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“Cari colleghi tabaccai, se non ci adattiamo verremo spazzati via”

"Se non ci adattiamo verremo spazzati via". Non usa giri di parole Philippe Coy, presidente della confederazione dei tabaccai francesi. Nell'ultimo anno il costo del pacchetto di sigarette in Francia è aumentato sino a 8 euro e nel breve termine sono previsti altri rincari sino ad arrivare a 10 euro. Il governo francese ha deciso di combattere il tabacco intervenendo sul prezzo di vendita, aggredendo dunque direttamente il portafoglio dei fumatori. Ma anche introducendo il pacchetto di sigarette neutro, ovvero una confezione senza logo, a tinta unita, uguale per tutti i produttori. Una strategia però accompagnata anche da politiche di reinserimento dei tabaccai che decidono di riconvertire l'attività: un fondo di 100 milioni di euro che servirà a finanziare 8 mila tabaccai (il 30 per cento del numero  di tabaccai totale) in negozi di prossimità specializzati nella vendita di prodotti legati al territorio. I tabaccai che decideranno di riconvertirsi potranno anche vendere sigarette elettroniche, riscaldatori di tabacco e di erbe. Contriaramente ai colleghi francesi, la federazione dei tabaccai italiani continua a sostenere che il futuro passerà dai loro scaffali, forti anche del protezionismo settoriale garantito dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. "Difendiamo la salute pubblica" disse lo scorso autunno il presidente della Fit, la federazione dei tabaccai italiani. Dimenticando probabilmente che sono proprio loro a vendere un prodotto che uccide decine di milioni di persone ogni anno e che incide sul bilancio sanitario italiano per oltre 7 miliardi di euro.

Sigarette elettroniche, in calo i tabaccosi come liquidi entry level

“Limitare l’accesso delle aromatizzazioni non tabaccose dei liquidi per sigaretta elettronica potrebbe scoraggiare i fumatori dal cercare di passare all’ecig”. Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Harm Reduction Journal entra prepotentemente nel dibattito in corso negli Stati Uniti sulla possibilità di proibire tutte le aromatizzazioni diverse dal tabacco negli eliquid, come già accaduto a San Francisco. L’idea dietro questa limitazione sarebbe che i vari gusti servirebbero esclusivamente ad attirare i giovani non fumatori verso l’elettronica, mentre per dissuadere i fumatori basterebbero i liquidi che riproducono il sapore della sigaretta. Ma lo sudio condotto dai professori Christoper Russell, Neil McKeganey e Tiffany Dickson dell’Università di Glasgow e Mitchell Nides del Los Angeles Clinical Trials, intitolato “Chancing patterns of first e-cigarette flavor used and current flavors used by 20.836 adult frequent e-cigarette users in the Usa”, dice altrimenti. I ricercatori si sono dunque concentrati sul primo liquido scelto da chi sceglieva l’elettronica e su quello che utilizzava al momento dello studio, per capire se davvero la loro preferenza esclusiva andava sui liquidi al tabacco. Tramite un sondaggio online, hanno raccolto l’esperienza di 20.836 adulti americani che usano regolarmente la sigaretta elettronica. Il 76,4 per cento di loro aveva completamente abbandonato le sigarette convenzionali e utilizzava sigarette elettroniche ricaricabili. E la cosa più importante è che la fetta di chi non sceglieva un liquido tabaccoso per smettere di fumare è cresciuta nel corso degli anni. Nel 2011 il 17,8 per cento dei partecipanti aveva acquistato un fruttato come primo liquido, fra giugno del 2015 e 2016 la percentuale era arrivata al 33,5. Di conseguenza la scelta delle aromatizzazioni al tabacco come primo acquisto si era quasi dimezzata nello stesso periodo, passando dal 46 per cento del 2011 al 24 del 2015-16. Anche nel prosieguo della storia dei vaper i liquidi al tabacco non sono i più utilizzati. Al momento dello studio i fruttati erano utilizzati dal 73,9-82,9 per cento dei partecipanti, quelli che richiamavano dolci e dessert dal 63,5 -68,5 per cento, quelli al gusto di caramelle o cioccolato dal 48,7-53,4 per cento. I liquidi al tabacco o al mentolo, che prima del 2013 erano i più utilizzati per smettere, al momento dello studio erano rispettivamente al quinto e al sesto posto fra quelli più utilizzati. Dunque, lo studio conclude, “aumenta il numero di utilizzatori di sigaretta elettronica americani adulti, passati completamente dal fumo al vaping, che hanno iniziato con aromatizzazioni non tabaccose e che nel tempo sono passati da liquidi al gusto di tabacco a liquidi non tabaccosi”. Per questo, conclude lo studio citando espressamente le misure al vaglio della FDA, limitare l’accesso dei gusti dei liquidi può scoraggiare i fumatori dal passare all’elettronica.

