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E-cig, tassa europea: Commissione affida studio a consorzio italiano

La tassazione unitaria europea sui prodotti del tabacco e del vaping parlerà italiano. La Commissione europea ha affidato ad un consorzio bolognese lo studio che dovrà stabilire la struttura e l'importo delle accise armonizzate che probabilmente entreranno in vigore dopo l'emanazione della Tpd3, ovvero la revisione della Direttiva europea tabacchi. Team leader è stato designato Tommasi Grassi del gruppo Economisti Associati di Bologna. L'indagine si concluderà a novembre 2018 attraverso inchieste e interviste con i rappresentanti dei governi degli Stati membri, gli operatori economici, le associazioni delle industrie e dei produttori e gli altri importanti stakeholders di settore. In questi giorni la direzione generale Unione fiscale e doganale della Commissione europea sta contattando le aziende e i rappresentanti della filiera di vaping e tabacco per segnalare l'avvio dell'indagine.

Costituita Anpvu, l’associazione nazionale per i vapers uniti

Una nuova associazione che si pone a difesa e tutela dei consumatori di sigarette elettroniche, dando priorità ai benefici sulla salute. Insomma, mettendo al centro della comunicazione e della mission la riduzione del danno. Si chiama Associazione nazionale per i vapers uniti (Anpvu) alla cui presidenza è stato eletto Carmine Canino. "Vogliamo essere semplicemente un’associazione composta da soli vapers: persone cioè che condividono lo stesso interesse e la stessa passione. Ha come primo obiettivo quello di aiutare i fumatori ad abbandonare il fumo di sigaretta entrando nel mondo dei vaporizzatori personali. Il vaping, quindi, come alternativa al fumo e come grande momento di crescita e di aggregazione". Gli associati avranno il compito di promuovere, anche attraverso il loro esempio personale, la tutela della salute verso i fumatori, soprattutto coloro non convinti della reale validità dello svapo come mezzo efficace e sicuro per smettere di fumare. "Sono oramai migliaia gli studi scientifici che si susseguono nel mondo - prosegue Canino - molti dei quali pubblicati su riviste molto importanti e riconosciute come: The Lancet, The New England Journal of Medicine, British Journal of Medicine, British Journal of Respiratory, che attestano, in maniera oramai incontrovertibile, come i vaporizzatori rappresentino una valida opportunità per vincere la dipendenza dal tabacco e far fronte alle gravi patologie fumo-correlate". "Numerosi sono gli scienziati di tutto il mondo - tra cui gli italiani Tirelli, Polosa, Beatrice nonché il compianto Veronesi - che, attraverso prove scientifiche, si affannano sempre di più a convincere i governi che l’uso dei vaporizzatori personali in alternativa al fumo di sigaretta sia, ad oggi, una vincente strategia di prevenzione che permette di salvare ogni anno dalla morte, secondo i dati dell'Oms, 83 mila persone in Italia, 700 mila in Europa, 6 milioni nel mondo". Anpvu va dunque ad aggiungersi al panorama associativo del vaping italiano già composto da una serie di sigle a tutela dei vari interesse di parte: Anafe, Coiv e Eim per i produttori e distributori; UniEcig, Aise e Anide per i negozianti; Vapit per i consumatori. "Anpvu - continua Canino - condivide e rispetta appieno gli obiettivi delle altre Associazioni già esistenti ed auspica con convinzione una continua interazione con esse per stimolare, tutti insieme, un dialogo costruttivo. Abbiamo sentito l'esigenza di poter contare senza esitazioni su una nuova aggregazione associativa sana e strutturata composta da numerosissimi vapers, escludendo quindi le aziende le società e i negozi". Il direttivo di Anpvu è così composto: Carmine Canino (presidente), Valerio Gareri (segretario amministrativo), Paride Guerra, Ivo Ciliberti, Luigi Majure (tesoriere), Antonio Riccardo Barba (vice presidente), Luigi Faini. La quota associativa annuale come socio ordinario è di 5 euro; 25 euro se si vuole essere soci sostenitori.

