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Sigarette elettroniche, 9 europei su 10 vogliono normativa sganciata dal tabacco

La Commissione europea ha reso noti i risultati della consultazione pubblica sui prodotti del tabacco e degli strumenti di riduzione del danno in vista di una probabile tassazione armonizzata. Hanno partecipato 11.410 cittadini europei che hanno così potuto esprimere il loro pensiero sulla futura revisione normativa del comparto. Secondo l'analisi statistica, la risposta degli europei non lascia spazio a dubbi: l'88,9% degli intervistati ritiene che lo svapo non sia un prodotto del tabacco. Massiccia l'adesione dei cittadini tedeschi (4.883 partecipanti) che rappresentano il 42,8% delle risposte, anticipando di molto gli spagnoli (13,8%) e e i francesi (9,7%). È triste osservare come la partecipazione italiana non abbia superato le 300 persone. Un dato che sottolinea ancora una volta come la partecipazione diretta nel nostro Paese sia un concetto che si esprime a parole ma poi nei fatti viene disertata. Nonostante le centinaia di gruppi social e la continua diffusione dell'appello alla partecipazione effettuato da varie associaizoni di settore, probabilmente l'utente medio italiano non riesce a cogliere l'importanza di far sentire la propria opinione alle istituzioni che delineeranno il percorso normativo. Salvo poi lamentarsi se la propria opinione ex post non viene presa in considerazione. Altrettanto triste è notare come la petizione online lanciata da 16 associazioni europee ha raccolto circa 50 mila firme, numero che però nei fatti e nel concreto non è servito a nulla se tale adesione non viene utilizzata per partecipare alle consultazioni ufficiali dell'Unione europea.

La Lega interroga il ministro Grillo: "Cosa pensi della sigaretta elettronica?"

Da sempre l'Italia ha guardato al settore del vaping come ad una mucca da mungere, un settore portatore di introiti dove l'interesse erariale prevale su qualunque altro argomento. Invece in Europa il dibattito è tutto incetrato sulla salute e sui livelli di riduzione del danno che gli strumenti di nuova generazione possono garantire rispetto al tabacco tradizionale. Nella scorsa legislatura sono state ben sette le interrogazioni parlamentari rivolte all'allora Ministro alla salute Beatrice Lorenzin, interrogazioni che però per sei volte hanno ottenuto risposta in aula dai sottosegretari all'economia. Sei indizi che provavano il disinteresse dell'esecutivo verso gli strumenti a rischio ridotto. La diciottesima legislatura è contraddistinta da un governo a tinte giallo-verdi, Lega e Cinquestelle, due movimenti che a parole si sono sempre dimostrati molto vicini e solidali con gli operatori del vaping, oppressi - anche a loro detta - da fiscalità e da norme proibizionistiche. Nonostante tutto questo, nonostante i tentativi, ancora nulla si è mosso. Probabilmente qualcosa accadrà in sede di legge di bilancio, occasione consona per rimettere mano al comparto e per sganciarlo dagli errori passati. Intanto, il prossimo 1 ottobre, Ginevra ospiterà l'ottava edizione della Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco, nell'ambito del primo trattato internazionale sulla salute pubblica adottato dall'Organizzazione mondiale della sanità, ovvero il più importante incontro formale ad alto livello tra istituzioni, organismi multilaterali e organizzazioni internazionali. L'Italia sarà presente con una delegazione del Ministero della salute, la stessa che proprio oggi dovrà votare in sede europea la posizione assunta dall'Unione. Le indiscrezioni dicono che il voto italiano sarà pesantemente influenzato dagli indirizzi dettati dall'Oms, che vede anche nella sigaretta elettronica un ipotetico pericolo per la salute pubblica. Tesi che contrasta con la posizione di molti altri Paesi europei, dove invece la riduzione del danno è legata a doppio filo con lo sviluppo e il sostegno dei vaporizzatori personali. Proprio in ottica di riduzione del danno, l'onorevole Rossana Boldi (Lega) ha presentato una interrogazione rivolta al ministro Grillo per sapere quale sarà la posizione dell'Italia in sede di Cop8. "Negli ultimi anni - dice Boldi - vi è stata una crescente attenzione da parte degli Stati membri allo sviluppo e alla promozione degli strumenti per la riduzione dei danni fumo-correlati, sia per quanto riguarda le sigarette elettroniche che per le tecnologie legate ai prodotti di nuova generazione. Si vedano, ad esempio, gli interventi del Governo inglese che promuove le policy pro-vaping all'interno del Tobacco Control Plan". E continua: "I prodotti di nuova generazione e le sigarette elettroniche rappresentano un importante settore su cui anche la nuova maggioranza Lega e Movimento 5 Stelle si è più volte espressa prevedendo anche nel contratto di Governo una misura dedicata volta a correggere alcune criticità legate alla tassazione". Anche per questo, Boldi chiede al ministro "se il Governo non ritenga che le posizioni assunte dalla Commissione europea possano dar luogo a criticità, viste le posizioni italiane espresse e rappresentare una controtendenza rispetto ai recenti sviluppi nazionali ed europei in tema di riduzione del danno" e "quale posizione il Governo intenda adottare nell'ambito della prossima Conferenza delle parti COP8". La speranza è che si possa finalmente ascoltare la risposta dalla voce di un Ministro della salute e non da un rappresentante dell'economia.

