Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Emendamento Monopolio, Anafe e UniEcig sfondano l’accerchiamento

Il settore del vaping è nuovamente sotto attacco. Per cancellare il disegno monopolistico auspicato da una frangia di operatori del tabacco e del vaping, le associazioni che curano gli interessi dei produttori (Anafe) e dei rivenditori specializzati (UniEcig) hanno proposto al vice ministro all'economia Casero e ai due senatori firmatari dell'"emendamento Monopolio", Simona Vicari (Alternativa Popolare) e Pasquale Sollo (Pd) l'apertura di un tavolo di concertazione per riformare il settore del vaping. Scrivere le regole in corso d'opera senza aver mai ascoltato gli attori unici della filiera rappresenterebbe un fatto politicamente grave e contrario a qualsiasi regola di buona prassi democratica. L'emendamento chiede sic et simpliciter l'ingresso della nicotina liquida nell'elenco dei prodotti sotto monopolio e la chiusura di tutti i siti online, anche italiani. Nei giorni scorsi una rappresentanza di operatori del settore del vaping ha poi tentato di intervenire per rimodulare l'emendamento sotto una nuova formulazione ma mantenendo la volontà monopolistica, così come evidenziato da un rappresentante della società di consulenza Open Gate Italia. Ma l'ipotesi che viola qualsiasi principio di libero mercato e di concorrenza non soddisfa le altre due associazioni di settore. Massimiliano Mancini (Anafe) e Antonella Panuzzo (UniEcig; in evidente dissenso con Open Gate con cui è stato rescisso formalmente il rapporto) vogliono far luce sulla vicenda e, attraverso una lettera formale indirizzata a Casero, Sollo e Vicari, hanno illustrato come, perché e chi vorrebbe monopolizzare il mercato del vaping. L'attenzione viene rivolta alla normativa che sarebbe stata "predisposta unilateralmente" da alcune multinazionali del tabacco che - si legge nella missiva - aspirano a conquistare le quote del mercato attualmente detenute dalle aziende italiane. Il comparto del vaping in tutte le componenti della filiera produce un fatturato di circa 300 milioni di euro, impiega decine di migliaia di persone, fornisce un capillare servizio indipendente di sostegno alla salute e alla sanità pubblica. Se l'emendamento venisse sostenuto e approvato, le forze politiche di governo coinvolte nel "colpo di mano" si renderebbero responsabili - in periodo pre-elettorale - di aver ostacolato e depresso una fase di ripresa del mercato italiano e degli investimenti. Molti operatori hanno infatti già programmato l'apertura di nuove attività, spesso ricorrendo anche a finanziamenti. I nefasti effetti anticoncorrenziali creerebbero piccole porzioni di nicchie monopolistiche, sia nella distribuzione che nella vendita. Gli esercizi già presenti sul mercato avrebbero diritto ad esercitare ugualmente l'attività ma non avrebbero la certezza di riuscir a conservare i requisiti non ancora definiti. Sia Anafe che UniEcig hanno chiesto un confronto con il Ministro dell'Economia attraverso l'apertura di un tavolo di concertazione per una vera e propria riforma del settore che assicuri la sostenibilità della filiera e la soddisfazione delle esigenze di bilancio statali. Massimiliano Mancini (Anafe) esprime totale preoccupazione: "Queste proposte emendative hanno un impatto preoccupate in un settore. La chiusura dei negozi di sigarette elettroniche determinerebbe un impoverimento del nostro sistema Paese e un ritorno all'illegalità. La concentrazione della rivendita di questi prodotti presso le tabaccherie porterebbe a un’ulteriore distorsione del mercato e non tiene conto degli investimenti nei punti di rivendita effettuati negli ultimi anni coerentemente con la normativa esistente. Qualora queste misure restrittive dovessero realizzarsi, con conseguenti effetti negativi non ancora perimetrabili  potrebbero costare allo Stato cospicui indennizzi per la riconversione del business degli attuali esercenti. Lo stop alla vendita nelle farmacie corrisponde, invece, esclusivamente a logiche di profitto a danno della salute dei fumatori. Le farmacie e i negozi che vendono le sigarette elettroniche e i liquidi di ricarica sono luoghi nei quali i fumatori possono avviare un percorso di conversione a prodotti a rischio ridotto. Sono, infatti, a tutti gli effetti centri per la lotta al fumo, che aiutano a smettere di fumare e ad adottare abitudini più sane. La chiusura di questi punti vendita è dannosa e contraria alle politiche di tutela della salute pubblica. Facciamo appello - conclude Mancini - al Governo nelle persone del ministro Padoan, del ministro Lorenzin e del vice ministro Casero perché intervengano tempestivamente scongiurando il sostegno a queste misure ed evitando eventuali riformulazioni dannose per l'industria e per i consumatori”. Anche Antonella Panuzzo (UniEcig) esprime parole di preoccupazione sul fronte delle attività commerciali. “La rinnovata attenzione del legislatore verso il mondo della sigaretta elettronica desta grande preoccupazione. Si continua, infatti, a perseguire una direzione errata, con provvedimenti - ancora una volta - a detrimento dell’intera filiera ma soprattutto a danno dei negozianti che, con grande fatica, hanno conquistato un piccolo spazio di mercato negli ultimi quattro anni. Ultimamente UniEcig, consapevole di essere stata oggetto di un tentativo di strumentalizzazione per il raggiungimento di obiettivi del tutto contrastanti con la tutela del settore - commenta Antonella Panuzzo - ha inviato una comunicazione ufficiale agli esponenti di Governo interessati alla materia, nonché ai punti di riferimento istituzionale del mondo della sigaretta elettronica, evidenziando come - contrariamente a quanto alcuni hanno voluto far credere - i negozianti siano completamente contrari alle proposte emendative in discussione. Riteniamo, infatti, che l’intero settore e-cig sia meritevole di una più ampia riforma che, passando dal riconoscimento dell’autonomia del settore (che oggi non vede neanche l’esistenza di un codice ATECO) disciplini in maniera organica l’intera materia. Auspichiamo quindi che il Governo e le istituzioni competenti si oppongano, con senso di responsabilità, all’ennesimo tentativo di regolamentare unilateralmente il comparto e che, una volta definite le linee guida fiscali attraverso l’ormai prossimo intervento della Corte Costituzionale, si avvii a tal fine una concertazione che possa coinvolgere tutti gli operatori di settore.”