Agenzia Dogane Roma, 12 “furbetti del cartellino” indagati per truffa

Dodici dipendenti dell'Agenzia delle Dogane Roma 1 sono indagati per truffa aggravata e falsa attestazione. Con un'operazione condotta questa mattina, i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di applicazione della misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria emessa dal Tribunale di Roma. Secondo quanto ricostruito attraverso pedinamenti e videoriprese, i dipendenti giungevano sul posto di lavoro per poi abbandonarlo poco dopo senza utilizzare il "badge" elettronico. Il Nucleo Operativo della Compagnia Eur e della stazione Garbatella avrebbe rilevato che in alcuni casi gli indagati lasciavano l'Agenzia cedendo il badge a un altro collega che attestava l'uscita al termine dell'orario di lavoro. Per gli investigatori - si legge nel comunicato diffuso dall'agenzia Ansa - questa pratica consentiva agli impiegati di svolgere mansioni private e di intrattenersi in esercizi pubblici risultando comunque in servizio e continuando pertanto a percepire il compenso previsto dal contratto di lavoro. "Durante i mesi dell'indagine avviata nel settembre del 2016 - dicono dalla Compagnia dei Carabinieri - sono state riscontrate 209 ore di lavoro retribuite e non svolte per un danno nei confronti dell'amministrazione di migliaia di euro".

Spagna, Antitrust: “Abolire il monopolio, libertà di vendita online”

No al monopolio, no alle restrizioni online, sì a tassazione limitata ed indiretta. Sono questi i principali punti su cui il governo spagnolo dovrà lavorare e dare priorità in fase di redazione della nuova legge spagnola su tabacco sigarette elettroniche. La Commissione spagnola sul mercato e la concorrenza (omologa al nostro Antitrust), su mandato del Ministero della Salute, ha diffuso le linee guida che il Parlamento dovrà adottare in sede di nuova regolamentazione legislativa. In particolare, si raccomanda al Parlamento di rivedere le seguenti attuali restrizioni: "Divieto di vendita a distanza di sigarette elettroniche - Si raccomanda di analizzare alternative meno distorsive che garantiscano obiettivi di interesse pubblico, come l'utilizzo di meccanismi informatici che garantiscono la verifica dell'età o rafforzano l'applicazione del regime sanzionatorio". "L'esclusività dei tabaccai e dei negozi specializzati per la distribuzione di sigarette elettroniche - In questo modo, altri operatori sono esclusi. Pertanto, il regolatore è incoraggiato a basare la razionalità della misura e ad analizzare altre alternative che promuovono la concorrenza". "Divieto di vendita di prodotti diversi dalle sigarette elettroniche nei negozi specializzati, poiché non è fornita alcuna motivazione alla restrizione". In sostanza, si chiede che le sigarette elettroniche possano effettivamente diventare uno strumento di largo consumo poiché riduce i danni da tabacco e allo stesso tempo consente ai fumatori di utilizzare un dispositivo altamento meno tossico e nocivo delle sigarette tradizionali. La Commissione ha definito le attuale norme sul vaping "non conformi ai principi di necessità e proporzionalità, e questo a danno dei consumatori e degli utenti".

