto che non sappiamo. Alcuni dicono che non facciamo abbastanza per promuovere le sigarette elettroniche e i nuovi prodotti, altri dicono che facciamo troppo, come per la campagna Stoptober. Questo mi fa pensare che siamo nel giusto". Un altro parlamentare, citando un articolo comparso sul Guardian, ha parlato di un particolare produttore di tabacco che avrebbe contattato il personale del Servizio sanitario nazionale, suggerendo il suo prodotto come aiuto per i fumatori. "Farete qualcosa?", ha chiesto il parlametare. "Lo abbiamo già fatto – è stata la risposta del ministro – La mossa di Philip Morris International è totalmente inappropriata". E poi ha rivelato di aver inviato all'azienda una lettera in cui contestava le pubblicità di Iqos. Per il resto Steve Brine può tirare un bilancio più che positivo. Come testimoniato dal recente rapporto “Statistics on smoking, England: 2018”, il tasso dei fumatori nel Paese continua a diminuire, si è introdotto il divieto di fumo in tutte le carceri (in molte è stata introdotta l'ecig) e si sono registrati successi fra molte categorie a rischio, come quella delle persone con psicopatologie. "La nostra è una delle leggi più restrittive al mondo, – ha sottolineato il ministro – non abbiamo bisogno di nuove regolamentazioni". Ma non mancano gli impegni per il futuro. Si continuerà a investire sulla prevenzione e a rafforzare le autorità sanitarie locali che lavorano sul territorio. Si porrà particolare attenzione a fumo e donne incinte e si continueranno ad aumentare le tasse sul tabacco, rendendo fumare più costoso. "Il tabacco – ha concluso Brine – è il principale assassino nel nostro Paese, causa di tumori, di disuguaglianze sanitarie fra ricchi e poveri e di ingiustizie". E crede che il Tobacco Control Plan rappresenti lo strumento giusto per sconfiggerlo.