Anafe apre dialogo istituzionale su politiche di riduzione del danno

Si parlerà di riduzione del danno nel convegno organizzato da Anafe in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica. L’incontro, che si terrà martedì 3 ottobre presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica, si intitola appunto “Un futuro senza sigarette, la riduzione del danno fra consapevolezza e informazione”. L’intervento di apertura sarà affidato a Carmelo Palma, direttore della rivista Strade che proprio questo mese dedica una sezione al tema del fumo. Seguiranno le relazioni introduttive dell'onorevole Ignazio Abrignani e Massimiliano Mancini, presidenti rispettivamente dell’Intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica e di Anafe. Nella seconda parte della mattinata si entrerà nel vivo del tema della riduzione del danno con l’intervento di Fabio Beatrice, direttore di Otorinolaringoiatria presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Agostino Macrì dell’Unione nazionale consumatori si occuperà del diritto all’informazione da parte degli utenti. Sul piano politico, l’onorevole Sebastiano Barbanti affronterà il tema dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, mentre la senatrice Maria Rizzotti – vicepresidente della Commissione salute del Senato – cercherà di coniugare rischio ridotto e politiche per la salute. Seguirà quindi l'intervento del vicepresidente di Anafe Umberto Roccatti che toccherà un tema particolarmente sensibile per il settore: la fiscalità. A tirare le conclusioni dell'incontro sarà un ospite importante: il sottosegretario al Ministero della salute, Davide Faraone. I lavori saranno coordinati da Stefano Caliciuri, direttore di Sigmagazine. Secondo il presidente Massimiliano Mancini proprio la riduzione del danno può essere il tema che apre nuove strade alla sigaretta elettronica. "Partiamo dai numeri - spiega Mancini - nel mondo ci sono circa un miliardo di fumatori. E il tabagismo è la principale causa di morte evitabile, con circa sette milioni di decessi l’anno. Basta questo per comprendere come questo tema sia e debba essere sempre più centrale nell’agenda politica e nel dibattito che coinvolge addetti ai lavori e protagonisti del settore. Si fuma per la nicotina, è vero. Ma è ancor più vero, come dimostrano importanti evidenze scientifiche, che si muore per la combustione del tabacco. E si muore nonostante le pubblicità progresso, le cosiddette immagini shock sui pacchetti, i divieti e le politiche di prezzo. Tutte iniziative senz’altro utili, ma non sufficienti. Le alternative ci sono, a cominciare dalle sigarette elettroniche. Ecco quindi che, se l’esperienza ci insegna che è difficile far desistere un fumatore dal fumo tradizionale, potrebbe essere utile esplorare l’area di ogni possibile alternativa, a patto che sia meno pericolosa per la salute, come sono appunto le sigarette elettroniche. Da qui l’importanza di approfondire il tema della riduzione del danno". Per la prima volta un sottosegretario alla Salute partecipa ad un convegno organizzato da Anafe. È il segno di una nuova consapevolezza da parte delle istituzioni sanitarie? Ringraziamo il sottosegretario Faraone per la disponibilità e l’attenzione dimostrata nei confronti della nostra associazione. La sua presenza è un fatto estremamente positivo. Una dimostrazione dell’accresciuta credibilità di Anafe e della capacità sempre maggiore di intrecciare un dialogo serio e costruttivo con le istituzioni e gli stakeholder di riferimento. Cosa è stato fatto e cosa ancora rimane da fare per aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica dei vantaggi per la salute dei prodotti a rischio ridotto? Anzitutto parlarne, come faremo martedì in occasione del convegno. Va poi sostenuto lo sforzo della ricerca per inquadrare ancor meglio, da un punto di vista scientifico, i vantaggi dei prodotti a rischio ridotto. E, naturalmente, anche la stampa, in questo senso, può rivestire un ruolo chiave nel creare le condizioni per una cittadinanza ancor più informata e consapevole, selezionando bene le fonti e controllando la natura e le origini delle notizie. Troppe spesso leggiamo sui giornali notizie e approfondimenti sulle ecig davvero troppo lontani dalla realtà. Guardiamo anche ad alcune interessanti esperienze internazionali. In Scozia, ad esempio, è stato proprio il Sistema sanitario nazionale, l’NHS Scotland, a prendere posizione in “prima persona” a favore delle sigarette elettroniche, considerate ufficialmente meno dannose del fumo, promuovendone l’uso in quanto prodotto indirizzato ai fumatori, e definendo indicazioni ben precise a medici e al personale sanitario. Parteciperanno anche esponenti