Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Umberto Roccatti, padre nobile del fumo elettronico

di Stefano Caliciuri

E’ tra i padri nobili del fumo elettronico. Coloro cioé che, anticipando i tempi, si sono impegnati in prima persona per il bene  collettivo mettendo da parte personalismi e interessi parziali. E’ Umberto Roccatti, deus ex machina di Puff, azienda leader nel settore degli eliquid. Tutto comincia nel 2010 a Moncalieri, hinterland torinese, quando con Roberto Aimasso e Marcello Balestra inaugurano quella che oggi è una multinazionale d’eccellenza italiana: presente in venticinque Paesi del mondo, 150 punti vendita monomarca in Europa, una joint venture con la Cina per la produzione di hardware, la maggior parte dei quali disegnati e ingegnerizzati in Italia. Nonostante i successi imprenditoriali, qualcosa però ancora mancava. Mancava cioé una rappresentanza istituzionale, una voce unica e unitaria da far risuonare all’interno del Palazzo affinché il comparto potesse essere salvaguardato da sciacalli e improvvisati. Nacque così Anafe, il settore di Confindustria a tutela del comparto fumo elettronico. Umberto Roccatti ha lottato aspramente contro le misure imposte dal governo in merito alla tassazione, sia quella del 2014 che quella di quest’anno, schierandosi apertamente sul fronte di coloro che le ritenevano fuori da ogni logica costituzionale.

Parole che rimasero però inascoltate. Ma che dopo la sentenza della Corte sulla legge 2014 potrebbero ora rivelarsi profetiche anche per la legge 2015.
Non ho timori nel dire che è severamente inficiata dalla sentenza della Consulta. In primis per quanto riguarda i liquidi senza nicotina. Ma c’è qualcosa di più profondo: 4,5 euro di tassa su un flacone da 10 millilitri rappresentano, un valore persino maggiore del 58,5 per cento, la cui entità è stata dichiarata eccessiva dalla Corte, che ha sancito che esiste un limite alla “discrezionalità fiscale” da parte dello Stato. Il prezzo al pubblico medio era 5 euro con Iva: 4,5 euro rappresentano un aumento del 90 euro. I rivenditori fanno fatica a far comprendere una tale follia al consumatore.

Infatti spesso sono proprio i rivenditori a lamentarsi. Come si suol dire a “metterci la faccia”. Però anche i produttori non stanno meglio, d’altronde voi siete il primo anello della filiera…
Schermata 06-2457184 alle 17.05.08Per i produttori l’aumento dei listini lordi è stato ancora maggiore in percentuale, creando un problema enorme di flusso di cassa a tutta la filiera, creando un circolo vizioso che si autoalimenta. Un produttore inoltre ha anche altri problemi: si pensi al nostro caso: abbiamo oltre cento negozi in Italia ed il 24 dicembre alle 15,30 abbiamo ricevuto la famosa Determina di 0,35 euro per millilitro con efficacia dal primo gennaio. Vi immaginate settare listini all’ingrosso e al pubblico in queste condizioni? E oltretutto con la mannaia dell’equivalenza definitiva che sarebbe poi arrivata il 20 gennaio. Lavorare in questo modo è al limite dell’impossibile.

Ecco, parliamo di questa tanto vituperata equivalenza. Ma come è andata veramente? Cioé, è davvero plausibile che l’Aams non abbia capito che un liquido senza nicotina non può essere paragonato al fumo di sigaretta?
Penso che ci sia stata un’enorme superficialità nel comprendere il nostro settore e una certa arrendevolezza da parte delle Commissioni Finanze del Parlamento a prendere per valide ed implementabili delle bozze di norma i cui palesi effetti negativi, per lo Stato e per le aziende, erano estremamente evidenti.

Quante possibilità ci sono che il governo possa rimettere mano alla tassa senza attendere ulteriori ricorsi o sentenze?
Le possibilità ci sono: abbiamo ricevuto numerose aperture in tal senso. Il gettito non c’è stato. Se il Governo vuole allo stesso tempo gettito e salvaguardare aziende e posti di lavoro il sistema c’è e glielo abbiamo presentato e dimostrato. Ma bisogna intervenire in fretta.