Inghilterra, il nesso fra uso di sigarette elettroniche e calo dei fumatori

Dopo i numeri, arrivano anche le interpretazioni. Le autorità sanitarie britanniche festeggiano giustamente i dati del rapporto “Statistics on smoking” pubblicato ieri, che dimostrano una diminuzione costante del numero dei fumatori in Inghilterra. Qui nel 2017 i fumatori erano 6,1 milioni, il 14,9 per cento della popolazione, al di sotto della media del Regno Unito (15,1 per cento). È un successo che mette il Paese, ancora una volta, al secondo posto fra gli Stati europei per minor numero di fumatori, secondo solo alla Svezia. Questi successi non sono, però, frutto del caso o di una particolare congiuntura astrale verificatasi nei cieli dell’estremo nord-ovest del Continente europeo. Sono figli di una precisa e coraggiosa politica antifumo, basata sulla concretezza e sulla scienza, che ha portato le istituzioni sanitarie ad abbandonare posizioni moralistiche e ideologiche per puntare decisamente sulla riduzione del danno. In Gran Bretagna si è scelto il bene invece del meglio e, una volta individuata una strada, la si percorre con decisione e senza ipocrisie. Da alcuni anni a questa parte, la sanità britannica ha scelto di sostenere e promuovere attivamente la sigaretta elettronica, assumendo il ruolo di guida e di punto di riferimento per tutti quei Paesi che credono nella riduzione del danno e per le associazioni e gli individui che conducono battaglie più o meno solitarie in Stati, come l’Italia, in cui vige un esasperato principio di massima precauzione. Il confronto con il nostro Paese, è inutile nasconderlo, è impietoso. Dopo anni in cui la situazione rimaneva in stallo, l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità ha segnalato per la prima volta un leggero aumento dei fumatori, che ora sono 12,2 milioni, esattamente il doppio di quelli inglesi. Eppure le istituzioni non fanno autocritica, sembrano accettare questi insuccessi come uno scherzo del destino cinico e baro, rimanendo tetragone nelle loro convinzioni. Gli strumenti di riduzione del danno, come la sigaretta elettronica, non hanno cittadinanza nelle strategie del Ministero della salute e vengono, anzi, demonizzate e disincentivate, mentre si continua a puntare tutto sui centri antifumo (che fanno numeri purtroppo trascurabili) e su campagne pubblicitarie che, onestamente, non comunicano niente a nessuno. In Gran Bretagna, invece, il nesso fra diffusione delle ecig e calo dei fumatori è evidenziato e celebrato. Lo dice chiaramente anche Public Health England in un articolo che illustra di dati del rapporto, pubblicato ieri sul suo sito. In Inghilterra gli utilizzatori di sigaretta elettronica sono circa 2,5 milioni, oltre la metà di questi, il 51 per cento, ha completamente smesso di fumare, mentre il 45 per cento è dual user. Ma da questi numeri si evince anche altro. Intanto emerge un dato importante: sono 770mila le persone che hanno smesso sia di fumare che di svapare, cioè coloro per i quali l’ecig è stata uno strumento di transizione. È poi importante notare come la percentuale di vaper abituali che non era già fumatore è un trascurabile 0,4 per cento. Dunque il timore che il vaping attiri i non fumatori non pare trovare riscontro nella realtà. L’atro dato rilevante riguarda l’età dei vaper: i gruppi in cui l’utilizzo è più alto sono fra i 25 e i 34 anni e fra i 35 e i 49, con una prevalenza generale degli uomini sulle donne. Dati che dovrebbero tranquillizzare chi prefigura un’epidemia di vaping fra i minori o fra i non fumatori. L’Inghilterra ci dimostra che dove si cerca di fare una giusta informazione sul vaping, i numeri parlano chiaro: si ricorre all’ecig per smettere di fumare, spesso ci si riesce e qualche volta si smette anche di svapare. E, di conseguenza, il numero dei fumatori diminuisce. (Foto di copertina: Public Health England)