Sigarette elettroniche, errore nella legge riabilita shop online

Una falla nell'ordinamento legislativo potrebbe rimettere in discussione la normativa sul vaping. O perlomeno portare ad una revisione dell'impianto legislativo che dovrà però avvenire in Parlamento. L'emendamento Rotta-Boccadutri ha introdotto il divieto di vendita online di tutti i liquidi, contenenti o meno nicotina, cancellando anche la limitazione destinata alla sola vendita transfrontaliera. A questo scopo si è intervenuti nella riscrittura del comma 11 dell'articolo 21 del decreto 6/2016 di recepimento della Tpd rendendolo così definitivo: "È vietata la vendita a distanza di prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina, ai consumatori che acquistano nel territorio dello Stato". Ma cosa succede se qualcuno vende online liquidi con o senza nicotina in violazione della norma? Occorre leggere il comma successivo, con le sanzioni e i poteri attribuiti ad Aams. E qui la prima sorpresa. La norma dà facoltà all'Agenzia delle dogane e monopoli di comunicare "ai fornitori di connettività alla rete Internet ovvero ai gestori di altre reti telematiche o di telecomunicazione o agli operatori che in relazione ad esse forniscono servizi telematici o di telecomunicazione, i siti web ai quali inibire l'accesso, attraverso le predette reti, offerenti prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide contenenti nicotina ai sensi dell'articolo 62-quater, comma 1-bis del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504". Si parla dunque sempre e soltanto di liquidi contenenti nicotina. Significa cioè che l'oscuramento può essere disposto solo in questo caso, come espressamente dichiarato, ma non per la vendita di liquidi senza nicotina. A riprova di quanto sostenuto, è sufficiente confrontare le sanzioni elencate negli otto commi dell'articolo 25 della Tpd per verificare che non esiste sanzione per la vendita online di liquidi senza nicotina, sia su territorio nazionale che a distanza transfrontaliera. Anche la circolare direttoriale firmata dal Giovanni Kessler e pubblicata lo scorso 15 novembre regolamenta la vendita di prodotti contenenti nicotina "in difetto di autorizzazione o in violazione dell'articolo 21 del decreto legislativo 6/2016". Ovvero il recepimento della Tpd, proprio quello che non è stato modificato dall'emendamento Rotta-Boccadutri. Norberto Bobbio, esimio giurista e politologo, ebbe a dire che "il significato di sanzione attiene all'essenza stessa della norma giuridica, in quanto conseguenza stabilita dall'ordinamento giuridico in caso d'inosservanza della norma stessa. Essa è quindi una “reazione” dell'ordinamento giuridico allo squilibrio prodotto dalla violazione del sistema e adempie, secondo un'autorevole dottrina, alla funzione di “conservazione del sistema". La sanzione giuridica può essere di varia natura, civile, penale, amministrativa, secondo la specificità della norma violata. Una norma giuridica che imponga un comportamento senza stabilire la sanzione nel caso di trasgressione può essere considerata una norma inefficace, che non può cioè trovare pratica applicazione. In termini giuridici si parla di "norma imperfetta", cioé non munita di sanzione. Queste norme, quindi, prevedono un obbligo giuridico, ma non stabiliscono nessuna sanzione nel caso in cui l'obbligo non venga rispettato. Ma come è possibile che sia potuto accadere una simile svista normativa? La risposta, purtroppo, è più semplice di quanto si possa pensare: fretta e approssimazione. Fretta dovuta alle tempistiche dettate dall'approvazione della legge di bilancio; approssimazione dovuta alla scarsa conoscenza della materia da parte dei legislatori. "Non è un fatto isolato - spiega un funzionario degli uffici legislativi della Camera dei Deputati - soprattutto con provvedimenti come la legge di stabilità dove ci sono migliaia di emendamenti. Capita infatti che si interviene per modificare un comma di una legge senza però modificare anche tutti quelli collegati. Si chiama norma imperfetta, cioé pur esistendo un divieto non sono state previste sanzioni. E quindi è come se quel divieto non esistesse. Se il legislatore volesse porre rimedio dovrà intervenire con un provvedimento di dignità pari o superiore". La norma di legge non può essere modificata attraverso una circolare dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Occorre un decreto governativo d'urgenza o un provvedimento parlamentare. Con le Camere sciolte e con i ministri in piena campagna elettorale, appare difficile pensare che vorranno mettervi mano proprio in queste settimane. È più probabile che rimanga aperta la falla normativa che, ad oggi, consentirebbe ai siti online italiani di tornare a vendere almeno i liquidi senza nicotina. ©diritti riservati Best edizioni

