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I tempi sono maturi per dimostrare che il settore dello svapo può diventare un punto cardine dell’economia italiana dei prossimi anni. Ma perché questo accada è necessario che il legislatore rimetta mano ad una legge iniqua e sconclusionata. Produttori, distributori, rivenditori e consumatori, forse per la prima volta, sono determinati a difendere il loro diritto al lavoro ed al consumo senza vessazioni o inconcepibili obblighi. Il mese di giugno può essere il momento della svolta: si parla di una grande manifestazione unitaria che potrebbe coincidere con una sorta di sciopero fiscale. Massimiliano Federici, portavoce dei rivenditori, (Fiesel) quasi fosse di buon auspicio attende il giorno del suo compleanno per intervenire a gamba tesa nel dibattito. E lo fa con la solita schiettezza che da sempre lo contraddistingue.
La Corte costituzionale ha causato un vero terremoto nel settore. Cancellata la tassa 2014 come vi muoverete per quella 2015?
Se di terremoto si può parlare è per i burocrati che hanno partorito una legge irragionevole, che ha prodotto un disastro socio-economico. Decine di virtuose aziende migrate all’estero, migliaia di posti di lavoro in fumo, milioni di euro di investimenti persi e un danno erariale esagerato, non solo per i mancati introiti dell’imposta 2014, ma tutti i soldi di Iva, Irpef e balzelli vari che il settore stava producendo. Il terremoto lo hanno deliberatamente creato i politici, la Corte Costituzionale ha solo reso giustizia. Con un minimo di buon senso tutto sarebbe stato evitato e le casse dello Stato oggi godrebbero di maggior salute.
Errore politico, dunque. Nel migliore dei casi si è trattato di incompetenza…
Personalmente dubito sia stata solo incompetenza, sono stati soddisfatti interessi milionari di chi aveva ed ha interesse a frenare lo sviluppo di un settore che nel mondo sta fiorendo incredibilmente. La Corte è stata chiara rispetto alla vecchia legge, afferma chiaramente che l’unico elemento che possa giustificare l’applicazione di un’imposta è la nicotina e che comunque la misura della stessa sia ragionevole. Questo dimostra che anche le attuali norme sono sconclusionate. L’attuale legge è un favore spudorato ad una unica multinazionale e siamo stati usati per consentire uno sconto al tabacco riscaldato (iQos di Pmi, ndr). Quello che sosteniamo da oltre due anni, grazie anche alla sentenza della Corte, è evidente a tutti: l’unica tassa possibile è una proporzionale sui liquidi con nicotina, variabile in funzione della concertazione. Maggiore concentrazione, maggiore imposta. Se è chiaro anche ad un bambino dove sia l’errore, perché non ci si muove per risolverlo? Quali interessi devono essere salvaguardati? Perché si insiste su una legge che è già chiaro che non funziona, che di fatto ha trasferito all’estero tutti i fatturati. Perché lo Stato non sta tutelando chi, pur ritenendo di subire dei soprusi, ha deciso di seguire le regole? A chi fa comodo il guado in cui ci troviamo? Perché non si trovano i responsabili di questi fallimenti e gli si domanda perché è per chi è stato fatto tutto questo?
Tante domande ma nessuna risposta. E quindi, rimangono solo parole vuoto?
Se non verrà posto immediato rimedio all’attuale legge il settore intero ed unito protesterà duramente contro i responsabili. Mi auguro che il presidente Renzi colga l’occasione per fare pulizia e capisca che se non agirà equamente nei nostri confronti sarà direttamente responsabile di questo disastro.
Mi pare di capire che la parola d’ordine da questo momento i poi dovrà essere “unità”. Parola che però fino ad oggi pare non essere stata messa in pratica…
Mi permetto di dissentire. Il nostro è un settore giovane e ci siamo trovati a combattere una guerra tra squali molto radicati. Qualche volta con scaramucce da bar abbiamo fatto il loro gioco, ma conosco personalmente i rappresentanti di tutte le associazioni di categoria e tutti siamo d’accordo su alcuni punti fondamentali: regole certe per poter programmare gli investimenti, tasse accettabili e sostenibili, individuazione di standard di qualità.
La filiera del fumo elettronico è assai breve: produttore, rivenditore, consumatore. Eppure le sigle, tra uffiali e ufficiose, riconosciute o meno, sono una decina…
Forse me ne sfugge qualcuna, quelle istituzionali che rappresentano il settore sono quattro. Due tra i produttori e due tra gli esercenti. È ovvio che tra produttori ed esercenti ci siano esigenze diverse da soddisfare e che quindi pur collaborando esistano associazioni distinte. Se si tiene conto di questo abbiamo creato il bicameralismo perfetto. A me farebbe piacere se nascesse anche un’associazione di soli vapers con cui aprire un dialogo permanente per coglierne istanze ed esigenze. Direi che siamo molto più maturi dei nostri politici che dovrebbero rappresentare solo i cittadini italiani eppure si dividono in decine di partiti.
Fra un mese è prevista la sentenza del Tar. Cosa vi aspettate?
Come ho detto ci aspettiamo una soluzione che preceda il Tar. Se non avverrà siamo certi che la sentenza della Corte Costituzionale influenzerà per noi positivamente il responso del TAr. Ma sarebbe l’ennesima occasione persa per poter dimostrare che non c’è malafede.