dell’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica. Cosa vi aspettate da questa sinergia? Il convegno è organizzato proprio in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare e, in particolare, grazie al Presidente Ignazio Abrignani. Abbiamo avviato una nuova stagione del confronto istituzionale, fatto di ascolto reciproco, rispetto e collaborazione. Ci aspettiamo che le istituzioni prendano carico delle nostre istanze, non solo con riferimento a quello che Anafe rappresenta – ovvero aziende, indotto occupazionale e capacità di generare sviluppo e reddito – ma tenendo ben presente le cifre appena esposte, quelle sui fumatori e i decessi che le sigarette determinano. Il vicepresidente Anafe interverrà per parlare di fiscalità, un tema fondamentale per il settore. Qual è ad oggi la vostra posizione? Tanto Anafe quanto il governo sono in attesa del prossimo pronunciamento della Corte Costituzionale. Solo dopo la sentenza, che fornirà la base giuridica sulla quale costruire la nuova tassazione, sarà possibile dare al mercato regole certe nell’interesse dei consumatori e del gettito erariale. Sono inoltre tutt’ora pendenti presso le corti tributarie ricorsi che non stanno determinando risultati univoci. È necessario quindi che venga definito un quadro normativo chiaro e coerente, nella convinzione che il Paese non può permettersi di affossare un intero settore. La fiscalità è la leva più importante che il governo ha a disposizione per incentivare il consumo di alcuni prodotti, quelli a rischio ridotto appunto, a scapito di altri. Non è un caso se dall’entrata in vigore della tassa, il mercato italiano sia crollato, con la perdita di posizioni dell’industria nazionale rispetto ai competitor europei. Tra i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è una delle pochissime nazioni a tassare le sigarette elettroniche. Se proprio deve esserci una tassa, questa non può che essere costituzionalmente legittima ma, soprattutto, sostenibile per le imprese e per tutta la filiera. La definizione “prodotti a rischio ridotto” è ampia e comprende le sigarette elettroniche come pure i riscaldatori di tabacco. Si apre una fase di dialogo con le multinazionali del tabacco? Se finalmente anche le multinazionali del tabacco, dopo tanti anni in cui hanno osteggiato le sigarette elettroniche e i prodotti innovativi, sono arrivate alla conclusione per cui l’innovazione tecnologica consente la riduzione del rischio e dei danni correlati al fumo, questa è una nostra vittoria di cui possiamo andare fieri. Siamo aperti al dialogo con chiunque voglia realmente e concretamente combattere le sigarette. Per accreditarsi inviare una mail con i propri dati personali a segretario.generale@anafeconfindustria.it

Associazione negozianti chiede e ottiene incontro Ministero Salute

IIl 26 ottobre l'associazione dei negozianti Uniecig presieduta da Antonella Panuzzo sarà ricevuta presso gli uffici tecnici del ministero della salute per approfondire la questione relativa le notifiche di atomizzatori e liquidi senza nicotina. Insieme ad Antonella Panuzzo, presidente UniEcig, ci saranno anche i rappresentanti di Coiv, associazione dei piccoli e medi produttori. All'incontro parteciperà anche una delegazione di Anide, associazione dei rivenditori indipendenti, a cui UniEcig ha esteso l'invito. "UniEcig, associazione rappresentante i negozianti del settore del vaping - recita la nota - comunica che il 26 ottobre si terrà un incontro presso il Ministero della Salute sulle criticità riscontrate dagli operatori commerciali riguardante il tema della notifica degli hardware delle sigarette elettroniche.  L’incontro, già annunciato prima dell’estate, è stato richiesto ed organizzato da UniEcig in collaborazione con Coiv, e congiuntamente si è deciso di invitare anche i rappresentanti di Anide affinchè il mondo della distribuzione delle sigarette elettroniche sedesse intorno allo stesso tavolo per dare all’interlocutore istituzionale una voce forte degli operatori oltre a conferire all’evento la maggior risonanza possibile. Uniecig ritiene infatti che tutto il settore abbia a cuore di risolvere la nota problematica della notifica dei device e di tutti quegli accessori non contenenti liquido con nicotina. La posizione espressa da UniEcig, così come risultata dalle consultazioni svolte dentro e fuori l'associazione, è chiara: questi prodotti non devono essere sottoposti a notifica. Inutile aggiungere che qualsiasi precedente comunicazione sulla data e sui motivi dell’incontro siano con questa comunicazione quindi aggiornati. L'associazione e il suo direttivo rimangono a disposizione degli operatori per approfondimenti e assistenza".

