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La tassazione delle sigarette elettroniche è sul tavolo della Commissione europea sin dall’8 marzo 2016, quando i ministri delle finanze riuniti a Bruxelles, l’hanno incaricata di presentare proposte armonizzate per tutti i Paesi membri. I risultati del lavoro saranno oggetto di una relazione che dovrebbe essere presentata entro il prossimo gennaio. In particolare, deve indicare se intende introdurre una tassa sui prodotti dello svapo oppure lascia libertà ai singoli Paesi.
Secondo la British Vape Association, è improbabile che una proposta concreta per tassare le sigarette elettroniche su scala europea sia imminente. Con un mercato e un’industria in continua evoluzione e la mancanza di dati organici difficilmente portare ad un punto d’intesa comune. L’idea di un sistema europeo di accise può essere spiegata con il timore che gli Stati membri adottino tasse troppo diverse che potrebbero ostacolare la concorrenza e incoraggiare lo sviluppo di un mercato nero. Un argomento sconcertante con i divieti di vendita online e transfrontaliera che si sono moltiplicati negli ultimi mesi. Il funzionamento della direttiva sul tabacco europeo nel 2019 sarà oggetto di una revisione e, secondo l’IBVTA, è probabile che la Commissione proprio in quella data si pronuncerà sulla tassazione unica.
Il dato di fatto, allo stato attuale, è che l’Italia è passata da essere lo Stato più permissivo a quello più rigido in materia di fumo elettronico. La mancata revisione al ribasso della tassazione e l’assoggettamento al monopolio delle rete vendita potrebbe aprire una serie di vertenze e ricorsi giudiziari che potranno avere strascichi temporali di alcuni anni. Nel frattempo, però la filiera potrebbe vedersi intaccata sin nelle radici. Gli aspetti che al momento possono essere argomento di impugnazione giudiziale sono molteplici: dalla tassazione della glicerina aromatizzata, all’autorizzazione monopolistica della filiera; dalla soppressione degli shop online, agli accertamenti fiscali in situazione di oblio normativo.