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Sigarette elettroniche, autorizzazione Aams e divieto liquidi online

Le nuove norme introdotte dal Parlamento saranno operative per legge dal primo gennaio. Aziende già pronte ad affrontare nuove battaglie legali e giudiziarie.

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale nell’edizione supplemento ordinario del 29 dicembre il testo di legge contenente il bilancio di previsione dello Stato per il 2018 e il bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020. In vigore a partire dal primo gennaio 2018, la legge contiene le nuove disposizioni in materia di rete vendita di sigarette elettroniche e divieto di vendita on line dei liquidi con e senza nicotina.
Dal primo gennaio lo scenario disegnato in Parlamento stravolgerà il comparto del vaping. Non potranno più essere venduti online i liquidi di ricarica, sia con nicotina che senza. I negozi dovranno ottenere autorizzazione alla vendita da parte di Aams che, entro il 31 marzo 2018, dovrà stabilire i requisiti per il mantenimento. Così come da testo di legge, il decreto non potrà  contenere disposizioni che non consentano nuove aperture, nè affidare ad un solo distributore la vendita all’ingrosso. Quest’ultima continuerà ad essere garantita dai Depositi fiscali autorizzati da Aams. I siti online potranno vendere soltanto dispositivi elettronici, hardware e componenti. I rivenditori di ecig dovranno garantire il rispetto di divieto di vendita ai minori. Ad esempio, in caso di funzionamento di ditributore automatico, con il riconoscimento del consumatore attraverso codice fiscale o tessera sanitaria.
L’imposta sui liquidi con e senza nicotina è stata fissata in 0,37344 euro il millilitro (rimodulata annualmente sino ad arrivare agli attuali 0,39334 euro/ml.), sulla base dell’equivalenza tra 1 milligrammo di prodotto liquido da inalazione e il consumo di 5,63 sigarette. Introdotto anche l’illecito di contrabbando nel caso di violazione delle leggi doganali in entrata, uscita o circolazione clandestina di sostanze liquide da inalazione.
Le nuove regole entreranno in vigore a partire dal primo gennaio. Molte aziende stanno strutturandosi per fare ricorso a tutti i livelli. È evidente che le norme contengano delle anomalie commerciali e fiscale: se la politica non vuol prenderne atto, occorre dimostrarle in Tribunale. Molte aziende hanno già annunciato di voler adire alle vie giudiziarie.

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