Mancini (Anafe): “Fiscalità deve essere in linea con dettami costituzionali”

“È giusto pagare le tasse, ma soprattutto è opportuno pagare le tasse giuste”. Così rispode Massimiliano Mancini, presidente di Anafe, l’associazione confindustriale dei produttori del vaping , in riferimento all'interrogazione parlamentare presentata in Senato dai senatori Fucksia e Bilardi (FL). “Vanno bene i controlli fiscali – spiega Mancini – senza dimenticare tuttavia che uno dei principali problemi è rappresentato dalle rivendite on line su siti esteri, non solo in termini di evasione ed elusione ma anche per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti. È necessario andare per ordine e attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale che dovrà individuare il fondamentale principio di diritto sul quale costruire il nuovo regime fiscale del settore. E’ giusto pagare le tasse, ma soprattutto è opportuno pagare le tasse giuste, in linea con i fondamentali principi garantiti dalla nostra Carta Costituzionale. D’altra parte – ha sottolineato Mancini - sono tutt'ora pendenti ricorsi presso le corti tributarie che non stanno determinando risultati univoci. Anche per questo motivo, è necessario e auspichiamo la definizione di un quadro normativo chiaro e coerente, nella convinzione che il Paese non possa permettersi di affossare un intero settore. Se le aziende italiane dovessero essere costrette a chiudere per il peso insostenibile della pressione fiscale così come determinata dall'attuale sistema di calcolo sub iudice e, solo successivamente, la Corte Costituzionale dovesse pronunciarsi ancora una volta a favore delle posizioni degli operatori del settore, il danno sarebbe infatti ormai irreparabile. Ecco perché – conclude il Presidente di Anafe Confindustria – se davvero si vuol tutelare il mercato della sigaretta elettronica è auspicabile attendere il pronunciamento della Consulta, piuttosto che additare di mancati controlli le autorità competenti, ma soprattutto sarebbe opportuno battersi a livello politico per un nuovo regime fiscale equo e sostenibile”.

Coiv, la coalizione dei produttori e distributori alternativa ad Anafe

Non si definisce un’associazione. Neppure un consorzio, tantomeno una struttura con cariche e ruoli definiti. Si presenta come una coalizione che vuole salvaguardare gli interessi di vari attori della filiera del vaping, tutti alla pari senza primogeniture. Non a caso l’acronimo della nuova realtà significa esattamente Coalizione operatori italiani vaping, una definizione che può mettere d’accordo molteplici attori. E infatti al suo interno ci sono catene di negozi, shop online, piccoli distributori e piccoli e medi produttori. Chi aderisce a Coiv non si riconosce nelle esistenti associazioni dei negozianti ma neppure nell’associazione dei produttori Anafe, probabilmente perché si ritiene che rappresenti interessi troppo strutturati ed importanti. Ideata circa tre mesi fa, Coiv è stata annunciata ufficialmente da Alessandro Fioravanti, titolare di Teknosvapo: “Era il momento di costituire una struttura in grado di salvaguardare gli interessi di chi non può essere coinvolto in Anafe ma allo stesso tempo non è un mero negozio”. L’attività di Coiv è stata costituita attorno la consulenza di una società di lobbying, la stessa che tutela gli interessi dei negozianti aderenti ad UniEcig e supporta la comunicazione di Fontem Ventures, il ramo d’azienda della multinazionale Imperial Tobacco. “Abbiamo bisogno di professionisti che sappiano con chi interloquire per difendere i nostri interessi”, spiega Paolo Bertacco di Real Farma. Tra i primi aderenti all’aggregazione si segnalano le aziende Vaporoso, ToB, Zio Smoke, Smo-King, Naro, Real Farma, Teknosvapo, Aer. “In totale – dicono i promotori dell’iniziativa – gli aderenti sino ad oggi sono circa una ventina, tra coloro che hanno già pagato la quota e coloro che hanno dimostrato forte interesse”. Un buon numero che va a fare da contrappeso ad Anafe. Se è vero che la principale associazione dei produttori rappresenta circa una dozzina di aziende, è anche vero che costituisce l’aggregazione col fatturato maggiore. Caratteristica che si riflette anche sulle quote di partecipazione: Coiv richiede infatti una fee di ingresso ben inferiore rispetto a quella di Anafe, puntando dunque sulla quantità degli iscritti. “Il nostro obiettivo – spiega Ugo Degli Esposti  di ZioSmoke – è riuscire a fare un fronte comune per difendere i nostri interessi“. Tra le priorità segnalate da Coiv vi è la questione che, pur non essendo contemplata dalla normativa europea sui tabacchi, pare stia dividendo gli attori della filiera: la notifica degli atomizzatori.