Sigarette elettroniche, anche Anafe si appella all’Oms: "Retromarcia sui divieti"

L'industria e le associazioni del vaping internazionali si uniscono e si mobilitano per sensibilizzare l'opinione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sugli strumenti di riduzione del danno. Anche Anafe-Confindustria partecipa all'iniziativa promossa a livello internazionale affinché l’Oms riveda le sue posizioni in materia di regolamentazione dello “svapo”: una vera e propria call to action lanciata da Ukvia, l’associazione delle aziende del Regno Unito, alla quale si sono unite le associazioni di Nord America, Europa, Asia e Australasia con l’obiettivo di rivedere le attuali e discordanti politiche in tema di salute pubblica a livello globale. L’occasione è la riunione del Tobacco Control Group, che si terrà nel corso dell'ottava sessione della Conferenza delle Parti (Cop8) in programma a Ginevra dal 1 al 6 ottobre. Obiettivo del meeting sarà l’analisi delle linee guida internazionali sui dispositivi elettronici da inalazione contenenti nicotina, come appunto le sigarette elettroniche. Pur avendo riconosciuto le potenzialità delle sigarette elettroniche ai fini della lotta al tabagismo, nel 2016 il Tobacco Control Group dell'Oms si è espresso a favore della possibilità per gli Stati di vietare completamente i prodotti dello svapo, come parte di una più ampia azione di contrasto. Una posizione che va in direzione opposta a quella seguita dagli Stati membri dell’Organizzazione, in particolare dal Regno Unito e Nuova Zelanda che si sono espressi a favore della ecig come strumento sostitutivo della sigaretta tradizionale in un’ottica di riduzione del rischio. Altri Paesi inoltre - come gli Emirati Arabi Uniti, Filippine e Australia - stanno attualmente valutando l’ipotesi di abolire i divieti sullo svapo. La call to action è stata dunque avviata anche in relazione all’eventualità che la posizione dell’Oms possa compromettere i risultati raggiunti proprio da quei Paesi che hanno aperto allo svapo, introducendo nuovi potenziali divieti. Anche i consumatori ritengono la posizione del Tobacco Control Group dannosa non solo in termini di salute pubblica ma di fatto incomprensibile, se si considera che parte delle imposte da loro versate contribuiscono a finanziare un’organizzazione che non li vede partecipi nella definizione delle politiche. “Siamo orgogliosi – ha detto il Presidente di Anafe Confindustria, Umberto Roccatti – di difendere, anche in questa occasione, il settore delle sigarette elettroniche che rappresentano un’alternativa meno dannosa rispetto alle sigarette tradizionali. Siamo disponibili a collaborare con le autorità dell’Oms affinché le decisioni che saranno adottate a Ginevra rispecchino dati oggettivi e il buon senso. Per quanto riguarda l’Italia, l’auspicio – aggiunge Roccatti – è che in vista delle prossime attività legislative e regolatorie in tema di fumo elettronico, Governo e Parlamento tengano conto di una realtà, come il settore delle ecig, che in Italia dà lavoro ad oltre 20 mila persone tra occupati diretti e indiretti. In questa prospettiva, alla luce di quanto definito nello stesso contratto di Governo dal premier Giuseppe Conte e dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, mentre il nostro Paese sembra andare nella direzione di un riconoscimento, anche per legge, del rischio ridotto quale politica di sanità pubblica da attuare anche attraverso la riduzione del peso fiscale sulle ecig, il rischio è che le conclusioni della Cop8 vadano nella direzione esattamente opposta, limitando in modo significativo i nuovi prodotti”. Attraverso la call to action i firmatari esortano il Tobacco Control Group dell'Oms a considerare il vaping come parte di una più ampia strategia di riduzione del rischio, fare retromarcia sulle precedenti posizioni in materia di divieti e invitare i singoli Stati a regolamentare separatamente i tradizionali prodotti del tabacco e quelli del fumo elettronico di nuova generazione senza combustione. Le associazioni firmatarie della call to action sono: ANAFE - Confindustria - Italia; Asian Vape Association (AVA) - Asia; Australian Taxpayers' Alliance (ATA) - Australia; Australian Vaping Advocacy, Trade and Research (AVATAR) - Australia; Canadian Vaping Association - Canada; Global Vaping Standards Association (GVSA) - USA; France Vapotage - Francia ; Koora Elektronické Kouřeni (KELK) - Repubblica Ceca; Malaysia E-Vaporizers and Tobacco Alternatives (MEVTA) - Malesia; Philippine E-Cigarette Industry Association (PECIA) - Filippine; Udruga Korisnika Osobnih Isparivača (CROHM) - Croazia; Vape Business Ireland (VBI) - Irlanda; Vaping Trade Association of New Zealand (VTANZ) - Nuova Zelanda; Verband des eZigarettenhandels (VdeH) - Germania.