Sigarette elettroniche, l’Unione europea rimanda l’imposta unica

La Commissione europea ha diffuso il report conclusivo sulla fattibilità di una tassazione armonizzata su tabacco e sigarette elettroniche. Vista la recente introduzione della Tpd e la conseguente approssimazione dei dati, la commissione ha ritenuto opportuno far slittare di un paio di anni l'introduzione della tassazione. Sarà, dunque, determinata in fase di revisione della direttiva europea che avverrà nel 2019. È importante sottolineare che la Commissione ha un velato atteggiamento di sostegno nei confronti del vaping, tant'è che, pur suggerendo di trovare una tassazione unitaria, considera importante che questa sia sostenibile e che non vada ad intralciare il progresso del device di riduzione del danno. "Si stima - si legge sul documento - che l'ipotetica perdita di accise causata dalla sostituzione tra sigarette tradizionali e nuovi prodotti, comprese le sigarette elettroniche, sia inferiore al 2,5% (2 miliardi di euro) delle entrate totali delle accise sulle sigarette. Un'aliquota fiscale positiva potrebbe portare approssimativamente 0,3-0,5 miliardi di euro per i bilanci degli Stati membri, sebbene si prevedano difficoltà nell'attuazione. Queste cifre devono essere prese con molta cautela perché gli effetti completi delle norme della direttiva sui prodotti del tabacco, che è entrata in vigore il 20 maggio 2016, sono ancora sconosciute in particolare sui piccoli produttori". La relazione della commissione cita nove Stati che, al momento, hanno introdotto una tassazione sui prodotti del vaping. Ovviamente c'è l'Italia. Gli altri Paesi sono: Portogallo, Slovenia, Romania, Lettonia, Ungheria, Finlandia, Croazia e Grecia. È evidente come la tassazione sia stata introdotta per fare cassa da parte degli Stati che attualmente vivono un periodo di crisi e difficoltà. La scelta del governo italiano fa dunque molto riflettere sul reale stato delle casse erariali. La Commissione europea, infine, sostiene la raccomandazione di affidare ad uno studio esterno la raccolta di dati accurati per colmare il divario informativo in essere tra i vari Paesi membri. "I dati attualmente disponibili - dicono dalla Commissione - non forniscono prove sufficienti a sostegno di una proposta per un approccio armonizzato per la tassazione delle sigarette elettroniche".  

Sigarette elettroniche e riscaldatori: 48 miliardi di dollari entro il 2023

Secondo il rapporto pubblicato da P&S Market Research, si prevede che il mercato globale delle sigarette elettroniche raggiungerà un valore di 48 miliardi di dollari entro il 2023. Secondo la società di analisi, a trainare il mercato però non saranno i vaporizzatori ma i cosiddetti riscaldatori, ovvero i prodotti a rischio ridotto che utilizzano tabacco. Mentre le sigarette elettroniche si attesteranno su risultati ormai consolidati, i riscaldatori avranno più ampio margine di crescita. Tutte le multinazionali, infatti, da tempo hanno puntato su questo prodotto. Pur evidenziandone la differenza, P&S Market Research ha inserito nello stesso paniere sia le sigarette elettroniche che i riscaldatori poiché pur essendo due modi differenti di assumere nicotina, entrambi riducono i rischi da combustione da tabacco. E i movimenti industriali fanno prevedere che l'attenzione verso questi strumenti sarà sempre più alta. Philip Morris da tempo ha lanciato un nuovo slogan societario: Per un mondo senza fumo"; BAT nei mesi scorsi ha completato l'acquisizione di Reynolds American Inc. per potenziare il proprio portafoglio di prodotti alternativi al tabacco combusto e recentemente ha mostrato interesse ad acquisire la società sudafricana Twisp per espandere l'offerta di prodotti di nuova generazione in Sud Africa; Imperial Brands ha acquisito la società di prodotti del vaping Nerudia con sede nel Regno Unito per migliorare la sua gamma di riscaldatori ed ecig. Tornando ai dati, l'Asia-Pacifico è la regione che offre le più ampie opportunità di crescita per i rivenditori.  La Cina, d'altronde, è stata il precursore nel settore delle sigarette elettroniche, con una quota stimata del 40,3 per cento sul globale nel 2017. Dopo gli Stati Uniti e il Regno Unito, la Cina è il terzo più grande mercato di sigarette elettroniche nel mondo.