Antonella Panuzzo (UniEcig): “I miei primi primi cento giorni da Presidente”

Sono passati cento giorni dall’elezione di Antonella Panuzzo alla presidenza di UniEcig (già Ansi), la nuova associazione dei negozianti specializzati in sigarette elettroniche. In questi casi, è consuetudine tracciare un bilancio dell’attività svolta. Sempre estranea dalle strutture associative e dalla ribalta pubblica e social, Antonella Panuzzo è stata prima eletta nel direttivo (a seguito di ballottaggio contro Federica Mazzetti, ndr) e poi scelta all’unanimità come presidente. Nonostante con Antonella siamo legati da un’amicizia nata già anni fa proprio all’insegna del vaping, su molti aspetti normativi ed etici abbiamo opinioni differenti. Con la scelta di Panuzzo alla presidenza, il direttivo voleva dare un’immagine nuova all‘associazione presentando un vertice non già conosciuto all’interno delle precedenti esperienze aggregative. In cento giorni, però, molto è cambiato. Il direttivo, ad esempio, ha dovuto sopportare le dimissioni di un suo componente, il vicepresidente vicario Duccio Fabiani, rimanendo così composto da quattro persone: Fabrizio Bollini, Vito Civello, Fabio Manganello e, appunto, Antonella Panuzzo. Perdere pezzi dopo poche settimane non è mai un bel risultato. Cosa significa, che siete già alla rottura ancora prima di nascere? Non direi. Credo che questa sia la fase di assestamento. Abbiamo bisogno di conoscerci anche tra di noi. Il direttivo è provvisorio, frutto di una votazione, non siamo una compagnia di amici. Siamo, al contrario, un gruppo di persone che vogliono contribuire alla salvaguardia degli interessi dei commercianti specializzati in vaping. Siamo nati prima sulla carta e soltanto in un secondo momento siamo stati formalizzati come associazione. E’ naturale che non tutti abbiamo la stessa visione del settore ma come in tutte le democrazie elettive è la maggioranza a stabilire le linee guida. Chi non è d’accordo può lottare per cambiare le cose dal di dentro oppure decidere di andarsene. Chi decide per quest’ultima strada non lo fa a cuor leggero ma con sofferenza e patimento. Io ringrazierò sempre Fabiani perché anche grazie a lui è nata UniEcig. Avere un’idea, però, non significa averne la gestione senza se e senza ma. Era il tempo di una associazione ma poi la strada da percorrere è stata decisa a maggioranza. Entriamo nel dettaglio dei cento giorni. La percezione esterna è che, oltre a chiedere la quota associativa e dare evidenza a qualche notizia di carattere generale sul vaping sul vostro sito internet, null’altro sia stato fatto. Se dici questo, vuol dire che stiamo lavorando bene. In che senso, scusa… UniEcig vuol lavorare come un’associazione di categoria, dando ascolto e risposte soltanto agli associati e confrontarsi con gli stakeholders del settore. Non sottovalutiamo neppure il confronto con le istituzioni che non sempre hanno deciso a favore del settore. Non vedrai mai un mio commento o un indirizzo strategico sui social network o sui relativi gruppi, strumenti tanto in voga quanto effimeri. Le notizie le diamo quotidianamente ai nostri associati attraverso una rassegna stampa curata dai nostri consulenti alla comunicazione istituzionale (Open Gate, già consulenti di Anafe, l’associazione dei produttori, ndr). Un’associazione non nasce per fare qualcosa e poi comunicarla; un’associazione prima di tutto si confronta al proprio interno, decide se e cosa fare e poi, eventualmente, comunica. Ma soltanto a cose fatte e soltanto, in prima battuta, ai propri associati. Se poi qualcuno pensa che i gruppi dei social network siano essi stessi delle associazioni allora è un altro discorso. Noi non la pensiamo così, i nostri associati sono i nostri unici interlocutori. E allora vediamo cosa avete fatto. Da cosa cominciamo? Potrei dire dei due incontri avuti con Ministero della salute e con i vertici di Anafe. Oppure dell’incontro non avuto con la Federazione dei Tabaccai. Scegli tu. Dall’incontro con i funzionari del Ministero. Un mese e mezzo fa, circa, siamo stati ricevuti dai funzionari del Ministero della salute a cui abbiamo portato le nostre istanze concernenti i problemi del settore. Ad esempio, visto l’allora imminente ingresso della TPD, i dubbi riguardanti l’interpretazione della normativa sull’hardware e sui liquidi. In questo incontro abbiamo ricevuto un approccio di apertura e di collaborazione nei confronti delle varie problematiche che affliggono il nostro giovane ma produttivo settore. A questo è seguito un incontro con l’associazione di categoria dei produttori per concordare una strategia di azione comune e per lavorare su due fronti solo all’apparenza opposti. Ma questo non vuol dire nulla. In concreto cosa avete fatto e cosa vi siete detti? Come ti dicevo, l’approccio di UniEcig è di collaborazione tra i vari reparti del settore. Coinvolgere Anafe, avere quindi un dialogo aperto tra produttori, grossisti e negozianti è un obiettivo che ci siamo prefissati per agevolare il lavoro di entrambi. In questo primo incontro abbiamo messo le basi per un confronto onesto e diligente. Tra i temi trattati: la necessità per i negozianti di avere la documentazione necessaria per eseguire il proprio lavoro nel pieno rispetto della normativa vigente e la necessità