Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Negozi di sigarette elettroniche aprono alla cannabis legale

È la moda del momento. Oltre quattrocento negozi specializzati diffusi su tutto il territorio nazionale più altrettanti punti vendita non esclusivi. E i numeri aumentano di giorno in giorno. La vendita di infiorescenze di cannabis pare essere diventata il nuovo business anche per i rivenditori del vaping. In sei mesi sono state acquistate in tutta Italia 15 tonnellate di fiore di canapa da una ottantina di aziende agricole; nello stesso periodo al pubblico sono stati venduti circa 125 mila barattoli. Il mercato è dunque in piena espansione, anche se la normativa è ancora indefinita. Le infiorescenze di canapa sono legali se rispettano i limiti di Thc imposti dalla legge, ovvero non superiori allo 0,6 per cento. Una concentrazione che non provoca alcun effetto se non un blando rilassamento, alla pari di una buona camomilla. L'articolo 2 della legge 242 del 2016 stabilisce che la canapa coltivata può essere utilizzata per: produzione di alimenti e di cosmetici esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori; fornitura di semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico.; coltivazioni destinate alla pratica del sovescio; materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o diversi prodotti utili per la bioedilizia; coltivazioni finalizzate alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati; coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati; coltivazioni destinate al florovivaismo. Ma, nonostante questo, il business è ormai diffuso. Anche la cannabis legale si trova un una sorta di limbo normativo: non esiste alcuna destinazione d'uso sul prodotto così come non esiste una regolamentazione  sulla rete vendita, sia essa fisica o online. Su molte etichette c'è scritto "materiale per uso tecnico", su altre "germogli a tutela della varietà". Insomma, cavilli ed escamotage già visti anche nel vaping. Oltretutto le aziende produttrici e distributrici scrivono in evidenza che il prodotto non è atto alla combustione. Eppure si può fumare. È la classica ipocrisia della legge italiana. Più o meno come accade per le cartine lunghe in vedita nelle tabaccherie: nessuno fuma sigarette lunghe ma vengono comprate per fare le canne, quelle sì con erba ad alta concentrazione di Thc. I negozi di vaping hanno sempre avuto come marchio il sostegno della salute pubblica, nonostante lo scarso interesse delle istituzioni sanitarie. E proprio questo dovrebbe continuare ad essere il leitmotiv della battaglia: vapore non è fumo. È più che comprensibile, quasi auspicabile, che in un momento di enorme difficoltà i negozianti cerchino delle strategie di sopravvivenza. Eppure è opportuno porsi un problema di credibilità nel momento in cui si propone in vendita un prodotto che può essere fumato, può essere arrotolato in una cartina, può essere bruciato e combusto. A questo punto chiedere di essere riconosciuti come fautori della salute pubblica può diventare più difficile. Il commercio, ovviamente, è libero. Si può compravendere ciò che si vuole rimanendo nei limiti della legalità e nel rispetto delle norme. Ma a volte la coerenza e la credibilità dovrebbero prevalere sugli affari, soprattutto se questi offrono una soluzione effimera. Perché c'è da stare certi che, prima o poi, anche in questo ambito Aams interverrà a mettere tutti d'accordo e scrivere le regole.

