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La Guardia di Finanza sta conducendo sequestri cautelativi all’interno di alcune rivendite specializzate in sigarette elettroniche. I primi ad essere stati sottoposti a controlli sono stati alcuni negozi a Torino e a Milano. Secondo quanto appreso, la GdF sta intervenendo per verificare l’assolvimento dell’imposta di consumo. In sostanza, l’ordine sarebbe di interrompere il flusso dei liquidi nicotinizzati da 10 millilitri venduti nel 2017 ai quali non sarebbe stata applicata l’imposta. L’intervento va dunque a colpire la parte più debole e impotente della filiera, quella cioé che deve già sottostare alle regole volute e disposte dall’Agenzia dei Monopoli e che con l’imposta nulla hanno a che vedere.
Infatti, come la stessa Aams stabilisce, “l’imposta è dovuta dal soggetto autorizzato ad istituire un deposito di prodotti liquidi da inalazione, cioè un impianto nel quale sono fabbricate ovvero detenute (a seguito di acquisto da altri produttori nazionali o stranieri) una o più marca di detti prodotti“. L’obbligo dei negozianti, dunque, è acquistare da deposito fiscale mentre, sempre da comunicato Aams, “non sono tenuti al pagamento dell’imposta, in quanto ricevono i prodotti ad imposta già assolta dal depositario autorizzato“. Quindi, perché bloccare il libero commercio di prodotti regolarmente acquistati da deposito fiscale, unica prerogativa richiesta al rivenditore?
L’ordine di servizio ricevuto dalla Guardia di Finanza sarebbe dunque volto a recuperare i liquidi per i quali, secondo le ipotesi dell’Agenzia delle Entrate, non sarebbe stata assolta l’imposta per intero. Ma, come la stessa Aams, dichiara, i negozianti non sono tenuti a sapere cosa e quanto sia stato effettivamente versato. Procedere al sequestro, seppur cautelativo, dei prodotti in commercio, in linea di principio significa bloccare di proposito un’attività, anche se il commerciante non ha commesso alcun illecito. Nonostante la legge consenta il sequestro, al negoziante non si può imputare alcun provvedimento sanzionatorio se l’acquisto è stato effettuato in buona fede e attraverso deposito fiscale.
“Fino ad ora – commenta Antonella Panuzzo, presidente UniEcig – non era mai accaduto un fatto del genere. Il nostro unico obbligo era l’acquisto da deposito fiscale autorizzato. La situazione non è semplice ma dobbiamo riuscire a coordinarci per fare fronte comune anche a questo tipo di emergenze“.