Secondo i dati dell’ultimo anno pare che le vendite di eliquid nei punti vendita siano calate drasticamente. Non si è però tenuto conto della vendita attraverso i siti internet.
Esattamente. Internet è per tutti una risorsa. Attraverso il suo utilizzo le distanze spariscono e per tante ragioni chi commercializza attraverso la rete può offrire prodotti a prezzi vantaggiosi soprattutto se operano oltre i confini nazionali. Nella normalità i negozi fisici offrono servizi che l’online non può garantire e questo compensa largamente i prezzi un po’ più alti. Ma l’introduzione dell’imposta, che di fatto è applicata solo dai negozianti italiani, crea un differenziale enorme che ha fatto sì che l’80 per cento dei consumatori si rivolga online per acquistare i liquidi. Sottolineo ancora una volta che questo si traduce, oltre che in un danno per i negozianti italiani, in mancate entrate per le casse dello Stato non limitate alla mancata imposta di consumo ma anche ad Iva e Irpef che incassano felici stati stranieri.
Ma chi è il responsabile? I consumatori che comprano “a scatola chiusa”, la Guardia di Finanza che non interviene, Aams che non regolamenta…
I consumatori certamente no. Lei che farebbe al loro posto? Tra l’altro possono acquistare quegli stessi prodotti che hanno provato nei negozi fisici. I controlli da parte delle autorità sono stati solo annunciati ma di fatto non hanno gli strumenti per poter arginare la situazione. Ma se la immagina la Guardia di Finanza o i funzionari di Aams che vanno a controllare le aziende in Slovenia, Romania, Francia, Inghilterra? Oppure che controllano migliaia di pacchetti che per posta vengono consegnati ai singoli consumatori? Gli unici controlli possibili sono per i negozi e produttori italiani che hanno già ridotto alla fame perché da onesti cittadini si sono adeguati a delle norme ingiuste ma comunque in vigore.
Da portavoce dei rivenditori, come giudica i cosiddetti cantinari, coloro cioé che producono e vendono liquidi sottobanco?
Lo svapo è una passione, direi anche una moda e molti sperimentano nuovi aromi in maniera artigianale. Qualcuno ci ha costruito un business sfruttando i social e la reputazione che è riuscito a costruirsi. Sono stato educato a rispettare le regole e a combatterle per cambiarle quando le ritenevo ingiuste. Le regole sulla produzione in sicurezza per i liquidi le trovo giuste ed opportune e mi piacerebbe che tutti le rispettassero, come sarei felice che chi decidesse di fare di una passione un business lo facesse sottoponendosi alle stesse regole di chi opera legalmente. Non è così, anche se credo che percentualmente questi avventurosi non rappresentino oltre uno zero virgola qualcosa del mercato. Mi preoccupa piuttosto il fatto che per qualche imprudenza qualcuno si senta male e assisteremmo alla demonizzazione del nostro prodotto.
Con Anafe avete combattuto tante battaglie fianco a fianco. In cosa invece siete divisi?
Fiesel rappresenta gli esercenti, Anafe i produttori e le esigenze degli uni e degli altri non sono perfettamente coincidenti ma ciò non è sufficiente per marcare divisioni. Nel tempo ci siamo confrontati su molti temi ed abbiamo sempre mediato le nostre rispettive posizioni. Molto spesso le divergenze nascono dall’aver trascurato il punto di vista della controparte e personalmente non perdo occasione per dire la mia ed ascoltare quella degli altri. In Anafe si sono posti nei miei confronti allo stesso modo come del resto anche i rappresentanti delle altre sigle comprese quelle che oggi non ci sono più perché convogliati in Fiesel ma che hanno contribuito in maniera determinante alla resistenza fino ad oggi.
Comincia a circolare l’ipotesi che il Governo stia pensando di tassare la nicotina. Sareste d’accordo?
È quanto andiamo dicendo da più di due anni e quindi ci trova pienamente d’accordo. Ma come ha detto la Corte Costituzionale anche la misura dell’imposta deve essere adeguata. Un imposta di 1 centesimo ad ml moltiplicato per la concentrazione di nicotina sarebbe un imposta equa che secondo i nostri calcoli garantirebbe alle casse dello stato circa 80 milioni di euro ossia oltre dieci volte di più di quelli che presumibilmente incasseranno con l’attuale.
E se invece nulla cambierà, fin dove siete disposti ad arrivare?
Ogni singolo negozio sul territorio nazionale è gestito da persone che hanno la loro storia da raccontare. Sono storie di ragazzi e ragazze, uomini e donne, genitori e figli che hanno reagito ad un momento difficile dell’economia mondiale, rimboccandosi le maniche ed investendo in un prodotto rivoluzionario. Non sono voluti essere un peso per lo Stato, avrebbero meritato incentivi. Si sono indebitati, hanno investito tempo, passione e risparmi. Sono stati vessati, attaccati, calpestati, sfiniti, sono caduti in ginocchio ma non hanno mollato e non molleranno. Ed io con loro e come loro sono stanco e profondamente determinato a fare anche l’impossibile per poter lavorare onestamente e serenamente nel nostro Paese.