Inghilterra: aumentano gli svapatori, diminuiscono i fumatori

L’Inghilterra festeggia un calo di circa 1,6 milioni di fumatori fra il 2011 e il 2017. È quanto emerge dal rapporto “Statistics on smoking, England: 2018” pubblicato oggi da NHS Digital, il servizio del Sistema sanitario nazionale. Più precisamente i fumatori sono passati dai 7,7 milioni del 2011 (il 19,8 per cento degli adulti) ai 6,1 del 2017 (il 14,9 per cento). È la prevalenza di fumatori più bassa di tutto il Regno Unito dove è in media del 15,1 per cento, con l’Irlanda del Nord che si aggiudica il non invidiabile primato del 16,5 per cento di fumatori. Questa diminuzione si rispecchia ovviamente sul numero delle morti per malattie fumo-correlate. Se ne registravano 83.400 nel 2006, mentre nel 2016 erano diventate 77.900: un calo del 7 per cento. Il fumo resta comunque responsabile del 20 per cento di tutte le morti per gli uomini e del 12 per cento per le donne. Il maggior numero di fumatori si riscontra nella fascia di età fra i 25 e i 34 anni (20 per cento), mentre sono gli over 65 a registrare la prevalenza più bassa (8 per cento). Nel 2016 si dichiarava fumatore anche il 6 per cento dei minori fra gli 11 e i 15 anni; era il 22 per cento nel 1996. Sono dati certamente confortanti per le autorità sanitarie inglesi e che suggeriscono che la via intrapresa è quella giusta. La statistica fornisce anche dati sull’uso della sigaretta elettronica che, come sappiamo, in Inghilterra ha la benedizione delle istituzioni della salute. Nel 2017 la prevalenza dei vaper è al 5 per cento, in crescita di 4 punti percentuali rispetto al 2014. I maggiori utilizzatori hanno fra i 25 e i 34 anni (l’8 per cento) e fra i 35 e 49 (7 per cento). Il 48 per cento dei vaper dichiara di usare l’ecig come strumento per smettere di fumare. Nel 2016 il 25 per cento di minori dichiarava di aver provato la sigaretta elettronica. In netto calo, invece, gli aiuti per la cessazione con ricetta, cioè i farmaci. Nel 2017/18 ne sono stati forniti 860mila; un calo vistoso dai 2,56 milioni del 2010/11. Dunque non si può dire che il calo dei fumatori sia da attribuire a queste metodologie, mentre appare evidente come la crescita dell’uso dell’ecig e la diminuzione dei fumatori vadano di pari passo.

Il cuore del vaping in aiuto dei bambini con la sindrome di Sandhoff

Mattia Fagnoni era un piccolo guerriero affetto da una rara malattia genetica, la sindrome di Sandhoff. È una patologia per cui non esiste ancora cura e che pregiudica lo sviluppo del sistema nervoso e del corpo, condannando chi ne è affetto ad uno stato semi-vegetativo. Mattia non c’è più, ma chi gli ha voluto bene non ha smesso di lottare. Attraverso una onlus, infatti, l’Associazione Mattia Fagnoni organizza mostre, eventi e altre iniziative per raccogliere fondi e aiutare i bimbi affetti da malattie genetiche e le loro famiglie. E il settore del vaping, che ha più volte dimostrato di avere un cuore grande e sensibile, ha scelto di organizzare una lotteria solidale che scadrà il 6 luglio per contribuire alle battaglie della Onlus. In premio, oltre alla soddisfazione di aver fatto qualcosa di buono, ci sono gli ultimi 11 aromi prodotti dall’azienda De Oro, sempre presente quando si tratta di beneficienza. Partecipare è molto semplice e costa solo 1 euro a biglietto (ma non c’è limite al numero di ticket che si possono acquistare). Basta collegarsi al sito della Onlus Mattia Fagnoni, effettuare via PayPal il pagamento relativo ai biglietti che si vogliono acquistare e poi postare lo screenshot dell’avvenuta transazione sulla pagina Facebook o canale Youtube di uno dei quattro gruppi che aderiscono all’iniziativa. Ogni gruppo effettuerà la sua estrazione e assegnerà il suo premio, quindi ci saranno quattro vincitori. Come detto, la lotteria scade il 6 luglio alle 20.30, gli screenshot vanno postati sui gruppi Facebook di Quelli dello Svapo, Svapo Family e I curiosi dello svapo, oppure sul canale Youtube H0mer78. Non è possibile postare lo stesso screenshot su più di un gruppo. I fondi raccolti serviranno a regalare una vacanza al mare, con tutta l’assistenza necessaria, ai piccoli affetti dalla sindrome di Sandhoff e alle loro famiglie. Un grande risultato con uno sforzo economico davvero minimo.