Il mercato delle sigarette elettroniche tra hybris e nemesis

(tratto dalla rivista cartacea Sigmagazine#10 settembre-ottobre 2018) Ogni peccato di hybris, il topos greco che traduciamo con tracotanza o superbia, ha come conseguenza la sua nemesis, cioè la vendetta degli dei. Nei Persiani di Eschilo, Serse viene punito con la disfatta di Salamina per aver provato a espandere i confini del suo impero, imponendo il giogo della servitù ad Atene. Con le dovute proporzioni, e coscienti che scendiamo a un livello troppo basso perché se ne occupino gli dei, è accaduta la medesima cosa alla gestione politica della sigaretta elettronica, punita per la sua hybris con una serie di cadute clamorose. Se preferite, senza scomodare la tragedia greca, torna utile il proverbio "chi troppo vuole nulla stringe". L'emendamento proposto dalla Lega a luglio in fase di discussione del Decreto Dignità avrebbe liberalizzato il mercato del vaping, ridando ossigeno a centinaia di aziende e commercianti. Le premesse c'erano tutte. E invece si è messo di traverso il regolamento della Camera dei Deputati: non si possono presentare emendamenti che non siano direttamente collegati all'oggetto del Decreto. Ovvero il lavoro. Sì, si dirà, ma rimettere mano al comparto del vaping significa rilanciare una fetta di economia che in questi ultimi mesi sta soffocando. Ma non era quella l'occasione giusta. L'emendamento avrebbe previsto di togliere le competenze di responsabilità e controllo ad Aams e quindi avrebbe favorito soltanto indirettamente il rilancio del mercato. Ecco che torna il peccato di hybris e la sua nemesis. Guardiamoci in faccia e diciamocelo senza giri di parole: negli ultimi anni si è esagerato. Nicotina posta in palio nelle lotterie, gare a chi fa la nuvola più grande, sotterfugi al limite della legalità. Il settore del vaping - e lo ripetiamo sottovoce - nel momento di massima espansione ha mostrato anche una sorta di immaturità. Vuoi per l'improvviso successo, vuoi per una sorta di sfida al concorrente, qualcuno ha esagerato, peccando di hybris. E allora vogliamo pensare che a luglio sia intervenuta la sua nemesis: un cavillo tecnico ha lasciato tutto così come stava. Non scomodiamo direttamente la dea Nemesi, ci mancherebbe, in altre faccende sicuramente affaccendata. Ma forse qualche suo emissario l'ha tenuta informata. Ed ecco allora che dalla possibilità di avere tutto, il vaping è mestamente rimasto laddove stava. Le punizioni divine servono da monito e insegnamento. In queste settimane qualcos'altro potrebbe accadere e potrebbe essere la volta buona. Ma occorre fare attenzione: lo sguardo di Nemesi può calare sul vaping da un momento all'altro.

