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Regno Unito, ennesimo carcere autorizza e vende la sigaretta elettronica

Anche il carcere dell'isola di Jersey autorizza e incentiva l'uso della sigaretta elettronica in carcere. Dopo il positivo esperimento già attuato in alcuni penitenziari britannici, anche la struttura della piccola isola nella Manica ha annunciato di voler autorizzare ed estendere a tutti i detenuti il diritto di utilizzare la sigaretta elettronica. Sin dal 2013 l'amministrazione penitenziaria ha percorso la strada dell'abbandono del fumo sia per i detenuti che per il personale. Il primo passo è stato vietare il fumo all'interno del perimetro protetto e i passaggi comuni, mentre i detenuti potevano fumare nelle celle o nei cortili all'aperto. Pochi giorni fa il ministro dell'Interno, Kristina Moore, ha dichiarato che dal 2019 sarà consentito l'utilizzo della sigaretta elettronica per tutti e in ogni spazio della struttura di La Moye. "Supporteremo la popolazione carceraria - ha spiegato nel corso di una conferenza stampa - offrendo anche servizi di supporto psicologico". Ma ha anche aggiunto: "Consentiremo anche la vendita di dispositivi ai detenuti. Così garantiremo loro uguale possibilità di accesso in generale ai prodotti che, per i fumatori, sono meno dannosi del tabacco e che possano aiutarli a smettere di fumare". Due anni fa anche in Italia si tentò di introdurre la sigarette elettronica nelle carceri. Nonostante l'impegno del direttore nazionale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, su proposta politica della radicale Rita Bernardini, le difficoltà amministrative e burocratiche ne stanno rallentando l'applicazione.

Cannabis light, rivenditori a rischio denuncia per spaccio stupefacenti

Negoziante denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti. È successo a Vieste, in provincia di Foggia, dove la Guardia di Finanza, a seguito di controlli all'interno di un growshop, ha anche sequestrato 19 confezioni di cannabis light. A darne notizia è Dolcevita, testata specializzata del settore diretta da Fabrizio Rondolino. Ai danni del negoziante è stata contestata la violazione dell’articolo 73 del DPR 309/90, ovvero spaccio di sostanze stupefacenti. Nel verbale, riporta Dolcevita,  "i militari hanno dichiarato che i prodotti sequestrati sono da considerarsi a tutti gli effetti sostanze stupefacenti o psicotrope”. Come sottolinea il sevizio, si è trattato di una operazione che potrebbe destabilizzare l'intero mercato della canapa a basso contenuto di thc. Gli sviluppi riguardano da vicino anche molti negozi specializzati in sigarette elettroniche che hanno visto nella commercio di cannabig light una nuova frontiera da esplorare. Le confezioni sequestrate erano della marcha svizzera Mary Moonlight, a cui è stato contestato un contenuto di Thc superiore allo 0,2 per cento così come previsto dalla normativa italiana. In Svizzera, invece, il livello tollerato è sino all'1 per cento. Come ulteriormente considerato da Dolcevita, "qualora il Pubblico Ministero incaricato dovesse sposare la tesi incriminatoria della Finanza potremmo trovarci di fronte a uno spartiacque giuridico che rischierebbe di mettere fuori gioco tutte le aziende del settore che importano canapa dall’estero e potrebbe portare all’incriminazione per spaccio di centinaia di negozianti in tutta Italia, colpevoli solo di aver creduto in buona fede alle “dichiarazioni di conformità” presentate loro dai soggetti produttori".