Sigarette elettroniche, Boccadutri: Mef e Aams non hanno ceduto

Sergio Boccadutri, palermitano, classe ’76, deputato Dem, è stato tra i protagonisti della battaglia parlamentare che ha avuto come oggetto del contendere la nuova regolamentazione della sigaretta elettronica. Fino ad ora non aveva parlato pubblicamente, ha lavorato a livello istituzionale con emendamenti, interventi in aula e in commissione. Sono quattro le priorità su cui, di concerto con Alessia Rotta, hanno lavorato: abrogazione dell’articolo 19-quinquies (ex emendamento Vicari); tassa; debito pregresso delle aziende; regolamentazione shop o line. “Siamo partiti da una situazione assolutamente negativa – spiega amaramente Boccadutri – abbiamo provato ad ottenere cento ma siamo riusciti a portare a casa solo trenta. Chi dice che non abbiamo fatto abbastanza deve anche sapere che l’alternativa sarebbe stata zero”. Nel bilancio degli aspetti positivi, la decadenza della licenza per i negozi. “I negozi adesso non hanno la preoccupazione di attendere per sapere se potranno sopravvivere o meno. Saranno sottoposti a semplice autorizzazione, questo significa che chi vuole aprire una nuova rivendita potrà farlo. In pratica, abbiamo ottenuto che la rete vendita non finisse sotto il totale controllo e gestione di Aams. Così come la rete distributiva: si potrà continuare ad acquistare dove si vorrà attraverso il deposito fiscale e non presso un unico distributore indicato dal monopolio. Secondo me l’autorizzazione è una questione di serietà per combattere quelli che in gergo vengono chiamati ‘cantinari’”. E questo è l’aspetto positivo. Gli online invece sono stati cancellati… Lo so. Purtroppo abbiamo trovato una grande opposizione da parte degli uffici tecnici del Ministero delle finanze e da parte di Aams. Loro hanno questa visione degli online come ricettacolo di evasione e non è stato possibile convincerli del contrario. L’emendamento originale però prevedeva la possibilità di vendere almeno liquidi senza nicotina. Ora invece sono state addirittura vietate le vendite a distanza anche di questi. In pratica è stata decretata la morte dell’online. Ha vinto la volontà dei Monopoli, del Ministero delle finanze, lo ripeto. Per loro online è sinonimo di pericolosità. Quello che non capiscono è che, invece di vietarlo, occorre regolamentare anche l’online per garantire a chi lo voglia di continuare a lavorare nella legalità. Aams ha una visione diametralmente opposta alla nostra. Ma c’è una chiusura totale. Sarà una lotta dura ma occorre azzerare qualsiasi polemica e ripartire da zero, portando avanti una strategia che possa consentire allo Stato di avere strumenti di controllo. L’idea potrebbe essere di “bollinare” i siti controllati e verificati, come accade già adesso per i siti di gioco. Aams ha gli strumenti per controllare i siti, credo che sia opportuno che lo faccia. La cosa più semplice e veloce invece è farli chiudere e vietarli. Ma non può esistere una cosa così, dobbiamo assolutamente fare un passo indietro. E la tassa perché non è stata ridotta? Eppure l’impegno andava in quella direzione. Le aziende sono in ginocchio, sia per la tassa in essere che per i debiti pregressi. Ma, tengo a ricordare, è anche grazie alla “protesta fiscale” delle aziende se questo settore ha potuto sopravvivere fino ad oggi. È legittimo che l'industria sostenga che il liquido senza nicotina non debba essere tassato. Una goccia di nicotina dentro una piscina non può causarne la tassazione. L’interpretazione è più che corretta. Purtroppo è stato l’effetto di una sentenza della Corte costituzionale che, definendo legittima l’imposizione, ha consentito al Mef di non cedere neppure su questo punto. Quello di cui non ci si rende conto è che uno svapatore che si vede costretto a spendere 20 euro al giorno ha solo due scelte: smettere di svapare e tornare al tabacco oppure trovare strade alternative alla rete vendita autorizzata. Credo che la politica non debba e non possa sostituirsi alla scienza, dobbiamo tenere in considerazione che la maggior nocività delle sigarette è la combustione. Secondo me anche lo sconto del 50 per cento porta ad una tassazione troppo elevata. Deve essere necessariamente ridotta, sia per tutelare il consumatore, sia per segnare la differenza con i prodotti combusti. Siamo nella situazione paradossale che in Italia le sigarette costano meno rispetto ad altri Paesi, mentre gli strumenti a rischio ridotto costano molto di più. L’amministrazione finanziaria deve prenderne atto. Ma deve prenderne atto in fretta, se non subito. Tre mesi sono già troppi. A gennaio chiederò di incontrare tutti gli operatori della filiera per trovare un punto di intesa comune e una strategia condivisa. A quel punto si andrà al Mef per mettere sul tavolo la proposta. Bisogna farlo in tempi strettissimi perché il governo è in scadenza. Però bisogna fare qualche cosa per forzare la manovra altrimenti si muore. Molte persone si sono reinventate, si sono create nuova occasione di lavoro. Devono essere i consumatori e il mercato a decidere le sorti di una azienda, non lo Stato. Quindi coinvolgerà le associazioni e le realtà aziendali di settore? Ripeto, a gennaio dovremo andare alle Dogane e al Ministero per riaprire il dialogo, portando una ipotesi comune e condivisa. Per me è diventata una battaglia politica fondamentale basata sulla scienza. Intanto Aams sta chiudendo i siti online. Lo so. Purtroppo è una sua facoltà e la sta mettendo in pratica. Come dicevo, è più facile vietare che regolamentare. Ma come sono andate realmente le cose in Commissione? Di chi è la mano che ha cancellato la parola “transfrontaliera” sull’emendamento siglato dal sottosegretario Baretta? È stata una scelta del Ministero delle finanze su indicazione di Aams. Purtroppo non siamo riusciti ad opporci con adeguata forza politica. Così dicendo, sta sostenendo che un funzionario statale vale più della politica… Purtroppo sì, non ho avuto tempo di capire i gangli che muovevano i fili. Legare una riforma di settore ad un emendamento è semplice ma difficilmente porta ad avere un risultato. Il vero lavoro si fa prima, per arrivare a una proposta condivisa. Io ho cominciato ad occuparmi dell’argomento da un mese, i funzionari di Aams lo fanno da anni. È difficile far capire anche ai miei colleghi che loro stanno sbagliando e io ho ragione. Veda, in legge di stabilità abbiamo toccato 848 argomenti, nessuno di noi può essere competente su tutto. Quando un mio collega chiede un parere al Mef si fida di quello che viene detto. Io ho competenza in materia di antiriciclaggio e su questa materia in molti mi chiedono consiglio. Ora sto cercando di spiegare a tutti perché si è sbagliato sulle sigarette elettroniche. Sto cercando di convincere tutti che quanto approvato in Parlamento non va nella giusta direzione. Devo anche dire che c’è stata nel tempo un’incapacità di costruire percorso di lavoro con industria, gli operatori e tecnici. Che ruolo hanno avuto le multinazionali del tabacco e le lobby di pressione? Le ho schivate. Ovviamente mi hanno cercato ma non me ne sono preoccupato. Ho rapporti, parlo con tutti, ci mancherebbe. Poi però studio il problema, costruisco obiettivi e strategie sulla base della mia coscienza non delle pressioni di qualche agente esterno. Io ho la responsabilità di fare le scelte e a me interessa che questo confronto sia fatto sempre in modo trasparente e con dati veri. Ci faccia una previsione sui tempi. Non faccio mai previsioni, prima occorre concordare una strategia. Facciamo a gennaio una riunione con tutti e da lì nascerà la strategia. ©diritti riservati - Best Edizioni  