di una forma di controllo a monte per evitare la svalutazione del prodotto. Ma è ancora presto ed inopportuno darne evidenza pubblica adesso. Allora attenderemo un vostro comunicato a cose fatte. Passiamo all’incontro con l’associazione dei tabaccai che hai detto che non avete avuto. Perché quindi metterlo tra le cose fatte nei primi cento giorni? Le posizioni della Fit sono ancora lontanissime da un confronto ragionevole e interessante. Ho ritenuto importante dover dire “No, grazie” alla richiesta di incontro, nonostante le raccomandazioni formali che ci sono arrivate anche da parte di persone vicine al settore poiché in questo momento non abbiamo nulla da dirci con i tabaccai. Con tutto il rispetto che merita quella categoria, credo che prima di tutto noi dovremmo confrontarci con chi questo settore lo fa e lo vive giorno per giorno: produttori, importatori e distributori in primis. Che senso avrebbe andare dai tabaccai per sentirci dire che loro vorrebbero collaborare con noi “sollevandoci” dal problema legato alla nicotina e lasciandoci vendere tutto il resto? A chi gioverebbe andare dai tabaccai per sentirci dire che loro vorrebbero gestire attraverso una rete distributiva ad hoc i prodotti del vaping? Con i tabaccai ci dovrebbe essere confronto ma sicuramente non in questa fase. Il settore è ancora troppo giovane. In che senso? Per i nostri clienti noi siamo dei consulenti. Chi entra da noi non pensa di entrare in un negozio “mordi e fuggi”. Vuole essere consigliato nella scelta e accompagnato nel percorso di disintossicazione dalla nicotina. Noi non siamo “commessi”, siamo operatori specializzati. E’ questa la grande differenza tra noi e loro. Se trattano i fumatori come meri clienti abbiamo perso tutti. Quel fumatore abbandonato a se stesso getterà la sua ecig e tornerà a fumare sigarette tradizionali. Vallo a spiegare poi all’Istituto superiore di sanità che la colpa è del tabaccaio che non ha la competenza necessaria a seguire il cliente e non del prodotto in sé che invece è l’unico vero strumento di riduzione del danno. In questo momento esistono due associazioni dei negozianti. In cosa vi differenziate, se qualche differenza si può trovare? Nell’approccio di base. Anide pur essendo un’associazione ormai storica guidata da una condottiera come Elisabetta Robotti parla alla pancia dei negozianti. Hanno le loro caratteristiche di persone passionali, senza mezze misure. Noi siamo, per così dire, più diplomatici. Ci siamo posti  l’obiettivo di comunicare soltanto i risultati ottenuti. Siamo nati da tre mesi, siamo appena partiti. Quando arriveremo al traguardo lo saprete anche perché già così, fattivi ma discreti, abbiamo riscontrato che i pochi post informativi sono stati utilizzati per creare inutili polemiche che certamente non giovano a nessuno. Purtroppo non ho il potere e le capacità per farlo capire ai diretti interessati. Nel frattempo la strada da percorrere però è decisa soltanto dagli iscritti. Non ci vedrete mai, ad esempio, porre una domanda sui social network o esprimere giudizi o commenti. Se mai lo faremo sarà per dare notizia di qualcosa che è avvenuto o che è cambiato. Non ci piace fare proclami e abbiamo deciso che questa sarà la linea cui dovranno sottostare tutti i soci e in primis i membri del direttivo. Come vedi il prossimo anno per il settore del vaping? Molto dipenderà dalla sentenza della Corte costituzionale che, verosimilmente, verrà pronunciata nei primi mesi del nuovo anno. Da quella dipenderà la tassazione sui liquidi con nicotina. Non voglio esprimermi nel merito, anche perché sarebbe banale dire cosa auspico, ma spero che finalmente possa essere messo un punto fermo sulle vicende giudiziarie. Nel bene o nel male bisognerà trovare una linea di galleggiamento che possa, non dico accontentare, ma almeno rendere possibile il lavoro di tutti. Quanti iscritti avete? Finché non raggiungeremo la quasi totalità del settore gli iscritti saranno sempre pochi. Abbiamo bisogno della partecipazione di tutti per la buona riuscita del progetto. Molte richieste sono già arrivate e continuano ad arrivare. Questi cento giorni sono stati molto impegnativi sotto tutti i fronti. I commercianti stanno entrando nell’idea che bisogna fare qualcosa e il numero di richieste di adesione che ci arrivano ogni giorno ne è la conferma. In conclusione, come rispondi a chi ti accusa di non essere presente sui social network? Banalmente che la vita reale non ruota attorno ai social network e men che meno attorno ai gruppi più o meno segreti creati al suo interno. Non ho mai utilizzato i social network se non per diletto e continuerò a comportarmi così. Ho la fortuna di avere un lavoro che adoro, una famiglia che amo, degli hobby che mi appassionano e non sento la necessità di dire quello che penso attraverso una piattaforma virtuale. L’associazione è un organismo reale, costituita da persone e da professionisti. Con loro mi sono sempre rapportata e con loro continuerò a rapportarmi in prima persona. Ma probabilmente questa è una polemica messa in piedi da chi non mi conosce. O da chi pensa che esisti soltanto se scrivi su Facebook. Fortunatamente nel nostro Paese ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni. Malauguratamente, però, in pochi sanno distinguerle dai fatti.

