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Sigaretta elettronica compromette cellule polmonari? "Lo studio è inverosimile"

Sta facendo molto discutere uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Thorax secondo cui le sostanze contenute all'interno dei liquidi di ricarica per sigarette elettroniche possono compromettere le funzioni immunitarie di alcune cellule che si trovano nei polmoni. A distanza di qualche giorno, arriva la risposta della comunità scientifica che sembrerebbe smontare i risultati evidenziati, soprattutto in relazione alla metodologia utilizzata che non riprodurrebbe condizioni verosimili. "Come è accaduto anche per altri studi - commenta Massimo Caruso docente dell’Università degli Studi di Catania ed esperto di asma e immunologia della Lega Italiana Anti Fumo - ci troviamo di nuovo di fronte all’impossibilità di tradurre i risultati di uno studio nella realtà dell’utilizzo quotidiano della sigaretta elettronica. La necessità di seguire protocolli standardizzati e ben definiti per la generazione del vapore risulta di nuovo evidente. L’esposizione per 24 ore al condensato del vapore di e-cig, ad esempio, è lontanissima dalla realtà perchè nessuno svapa ininterrottamente per 24 ore.  I macrofagi alveolari, inoltre, non sono cellule circolanti, bensì residenti nel tessuto polmonare e per avere una reale identificazione degli effetti del vapore di e-cig su di essi bisognava creare un modello di tessuto polmonare per esporli all’effetto diretto del vapore. Insomma - conclude Caruso - sebbene sia positivo l’uso di cellule umane normali, oltre a quelle tumorali, i dati di questo studio appaiono, a nostro avviso, clinicamente irrilevanti".

Sigarette elettroniche, la Svezia ritocca al ribasso i limiti della nicotina

Anche se rimangono legali, i liquidi con livelli di nicotina superiori i 17 mg per millilitro diventano di fatto regolamentati pesantemente. Succede in Svezia che, appellandosi alla classificazione europea di tossicità delle nicotina, occorre avere una specifica autorizzazione non solo per la vendita ma anche per il consumo. Lo rivela EcigIntelligence all'interno dell'apposito report dedicato al Paese del Nord Europa. Come spiega il rapporto, "sembra improbabile che i singoli consumatori siano in grado di acquisire un'autorizzazione per uso personale", dovendosi dunque "accontentare" di utilizzare concentrazioni nicotiniche non superiori ai 17 mg/ml. La dose rappresenta comunque una buona base di partenza per tutti coloro che vogliono smettere di fumare, anche perché di fatto è di soli 3mg/ml inferiori alle prescrizioni della Tpd. La situazione insolita è dovuta al fatto che la nicotina di tale concentrazione è classificata nella normativa europea come tossicità di categoria 3. In base alla legge svedese, questa classificazione impone un apposito permesso sia per la vendita che per l'utilizzo della sostanza. L'Agenzia svedese per le sostanze chimiche ha così spiegato la scelta: "Vogliamo limitare l'uso di prodotti chimici pericolosi nelle nostre case per evitare incidenti, soprattutto tra i bambini". È utile ricordare che la Svezia è l'unico Paese europeo che ha ottenuto la deroga per commercializzare lo snus, il tabacco in bustina da tenere in bocca, considerato un vero e proprio prodotto d'eccellenza nazionale.

Lotta antitabacco, la Francia punta sul prezzo: pacchetto di sigarette a 9,3 euro

Il piano programmatico anti-tabacco di Macron prosegue senza sosta. Da oggi, lunedì 20 agosto, scattano ulteriori rialzi del prezzo delle sigarette. Il prezzo medio del pacchetto da 20  è di 7,90 euro. Si va da un minimo di 7,60 euro ad un massimo di 9,30 euro. Circa la metà delle marche attualmente in commercio hanno un prezzo uguale o superiore ad 8 euro. Il governo ha fissato come obiettivo di raggiungere il prezzo di 10 euro a pacchetto entro il mese di novembre del 2020. La crescita del prezzo dobrebbe indurre i fumatori a ridurre il consumo di tabacco, se non addirittura a smettere di fumare. Nel mese di marzo scorso, quando entrò a regime il primo aumento, le vendite subirono un calo del 20 per cento. In Francia il prezzo delle sigarette è stabilito dal produttore e non dallo Stato come in Italia. Ma l'aumento delle tasse sul pacchetto può incidere sino all'80 per cento, di conseguenza lo Stato francese ha una importante voce sul prezzo finale. Gli introiti erariali derivanti dalla vendita di tabacco in Francia raggiungono i 14 miliardi di euro, di poco inferiori a quelli italiani che garantiscono circa un miliardo in più. Nei mesi scorsi Macron ha avviato un piano di reinserimento per i tabaccai che dovranno fare i conti con la crisi del tabacco, destinando loro un fondo di 100 milioni di euro per la riconversione in negozi di vicinato. Nel frattempo, è nata una catena di tabaccai che ha deciso di specializzare la propria offerta di vendita nei prodotti del vaping.