Spagna, sigarette elettroniche per il terzo anno con segno positivo

Oltre 70 milioni di euro. È il fatturato complessivo del settore delle sigarette elettroniche in Spagna raggiunto l'anno scorso, con un aumento del 28,2 per cento rispetto al 2016. Per il terzo anno consecutivo i dati sono in crescita. I dati sono stati diffusi dall'associazione delle imprese e negozianti di settore Upev. In Spagna sono presenti 400 negozi specializzati che, secondo le stime, impegano 3.200 persone; i consumatori sono invece circa 450mila. Secondo le statistiche, quasi tutti sono utilizzatori unici, hanno cioè abbandonato completamente il tabacco combusto. L'associazione ha attribuito questo importante successo alla formazione e professionalità dei negozianti, oltre al miglioramento della qualità dei prodotti, sia dal punto di vista delle prestazioni che della sicurezza. I dati, sostengono i rappresentanti di Upev , sono "un chiaro segnale che in Spagna sempre più fumatori adulti hanno preso la decisione di sostituire il tabacco con alternative meno dannose". Il futuro però è visto con scetticismo, anche in virtù delle pressanti campagne denigratorie e della normativa volta a contrastare la diffusione della sigaretta elettronica. Upev ha chiesto alle autorità governative e sanitarie di fare un altro passo nella lotta contro il fumo e considerare l'ecig come uno strumento utile alle politiche antifumo. In questo modo, sottolinea, "è necessario abbandonare l'allarmismo infondato e aprirsi ai progressi che, nella lotta al tabacco, si stanno sviluppando in paesi come il Regno Unito, il Canada o gli Stati Uniti". Il presidente di Upev, Arturo Ribes, rimarca infine che occorre guardare con attenzione a quanto accade in Europa, visto che è in fase di elaborazione l'armonizzazione fiscale sui prodotti del tabacco. "L'obiettivo è incoraggiare i fumatori che non riescono a superare la loro dipendenza a passare ad alternative meno dannose. La nuova tassa europea sul tabacco non dovrebbe essere estesa ai vaporizzatori personali perché altrimenti si scoraggerebbe il passaggio all'utilizzo degli strumenti di riduzione del danno. Si continuerebbe a incentivare, cioé, il consumo di tabacco e questo avrebbe gravi conseguenze sulla salute pubblica". Nei giorni scorsi anche la multinazionale Imperial Brands si è dimostrata contraria alla tassazione unitaria di prodotti del fumo e sigarette elettroniche poiché queste ultime non contengono tabacco e dunque devono essere escluse dalla Direttiva fiscale.    

Sigarette elettroniche, “occorre un codice di condotta sul Modello Vapitaly”

Dopo i recenti fatti di Forlì, l'attenzione e la preoccupazione degli operatori del vaping è riversata sul Vapitaly di Verona, la fiera internazionale di settore che il prossimo mese di maggio spegnerà la quarta candelina. Mosè Giacomello, presidente della struttura organizzativa, si dimostra alquanto sereno e tende a rassicurare gli operatori, forte anche delle regole interne di comportamento e delle condizioni generali che da sempre caratterizzano la partecipazione alla fiera. "La scrittura di tali regolamenti - commenta Giacomello - rientra nelle prerogative degli organizzatori. Non rientra invece tra le nostre prerogative, quanto per legge viene demandato agli organi di polizia. In caso di illeciti, l’unica nostra possibile azione è quella di avvertire le forze dell’ordine. Nelle edizioni passate abbiamo sempre cercato di evitare l’insorgere di situazioni che avrebbero potuto mettere a rischio sia il lavoro delle aziende espositrici che il successo della manifestazione". Vapitaly è diventato un punto "di confronto, incontro e approfondimento di settore. Ogni anno partecipano centinaia di aziende, decine tra medici e politici, decine di migliaia di visitatori. La gestione e il coordinamento non può che essere affidata ad uno staff competente e che si occupa della fiera per tutto l'anno a tempo pieno. Prima ancora delle aziende espositrici, è il settore del vaping che viene rappresentato al Vapitaly. Ed è questo l’elemento fondamentale su cui lavoriamo e continueremo a lavorare. Raccontare il settore a chi non ne fa parte ma, in qualche modo, può influirne l’andamento con le sue azioni. Quanto avviene durante il Vapitaly avrà sicuramente, nel bene e nel male, maggior impatto mediatico e politico. Dobbiamo utilizzare questa potenzialità a nostro vantaggio, non contro di noi o, peggio ancora, per ottenerne un vantaggio commerciale". La proposta allargata di Mosè Giacomello prevede di predisporre un Modello Vapitaly da estendere a tutti i livelli del comparto, dall'azienda di produzione al negoziante su strada. "L'attuale situazione legislativa - spiega il Presidente - unita all’incertezza della sua interpretazione, richiede un livello di attenzione mai immaginato fino ad oggi. È lo stesso mercato del vaping che si deve porre delle regole, comuni e largamente condivise, che possano fungere da difesa contro gli attacchi che stiamo subendo in questo periodo. E non possono che essere le associazioni di categoria a farsi promotrici di tali regole. Un codice di condotta quindi, da implementare e rispettare sia durante le manifestazioni fieristiche temporanee che sul mercato quotidiano. Una volontà di dimostrare che operatori e stakeholders vogliono crescere professionalmente e qualitativamente, non invocando regole imposte dall’alto ma grazie ad una forte presa di coscienza del proprio ruolo sociale.