Si chiama UniEcig la neonata associazione dei negozianti del vaping

Ansi diventa UniEcig. L'associazione nata il 26 marzo su iniziativa di alcuni esercenti del settore, è formalmente costituita con registrazione dello statuto e della denominazione. Anziché la versione originaria, l'associazione si chiamerà però Unione Esercenti Italiani E-cig, utilizzando l'acronimo UniEcig. "Dopo poco più di un mese - si legge nel comunicato firmato dai componenti del direttivo Antonella Panuzzo, Vito Civello, Fabrizio Bollini, Duccio Fabiani e Fabio Manganello - l’obiettivo è stato raggiunto. L’associazione è stata costituita, ha un suo statuto definito sulla base di quanto discusso nell’occasione assembleare e un codice etico. È stato formalizzato l’accordo di collaborazione con la società di consulenza Open Gate nel quale si condivide l’intento di creare e sviluppare una realtà concreta nel panorama istituzionale italiano con lo scopo di tutelare il settore degli esercenti di e-cig sotto ogni profilo, sia normativo che formativo. Il nome Ansi creava troppi equivoci soprattutto sul web. È stato trasformato in UNIEcig – Unione Esercenti Italiani E-cig. Non è cambiato però il programma e non sono cambiati gli intenti: tutelare in modo assoluto gli esercenti indipendenti del settore correlato alla sigaretta elettronica. Entro breve tempo i soci fondatori, presenti a Roma personalmente o per delega, riceveranno lo statuto e il codice etico e verranno invitati a formalizzare l’adesione. Il direttivo protempore nel frattempo sta lavorando, di concerto con i consulenti di Open Gate, sul problema più pressante del momento: la Tpd. Entro pochissimi giorni invieremo agli associati tutte le informazioni in nostro possesso e cercheremo di trovare certezze in quell’universo normativo del quale conosciamo bene i dubbi. Contemporaneamente si sta elaborando un programma, fondamentale per lo sviluppo dell’associazione, che consiste nell’individuazione di tutte quelle riforme che sono necessarie al fine di fare di un gruppo di colleghi un vero settore, normato, tutelato e professionalmente riconosciuto per quello che realmente vale".

Filo diretto Anafe, Roccatti: “La partita europea si vince facendo squadra”