Pubblicità legale e alleggerimento Tpd: la svolta britannica sulla sigaretta elettronica

Meno regole, maggiore diffusione e sostegno soprattutto da parte del Sistema sanitario nazionale che dovrebbe fornire gratuitamente le sigarette elettroniche. Soltanto in questo modo le sigarette elettroniche potranno soppiantare il tabacco e ridurre drasticamente il numero di malattie e decessi fumo-correlati. Sono in estrema sintesi le conclusioni a cui sono arrivati i parlamentari britannici della Commissione scienza e tecnologia chiamati ad esprimersi al termine di una lunga serie di audizioni sul futuro del vaping in vista della Brexit. Ricordiamo che nei mesi scorsi, la commissione aveva reputato opportuno chiamare in audizione il professor Riccardo Polosa al fine di conoscere le evidenze scientifiche relative la riduzione del danno. I lavori conclusivi della Commissione britannica sono un importante passo in avanti nell’ambito della discussione politica e scientifica che ruota attorno i prodotti del vaping. E, come sempre è successo negli ultimi anni, è il Regno Unito a fare da apripista alle teorie più innovative e progressiste. Secondo la relazione finale della Commissione, “lo svapo è molto meno dannoso delle normali sigarette e le sigarette elettroniche dovrebbero essere rese disponibili su prescrizione per aiutare più persone a smettere di fumare”. E, come se non bastasse, ha anche aggiunto: “Non ci sono prove che le sigarette elettroniche siano un accesso al fumo per i giovani”. Una posizione che contrasta con quanto più volte ripetuto dalle istituzioni sanitarie italiane, facendosi da megafono delle posizioni dell’Oms. Il Regno Unito, invece, per rendersi conto di quanto le sigarette elettroniche potrebbero incidere sulla vita dei propri cittadini, ha voluto approfondire in modo autonomo la questione in seno ad una apposita Commissione parlamentare. Gli esiti, per chi osserva da lontano, sono inaspettati ed invidiabili. Ad esempio, tra le conclusioni, la Commissione ha affermato che è "inaccettabile che un terzo dei Centri per la salute mentale inglesi abbia vietato le sigarette elettroniche all’interno dei loro locali”, quando "il rischio per la salute derivante dai vapori di sigaretta elettronica è assolutamente trascurabile”. I parlamentari hanno chiesto, in particolare: maggiore libertà per l'industria di pubblicizzare le sigarette elettroniche; attenuazione delle normative e delle tasse sulle sigarette elettroniche per riflettere i relativi benefici per la salute; una revisione annuale degli effetti sulla salute delle sigarette elettroniche e dei prodotti non bruciati; dibattiti pubblici di approfondimento sulla riduzione del danno e sulla sigaretta elettronica; possibilità di prescrivere la sigaretta elettronica come ausilio medicale; un ripensamento sui limiti di concentrazione nicotinica e capacità flaconi di ricarica; legalizzazione dello snus, prodotto del tabacco per uso orale, illegale nell’Unione europea ad eccezione della Svezia. Secondo gli ultimi dati, le persone che nel Regno Unito utilizzano le sigarette elettroniche sono 2,9 milioni. Tra questi circa mezzo milione le sta usando per smettere di fumare. Ogni anno decine di migliaia di britannici riescono a smettere di fumare grazie alla sigaretta elettronica.

Sigarette elettroniche, in commercio quasi 200mila prodotti in regola Tpd

Quasi 200mila prodotti del vaping sono stati notificati con successo al portale europeo Eu-Ceg. Per la precisione, sono 185.635 i prodotti sul mercato in linea con la Tpd. Aggiungendo tutti quelli che non necessitano di notifica (accessori, aromi e componenti singole) il numero supera il milione. Le cifre sono aggiornate al mese di luglio. Negli ultimi dodici mesi ci sono state 42mila nuove registrazioni, provenienti da circa 1500 aziende di tutti gli Stati membri. Da quando esiste il portale sono stati invece 39.939 prodotti del tabacco, diecimila soltanto nell’ultimo anno. Un chiaro segnale di come il mercato del vaping stia rapidamento prendendo possesso del territorio europeo: i prodotti del vaping rappresentano infatti l’80 per cento delle notifiche totali immesse nel portale. Interessante anche il dato delle richieste non andate a buon fine: circa l’85 per cento dei prodotti ha ricevuto il niet da parte dell’Unione europea. Su 1,3 milioni di richieste, soltanto poco meno di 200mila hanno ottenuto il via libera. Dopo un periodo di transizione per consentire agli Stati di recepire la direttiva, ora la Tpd è pienamente operativa ovunque. Durante l'incontro, le autorità hanno anche messo sul tavolo ciò che i funzionari dell'UE hanno definito "problemi emergenti" nell'industria delle sigarette elettroniche. Sotto i riflettori, gli aromi da diluire con prodotti a base di nicotina (meglio conosciuti come "mix and vape") e i liquidi contenenti Cbd. Le autorità di Bruxelles stanno avviando i monitoraggi e gli approfondimenti necessari in previsione della nuova revisione della Tpd prevista per il 2021.