Sigarette elettroniche, "Imposta ridotta e poi riforma normativa"

Quale futuro per le sigarette elettroniche in Italia? Era questo il tema dell'incontro che si è svolto all'Hotel Radisson Blu, organizzato dall'associazione europea dei consumatori Consumer Choice Center. A differenza degli analoghi incontri organizzati nelle maggiori capitali europee, che sono stati incentrati sulla salvaguardia della salute e sulle posizioni dell'Organizzazione mondiale di sanità, l'appuntamento italiano è stato appositamente modificato mettendo al centro del dibattito il mercato e la situazione fiscale. Autorevole il parterre e, fatto ancora più interessante, non già coinvolto in confronti o interlocuzioni passate. La formula della tavola rotonda ha dato modo al pubblico di confrontarsi direttamente con i relatori che, di volta in volta, hanno esposto le loro posizioni o accolto gli spunti della platea. Dopo l'intervento iniziale dell'organizzatore Luca Bertoletti, Daniele Capezzone ha incentrato il suo intervento sulla necessità di liberare il settore dall'ingerenza dello Stato: "Quando lo Stato interviene con manovre fiscali che tendono ad aumentare i prezzi si ha un solo risultato: rilanciare il mercato clandestino e l'illegalità. Lo strumento fiscale non può essere usato come un martello etico volto a premiare o a punire i comportamenti dei cittadini".Capezzone ha però sottolineato di avere notato "un cambio di rotta sin da questa estate, quando si è tentato in sede di Decreto Dignità di aiutare il comparto ma un cavillo regolamentare ha interrotto la riforma". "Invito tutti ad un sano confronto - ha concluso - e a non mollare, perché in fase di legge di bilancio vedo grandi opportunità". ". Un po' più cauto l'onorevole Alessandro Colucci, componente della Commissione attività produttive e dell'Ufficio di presidenza della Camera dei deputati: "Occorre intervenire presto con un intervento mirato a far riprendere il mercato. L'ipotesi potrebbe essere un immediato ritocco al ribasso dell'imposta di consumo per poi poter intervenire con più tranquillità alla riforma intera del comparto. È però fondamentale che la politica e le istituzioni possano confrontarsi con un soggetto unitario che possa portare avanti istanze generali". Stessa posizione espressa anche da Carolina Pellegrini (componente del Cda dell'Istituto Tumori di Milano) e da Giacomo Bandini (direttore generale del think tank Competere). "Quando si parla di scienza e medicina - ha commentato Pellegrini - occorre farlo con cognizione di causa. Per questo è necessario avere in mano evidenze scientifiche che dicano con chiarezza e una volta per tutte l'eventuale livello di nocività della sigaretta elettronica e dei riscaldatori di tabacco. Questi due strumenti riducono il danno ma non si può dire che non siano innocui. Certamente sono molto meno nocivi del tabacco combusto. Il Centro Tumori di Milano si mette a disposizone per colmare questa lacuna e fornire dati reali sulla base della scienza". Anche Giacomo Bandini ha sottolineato l'opportunità di creare un unico grande contenitore che possa rappresentare le richieste della filiera, così da facilitare anche l'incontro e il confronto con l'interlocutore istituzionale. "Sono un vaper - ha spiegato Bandini - e per questo ancora più  amareggiato per quanto è accaduto e sta accadendo in Italia. Si è posto l'interesse erariale al di sopra di quello sanitario. Credo che finalmente siano maturi i tempi per far capire alle istituzioni l'errore che è stato fatto in passato. Abbassare sin da subito la tassa serve per rilanciare il mercato dei liquidi pronti e per creare i presupposti per riparlare di come ri-normare il settore sulla base di conoscenze molto più ampie rispetto all'improvvisazione utilizzata finora". In sala è circolata anche l'ipotesi di creare un intergruppo parlamentare. Esperienza già vissuta e che, francamente, non ha dato alcun i risultati attesi. La tavola rotonda era aperta a chiunque avesse voluto intervenire. Oltre ad alcune multinazionali del tabacco e le maggiori società di consulenza lobbistica, erano presenti soltanto due rappresentanti della filiera del vaping: Antonella Panuzzo (presidente UniEcig) e Mosè Giacomello (presidente Vapitaly).  "Sono stata piacevolmente stupita - ha commentato Panuzzo a conclusione dell'incontro - dalla varietà di argomenti che sono emersi dalla tavola rotonda promossa da Consumer Choice Center. Ampio e costruttivo il dibattito tra le parti presenti, clima di apertura e curiosità verso un settore che ha ancora tanta strada da fare affinché venga riconosciuta la libertà di diffondere e promuovere nelle sedi opportune la sigaretta elettronica, un prodotto a rischio ridotto che serve per contrastare i danni del tabagismo, non un prodotto da tassare e vessare. Appuntamenti di questo tipo servono soprattutto per continuare a far parlare a livello istituzionale, e con interlocutori nuovi, di noi e del nostro settore. Anche per questo sono rimasta sorpresa di non aver visto nessun'altra associazione del vaping presente in sala".