Francia, iniziativa pilota: mille sigarette elettroniche in carcere

Per la prima volta la sigaretta elettronica entra in carcere francese. Accade nel penitenziario di Caen dove ieri sono state distribuite ai detenuti fumatori circa mille ecig. L’iniziativa è stata resa possibile grazie a una collaborazione fra l’associazione La vape du coeur e il Centro ospedaliero di Caen, decisi a dare una possibilità di liberarsi dalla schiavitù del tabacco anche a chi è ristretto fra le mura di un carcere. Una azione concreta per l’associazione francese nata nel 2014 che ha come scopo quello di offrire la possibilità di smettere di fumare con il vaping anche a chi ha mezzi economici troppo scarsi per affrontare la spesa di una sigaretta elettronica. La Vape du coeur, grazie alle donazioni di singoli o di negozi, è riuscita a portare l’ecig agli indigenti, ai senzatetto, a quelli che raccolgono i mozziconi di sigaretta per strada. Ed oggi è la prima a portare l’ecig anche ai detenuti francesi. Unico limite imposto all'iniziativa: le sigarette elettroniche non devono essere dotate di attacco Usb per motivi di sicurezza. L’iniziativa è stata preceduta da momenti informativi, in cui sono stati spiegati i vantaggi del passaggio al vaping, ed ha coinvolto non solo i detenuti, ma anche una trentina di agenti penitenziari che si sono fatti tentare dall’elettronica. Il progetto è destinato probabilmente a svilupparsi, visto che l’Agenzia regionale della salute della Normandia ha messo a disposizione 50mila euro per sostenerlo. Questi fondi andranno a coprire interventi complementari – come spiega la dottoressa Marie Van Der Schuerer al quotidiano Actu France – per i forti fumatori che, oltre alla sigaretta elettronica, possono avere bisogno anche di terapie di sostegno per liberarsi dal fumo. Il sistema carcerario francese, dunque, sembra pronto ad aprire le porte alla sigaretta elettronica e si avvia a seguire l’esempio del Regno Unito. Qui, dopo diversi progetti pilota svoltisi in vari istituti penitenziari del Paese, si è trovato nel vaping un alleato senza controindicazioni per mantenere nelle carceri il divieto di fumo senza incidenti. Proprio questa settimana sono stati resi noti i dati relativi alle carceri britanniche, dove 33mila detenuti utilizzano la sigaretta elettronica e le vendite di ricariche o di hardware nei negozi dei penitenziari toccano i 65mila pezzi alla settimana. Chissà se l’esperimento francese nel carcere di Caen servirà a dare nuova spinta anche all’Italia. Qui nell’agosto del 2016, la radicale Rita Bernardini si fece portavoce di un’istanza per introdurre l’ecig negli istituti di detenzione italiani e riuscì ad avere il supporto del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e, successivamente, il via libera del Ministero della salute. La questione si è però arenata sui dettagli tecnici – che tipo di device usare, con che tipo di ricariche, ecc – e lì è rimasta ferma. Anche se, in fondo, basterebbe ripercorrere la strada di Paesi che hanno già affrontato questi problemi e vi hanno trovato una soluzione.