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Valerio Forconi (Fontem Ventures): “Una flat tax sul livello di nicotina”

La proposta accenderà il dibattito: una flat tax sulla quantità di nicotina che però sia inferiore a qualsiasi altra accisa sui prodotti da tabacco. E’ la proposta di Valerio Forconi, responsabile relazioni istituzionali e comunicazioni di Fontem Ventures, la prima multinazionale ad approdare nel mercato italiano di sigarette elettroniche. E, proprio per questo, sarà anche la prima multinazionale a partecipare attivamente e fattivamente alle scelte a sostegno e a difesa del settore. Fontem Ventures, fondata nel 2012 e controllata di Imperial Tobacco, ha scelto un inserimento graduale, quasi in punta di piedi. Se nel 2013, infatti, ha acquisito i brevetti originali di Hon Lik, l’inventore della sigaretta elettronica, bisogna attendere l’inizio 2015 per vedere sul mercato il primo prodotto da svapo, la ecig Jai. Dopo un periodo di distribuzione sperimentale a Roma, ora è in fase di lancio e distribuzione anche a Milano, Firenze e Bologna.

Ma perché avete scelto proprio il mercato italiano?

Abbiamo scelto l’Italia perché nel nostro paese il segmento delle sigarette elettroniche ha sempre mostrato un elevato potenziale di sviluppo. Sviluppo che c’è stato fino a quando il Governo ha deciso nel 2013 di imporre una fiscalità più che sproporzionata su questo prodotto. Come si è conclusa la vicenda è storia di questi giorni. La Corte Costituzionale ha fissato dei principi molto chiari. Al contempo, va dato atto al Governo di aver predisposto un quadro regolamentare all’avanguardia rispetto ad altri paesi europei. Il divieto di vendita ai minori, la commercializzazione attraverso i tabaccai, la possibilità di effettuare pubblicità con un’attenzione particolare ai minori di 18 anni per citarne alcune, semplificheranno il lavoro del legislatore italiano in fase di trasposizione della direttiva europea. Non vedo le ragioni per le quali il Governo italiano si debba discostare dalle posizioni già prese. Queste condizioni, che si avvicinano di più alla chiarezza che all’incertezza, ci hanno convinti che fosse il momento giusto per entrare. Per primi e con un buon prodotto.

Sembrerebbe però un non-sense produrre sigarette e allo stesso tempo e-cig. Vi fate concorrenza da soli…

imageLa scelta del Gruppo di investire nel settore dei dispositivi a vapore è frutto di una valutazione strategica dell’azienda che guarda alla sostenibilità nel lungo periodo. Questi prodotti rappresentano il futuro. Non è questione di farsi concorrenza, ma piuttosto di intercettare i trend di consumo futuri e, allo stesso tempo, offrire ai consumatori adulti che hanno deciso di consumare nicotina, una più ampia gamma possibile di soluzioni e prodotti di qualità, accessibili e sicuri.

Avete scelto di appoggiarvi alla distribuzione dei tabaccai. Avete trovato più resistenze o collaborazione?

La vendita attraverso il canale delle tabaccherie è stata una scelta fortemente voluta per due motivi: in prima battuta perché le tabaccherie rappresentano una rete distributiva molto capillare sul territorio, inoltre sono abituati a gestire prodotti e servizi – tabacchi e giochi – che prevedono un limite minimo di età. Quest’ultimo aspetto per noi è fondamentale.  Tutto ciò è possibile anche per via del fatto che, finalmente e giustamente, è stata superata l’ambiguità normativa relativa alla possibilità o meno per i tabaccai di vendere le sigarette elettroniche. Al riguardo non abbiamo trovato nessuna resistenza anche perché la categoria ha percepito l’enorme potenziale di business e commerciale che Jai può rappresentare per loro, specie con i cali di entrate dalla vendita di prodotti del tabacco.

Ma non sarebbe stato più semplice distribuirle attraverso i negozi specializzati in sigarette elettroniche?

Le ragioni sopra esposte evidenziano come la scelta dei tabaccai sia, ad oggi, la soluzione ideale. Se posso aggiungere, più ampia è la distribuzione maggiori benefici ci saranno nel lungo periodo per le e-cigs in genere. Ad esempio così è avvenuto negli Usa, dove i vaporizzatori si sono diffusi primariamente nei cosiddetti convenience store, che hanno consentito un’accessibilità molto estesa.

A proposito, come siete stati accolti dalle organizzazioni di categoria del fumo elettronico?

Bene, anzi benissimo. Penso che le associazioni di categoria, in particolare Anafe Confindustria, l’associazione dei produttori, ma mi pare anche Fiesel Confesercenti, l’associazione dei negozianti, abbiano capito come non siamo una minaccia commerciale per loro, visto che il nostro prodotto si rivolge ad un pubblico diverso che al momento non stanno intercettando. Spero abbiano capito che il nostro ingresso nel mercato italiano può dare loro supporto ulteriore nella definizione di una quadro fiscale e regolamentare bilanciato. Dovremmo avere un obiettivo comune: quello di legittimare, difendere e far crescere questa categoria e questi prodotti.

Quindi, dopo la diffidenza iniziale, oggi siete visti come alleati?

Ce l’auguriamo veramente. Speriamo di poter contribuire al raggiungimento degli obiettivi che ho enunciato precedentemente anche attraverso un’interlocuzione seria e trasparente con le associazioni di categoria che rappresentano il settore ecigs, com’è avvenuto fino ad oggi; uno di questi è quello della tassazione.

Ecco il punto dolente, infatti: la tassazione. Quella del 2014 è stata giudicata anticostituzionale. Come vi comporterete per il 2015?

Su questo punto abbiamo una proposta molto chiara e molto semplice: una tassazione flat in base alla quantità di nicotina. E soprattutto una tassazione inferiore a qualsiasi prodotto del tabacco, tradizionale o di nuova generazione. Senza equivalenze, sconti, inutili farraginosità. Su questo vorrei confrontarmi con le associazioni di e-cigs e con le istituzioni preposte. Mi auguro vivamente che, dopo la sentenza della Consulta, alcuni principi siano dati ora per assodati e vorrei veramente evitare che si apra sul settore un altro anno di ricorsi, contenziosi ed incertezza che non conviene a nessuno. Ci rimetterebbero tutti: erario, aziende, negozianti e consumatori.

Lo slogan potrebbe dunque essere: “Pagare meno, pagare tutti”.

Non amo gli slogan ma sì. Ci sta che vi sia un’imposizione sul prodotto, perché in un certo senso dà anche ordine e regole, ma è giusto che questa non sia sproporzionata e che le autorità mettano in atto controlli severi sul commercio illecito di liquidi e dispositivi. Ad oggi questo non è avvenuto, purtroppo, ed i risultati sono evidenti, come dimostra il boom delle vendite online dall’estero, a scapito unicamente di aziende e negozi italiani.

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