Agenzia Dogane e Monopoli oscura i primi siti per vendita di nicotina

In attuazione delle nuove disposizioni governative, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha attuato le disposizioni di inibizione dei siti internet non in linea con la normativa. Ovvero, nell'attuale finestra temporale gli shop online non possono proporre e vendere prodotti liquidi contenenti nicotina. A partire dai primi giorni di gennaio, quando cioé la legge di stabilità sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale, diventeranno irregolari anche i liquidi senza nicotina. Come si legge dalla comunicazione dell'Agenzia, tra i primi siti colpiti dal provvedimento c'è anche Svapolibero, tra i più conosciuti nell'ambiente. Una piccola dimenticanza da parte dei titolari (5 liquidi rimasti online sulle quasi 3mila referenze a catalogo) hanno reso possibile il provvedimento di Aams. L'elenco verrà costantemente aggiornato dagli uffici del Monopolio. Il provvedimento di inibizione sarà operativo a decorrere dal 31 gennaio 2018. altsmoke.com e-liquid-eliquidi.com liquidisigaretta-elettronica.com www.cremedevape.com www.ecigg.org www.ecigwizard.com www.empiremods.com www.fumomeglio.it www.ivapour.co.uk www.provarifuel.com www.svapami.it www.svapatore.com www.svapoeliquid.it www.svapofarm.com www.svapolibero.shop www.theecig.com www.want2vape.com