di Umberto Roccatti vice presidente Anafe-Confindustria Mentre in Italia si discute della possibilità di modificare il regime di tassazione della sigaretta elettronica in vista dell’approvazione della prossima Legge di Bilancio, da quasi un anno in Europa è partito il processo di valutazione di una possibile revisione della direttiva 2011/64, riguardante la fiscalità dei prodotti del tabacco. All’art. 19, la Direttiva prevede un rapporto quadriennale da parte della Commissione Ue per valutare eventuali modifiche del testo. L’ultimo report è stato presentato al Consiglio Ecofin il 21 dicembre 2015 e, ad un’attenta lettura dei passaggi del documento, appare chiaro che la problematica riguardante la diffusione sui mercati europei della sigaretta elettronica è stata posta sul tavolo e che un trattamento fiscale non uniforme in tutti i paesi dell’Unione potrebbe portare in futuro ad una distorsione del mercato. In particolare, il messaggio principale della relazione definitiva della Commissione è che “le sigarette elettroniche non dovrebbero essere inserite nell'ambito di applicazione della direttiva, ma si dovrebbe piuttosto riflettere su un'iniziativa distinta per un approccio armonizzato alla tassazione di questi prodotti”. Cosa è accaduto poi? Il Consiglio Ecofin, dopo aver ricevuto il report, ha discusso e infine approvato, alla fine di marzo 2016, un documento contenente le proprie raccomandazioni. Ecco le principali: 10 “alcuni dei prodotti, come le sigarette elettroniche (…) non rientrano in nessuna delle categorie di prodotti soggetti ad accisa ai sensi della direttiva 2011/64/UE”. 11 “nella maggior parte degli Stati membri alcuni di tali prodotti non classificati, spesso prodotti di nicchia nel mercato, non sono soggetti a un'accisa o ad altre imposte concepite specificamente, e concorda sul fatto che la situazione del mercato dovrebbe continuare a essere monitorata”. 12 “le accise sulle sigarette elettroniche, sul tabacco riscaldato, sugli altri prodotti del tabacco di nuova generazione e, se del caso, sui prodotti connessi ai prodotti del tabacco richiedono una soluzione pratica e improntata alla prudenza che garantisca il giusto equilibrio tra le entrate, le spese dell'amministrazione fiscale e gli obiettivi in materia di salute pubblica”. 13 “Il Consiglio Ecofin invita pertanto la Commissione a esaminare possibili vie da seguire per introdurre nuove categorie di prodotti o nuove definizioni nella direttiva 2011/64/UE al fine di garantire un trattamento fiscale equo e adeguato dei nuovi prodotti nel mercato interno e di eliminare le potenziali incoerenze e l'incertezza giuridica, il che porterebbe ad un'impostazione ancor più unificata a livello della normativa UE”. Dopo questa lettura, appare ancora più irrazionale la scelta dell’Italia di equiparare la sigaretta elettronica a quella tradizionale nella definizione della fiscalità sui liquidi. La Commissione e poi anche lo stesso Consiglio Ecofin ribadiscono che le sigarette elettroniche sono prodotti che non contengono tabacco e che in virtù di questo non hanno motivo di essere inserite nella Direttiva relativa alle aliquote dell’accisa applicata al tabacco lavorato. Ma questa è la situazione. E far rientrare le sigarette elettroniche nella direttiva fiscale sui tabacchi lavorati rappresenterebbe solo l’amplificazione del grande fallimento italiano. Ricordiamo che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha recentemente dichiarato che degli 85 milioni previsti dalla tassa sulle e-cig per il 2015 ed il 2016 ne sono entrati nelle casse dello Stato italiano solo 5 (per anno). In Europa comunque, continua l’interesse: per raccogliere utili informazioni la Commissione ha recentemente pubblicato una consultazione con cui intende interrogare produttori, importatori, negozianti e semplici consumatori sui potenziali effetti sul mercato con l’introduzione di un’accisa armonizzata sull’e-cig. Non solo, parallelamente la Commissione ha incaricato la consulting firm Economisti Associati di studiare e “fotografare” la situazione dei 28 mercati dell’Unione, con lo scopo di comprendere le complesse dinamiche di un settore ancora agli albori. Ed Economisti Associati ha avviato un tour europeo di colloqui con i vari player del settore, comprese le multinazionali che hanno deciso di investire sull’e-cig. Gli argomenti di discussione? Sviluppo del settore, modalità di vendita, analisi delle problematiche e criticità dei vari mercati, ipotetici aggravi economici ed amministrativi in caso di introduzione di un’accisa armonizzata, incidenza sul mercato di altri prodotti come il tabacco riscaldato o gli ibridi, possibili soluzioni. Inutile ripetere la nostra proposta di tassazione: una tassa parametrata alla quantità di nicotina contenuta nel liquido, concetto facilmente intuibile ed applicabile, perché meno nicotina è presente nel prodotto, minore sarà l’imposta di consumo. Dal punto di vista sanitario tale imposta rispetterebbe il criterio di prevenzione che “premia” il prodotto meno dannoso (in quanto la nicotina è considerata un ingrediente pericoloso ai sensi del Regolamento CLP), dal punto di vista fiscale la nicotina è agevolmente tracciabile, rendendo il tributo ineludibile e, soprattutto, non evadibile. Così come sempre sostenuto, ANAFE-Confindustria è favorevole ad un’armonizzazione delle accise, a una regolamentazione chiara e ad un’imposizione fiscale equa e bilanciata, ma è di fondamentale importanza che la Commissione, prima di dare il via ad un procedimento complesso come quello di revisione delle Direttiva 2011/64/UE, porti a termine tutte le consultazioni, le ricerche e gli studi che potranno confermare ciò che gli operatori del settore a tutti i livelli sostengono, cioè che le sigarette elettroniche non possono e non devono essere assimilate al tabacco, ma costituiscono un prodotto semplicemente diverso. Se in Italia il cammino per disciplinare fiscalmente la sigaretta elettronica nel corso degli anni è stato influenzato da interessi discordanti che, molto spesso, non avevano nulla a che fare con lo sviluppo del settore, in Europa la strada da percorrere è ancora lunga: si deciderà sull’eventuale riapertura della Direttiva fiscale entro la fine del 2017 con conseguente iter di approvazione di una ipotetica proposta sulle e-cig che terminerà presumibilmente non prima del 2019. Il nostro obiettivo sarà quello di fare tesoro della disastrosa esperienza italiana in tema di tassazione delle e-cig e, attraverso un fondamentale lavoro di coalition building con le altre associazioni di categoria europee e gli altri player del mercato, portare le nostre esperienze e proposte in seno alle Istituzioni Europee, per poter rilanciare definitivamente e univocamente lo sviluppo di un prodotto che, oltre a rivoluzionare il concetto di assunzione di nicotina, risulta essere enormemente meno dannoso per la salute.