Però sul fronte sicurezza e certificazioni l’Italia è un passo avanti rispetto tutti gli altri Paesi…
Esportiamo in oltre 20 paesi e avendo girato il mondo in questo settore mi sento sicurissimo di dire che il nostro mercato è il più regolamentato al mondo, anche grazie alla responsabilità sociale dei maggiori players, che sin dall’inizio hanno cercato una sorta di codice di autodisciplina, e d’altra parte, grazie al lavoro dei Nas che con i controlli del 2012 e 2013 hanno fatto sì che si applicasse in maniera puntuale la legge sulla manipolazione delle miscele pericolose. Inoltre abbiamo sempre avuto un confronto ed un allineamento puntuale con il l’Istituto Superiore della Sanità

Secondo le stime Anafe il fatturato complessivo del comparto è in calo rispetto lo scorso anno. Però il settore è in crescita. Sembrerebbe un controsenso...
Purtroppo una fetta importante del mercato si sta traslando verso il mercato nero e verso i rivenditori esteri, soprattutto quelli online. Lo Stato ha tassato ma non ha predisposto i meccanismi di controllo. Anzi, non ha in realtà mai fatto dei controlli sul nostro settore, sfavorendo le aziende serie e creando una situazione estremamente paludosa.

Quanto lavoro c’è dietro l’ideazione e la produzione di un liquido? In parole povere, quanto tempo e denaro occorrono?
laboratoriopuffDipende da tantissimi fattori. Innazitutto, ed è la cosa meno scontata, dall’investimento produttivo. Noi abbiamo investito mezzo milione di euro in una camera bianca di livello farmaceutico, in parte per la garanzia dei nostri consumatori, in parte per essere già in linea con le norme che inevitabilmente arriveranno. Poi ci sono i costi di ricerca e sviluppo delle frazioni aromatiche: a volte ci vogliono mesi a trovare un bilanciamento perfetto nella complessità di un liquido. Infine le materie prime, che, a parte quelle standard del glicole, glicerina e nicotina, tutte rigorosamente di grado farmaceutico, possono variare anche di dieci volte il costo dall’una all’altra. Insomma, valutare il mero costo del liquido quando si parla del costo di un prodotto, è quasi come valutare un album per il costo del Cd.

La provincia di Torino è considerata  la “Silicon Valley” dello svapo. C’è un motivo strategico oppure è semplice coincidenza?
Nel 2010 ci son stati “focolai” aziendali in molte parti d’Italia, ma è da Torino che sono partiti i progetti retail più strutturati, anche grazie alla nostra azienda. Il negozio su strada è quello che ha di fatto creato la “cultura” dello svapo in Italia verso le masse. E si dice spesso che se una cosa funziona a Torino, funziona ovunque: i torinesi sono molto conservatori…

A parte la tassa, quali sono i fronti ancora aperti su cui è impegnata Anafe?
Il principale è il fronte regolamentazione. Qualsiasi azienda che si vuole sviluppare in modo serio sul mercato ha bisogno di regole certe che purtroppo ancora non ci sono. Lo Stato ha pensato prima a tassare che a definire degli standard. Rimaniamo molto attivi in questo senso, sia con il Ministero delle Finanze, ma anche con l’UNI e con l’Istituto Superiore della Sanità, perché bisogna implementare la direttiva Europea entro settembre 2016 nel migliore dei modi, salvaguardando tutti gli stakeholders: consumatori, aziende e istituzioni.

E invece sul fronte aziendale, quali le novità in casa Puff?

Abbiamo due novità molto importanti: la prima è il lancio della linea di liquidi Long Run, un prodotto di grado superiore rivolto ai vapers più esigenti, che cercano aromi complessi e ben individuabili con i sistemi più evoluti. La seconda è il lancio della nostra prima box, l’Avatar FX, la cui uscita è prevista per la seconda metà di giugno, che ha riscosso un successo importantissimo al Vape Jam di Londra. I nostri partner italiani ed esteri hanno molto apprezzato il nostro contributo nel design che è la nostra mission principale nello sviluppo dell’hardware.

Articoli correlati