Caso Ribilio-Vaporart, tribunale di Genova emana sentenza

La Nona sezione civile del Tribunale delle imprese di Genova in materia di privative per marchi e modelli registrati ha emesso la sentenza che chiarisce la questione sorta tra Vaporart e Ribilio circa la distribuzione di alcuni liquidi per sigarette elettroniche, i cosiddetti "liquidi americani". Il giudice Braccialini, nell'ordinanza conclusive, scriva: "In accoglimento della riconvenzionale cautelare e in applicazione dell’art. 2598 c.c., DISPONE inibitoria a carico delle parti ricorrenti, nei limiti della giurisdizione nazionale, quanto all’utilizzo dei marchi di cui ai numeri da 22 a 29 del ricorso introduttivo (“THE RAGING DONUT; POUND IT; CRACK PIE; CRISPI RED; CRISPI BLACK; CRISPI VAPE CO; TOO PUFT; TOO PUFT2”) , con conseguente divieto di promozione commerciale, distribuzione e vendita sul territorio nazionale, anche on line, di confezioni di liquidi per ricarica di sigarette elettroniche recanti le denominazioni ed i marchi in questione. Stabilisce la sanzione pecuniaria di euro 15 per ciascuna confezione di prodotto offerta in vendita o ceduta in violazione del presente divieto dopo la sua comunicazione". Tradotto in linguaggio semplice, il giudice ha dato ragione a Ribilio, facendo divieto a Vaporart di promuovere, distribuire e vendere i prodottti "della discordia". Dopo le vicende parlamentari e normative di queste settimana, si chiude oggi - previo ricorso - anche un altro capitolo della "saga sigarette elettroniche". È incredibile come un settore di nicchia, composto da una ventina di grandi aziende i cui titolari si conoscono personalmente, possa essere interessata costantemente da litigi, cause, citazioni, polemiche e "dispetti". La speranza è che con il 2017 si chiudano anche tutte le polemiche attualmente in corso, entrando nel 2018 con spirito di unità e collaborazione reciproca, unica condizione per risultare credibili ed efficaci agli occhi del legislatore, soprattutto alla luce delle riscritture normative che dovranno ancora avvenire.

L’Italia introduce il reato di contrabbando sulla glicerina aromatizzata

Con l'approvazione dell'emendamento di riformulazione del comparto del vaping, il governo ha introdotto il reato di contrabbando anche sulla glicerina, la stessa sostanza che si utilizza per fare il sapone. Si legge, infatti, nel testo emendativo: Le disposizioni di cui agli articoli 291 bis, ter e quater del Decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, trovano applicazione anche con riferimento ai prodotti di cui ai commi 1 e 1-bis, ad esclusione dei dispositivi meccanici ed elettronici e delle parti di ricambio, secondo il meccanismo di equivalenza di cui al comma 1-bis. Trovano altresì applicazione ai medesimi prodotti di cui al comma 5 e 5-bis le disposizioni di cui all’articolo 96 della Legge 17 luglio 1942, n.907 nonché quelle di cui all’articolo 5 della Legge 18 gennaio 1994, n. 50. Può sembrare un'assurdità, ma è proprio così. I liquidi di ricarica per sigaretta elettronica dovranno sottostare alle stesse regole dei tabacchi lavorati, ovvero potranno oltrepassare la dogana solo se sono destinati ad un deposito fiscale riconosciuto da Amms. Non essendo fatta distinzione tra liquidi con e senza nicotina, il doganiere può bloccare qualunque prodotto presumibilmente destinato al vaping, sia esso già miscelato o meno. Gli aromi, quindi, se entrano sul territorio italiano in quanto tali non sono passibili di nulla. Ma non appena vengono miscelati in un flacone di glicerina, diventano irrimediabilmente considerati prodotti per il vaping. Insomma, lo Stato italiano considera la glicerina aromatizzata come una pericolosa sostanza da ostacolare, la cui filiera deve essere tracciata, la cui vendita deve essere sottoposta a rigide norme monopolistiche e con una tassa abnorme pari a poco meno di 500 euro al litro su un prodotto che vale poco meno di 12 euro. L'obbrobrio normativo è evidente: un flacone di glicerina vegetale può essere utilizzato per mille scopi, anche come componente volatile per i liquidi di ricarica per sigarette elettroniche. Discorso analogo per gli aromi che vedono nella gastronomia e nella pasticceria gli usi più frequenti. Non appena i due prodotti liquidi vengono miscelati in un unico contenitore scatta la ghigliottina liberticida e monopolitica: 500 euro di tassa ogni litro, reato di contrabbando, conservazione sotto chiave in deposito fiscale. Una norma ridicola e risibile, che purtroppo denota l'ignoranza - nel senso semantico del termine - del legislatore. Attenzione quindi ad oltrepassare il confine con una saponetta di sapone: se il sole ne avesse causato lo scioglimento sarete perseguibili per il reato di contrabbando di glicerina liquida miscelata ad aromi.

Sigarette elettroniche, il resoconto del dibattito in Commissione Bilancio

Tanto si sta discutendo del perché e di come sia potuto accadere che la politica abbia voluto soffocare un settore in piena espansione. Senza troppi giri di parole, è bene conoscere cosa è successo in commissione in fase di discussione. E allora non c'è niente di meglio che consultare il resoconto ufficiale della Commissione Bilancio della Camera dei deputati. Si evince che le due deputate più battagliere sono state Adriana Galgano (Civici Innovatori-Energie per l'Italia) e Laura Castelli (M5S) che hanno provato a chiedere ripetutamente l'abrogazione del cosiddetto emendamento Vicari. Si apprende anche che, probabilmente per mettere d'accordo le parti politiche anche differenti, sono stati presentati due testi identici firmati da Rotta-Boccadutri e da Abrignani. Quest'ultimo è il presidente dell'intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica. Non sorprende che il viceministro all'economia Morando abbia difeso il provvedimento sostenendo che in questo modo si potrà combattere l'evasione fiscale e la vendita illecita dei prodotti del vaping. La notizia è che anche la Lega ha sostenuto e sottoscritto l'emendamento. La domanda irrisolta è chi abbia voluto la cancellazione della parola "transfrontaliera" (come si vede in foto) dal testo, cosa che ha di fatto cancellato l'online dal mercato italiano. Per dovere di informazione, questo il resoconto ufficiale della commissione: Il Viceministro Enrico MORANDO riconosce la incompletezza della soluzione proposta, che lascia irrisolti problemi che, in questo momento, non è possibile affrontare con il necessario approfondimento, ma rileva che, in ogni caso, la riformulazione dell’emendamento permette il superamento delle criticità della normativa vigente, che avrebbero finito per riflettersi negativamente sulla libera iniziativa imprenditoriale di coloro che agiscono nel rispetto della legge. Rimane irrisolto il problema della individuazione delle modalità con le quali fare emergere la base imponibile, ponendo fine alla importante evasione dell’imposta, che ha portato ad incamerare un gettito sensibilmente inferiore a quello che ci si aspettava. Fa presente che buona parte dell’evasione si realizza grazie alla vendita dei prodotti al di fuori dei negozi autorizzati e che, quindi, la riformulazione proposta definisce con certezza il perimetro del circuito di vendita, che non è limitato alle tabaccherie. A suo giudizio, infine, l’abrogazione della normativa vigente, proposta dalla deputata Castelli, non risolverebbe il problema, perché, al contrario, ridurrebbe ulteriormente il gettito proveniente dalla vendita di tali prodotti. Francesco BOCCIA, presidente e relatore, fa presente alla deputata Castelli che il suo emendamento 41-sexies.1, abrogativo della normativa vigente, è stato respinto dalla Commissione nella giornata di ieri. Adriana GALGANO (Misto-CI-EPI) chiede che sia posto in votazione il suo emendamento 2.3, soppressivo della normativa vigente, prima degli emendamenti Abrignani 2.10 e Rotta 10.47. Laura CASTELLI (M5S) osserva che, dato l’accantonamento dell’emendamento Galgano 2.3, il suo emendamento 41-sexies. 1, di contenuto analogo, non avrebbe dovuto essere posto in votazione. Francesco BOCCIA, presidente e relatore, accoglie la richiesta della deputata Galgano di porre in votazione il suo emendamento 2.3 prima degli emendamenti Abrignani 2.10 e Rotta 10.47. Laura CASTELLI (M5S) osserva che l’approvazione degli emendamenti Abrignani 2.10 e Rotta 10.47, come riformulati, comporterà comunque una ulteriore riduzione del gettito fiscale, dal momento che la nuova disciplina costringerà molte aziende a chiudere e alle poche che rimarranno in attività ad evadere la tassazione, fermo restando che non sarà possibile comunque recuperare il gettito relativo agli esercizi finanziari pregressi. Adriana GALGANO (Misto-CI-EPI) osserva che con l’approvazione dell’emendamento Rotta 10.47 si rischierebbe di fare scomparire la base imponibile, analogamente a quanto è avvenuto con l’introduzione della tassazione sui natanti di lusso. Walter RIZZETTO (FDI), Gianluca PINI (LNA), Barbara SALTAMARTINI (LNA) e Guido GUIDESI (LNA) sottoscrivono l’emendamento Rotta 10.47, come riformulato. La Commissione respinge l’emendamento Galgano 2.3. Francesco BOCCIA, presidente e relatore, avverte che porrà in votazione l’identica nuova formulazione, accettata dai proponenti, degli emendamenti Rotta 10.47 e Abrignani 2.10. La Commissione approva gli identici emendamenti Rotta 10.47 e Abrignani 2.10, come riformulati risultando conseguentemente assorbiti gli emendamenti Cristian Iannuzzi 2.13 e Fedriga 10.10.