Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Cannabis light, rivenditori a rischio denuncia per spaccio stupefacenti

La Guardia di Finanza ha contestato ad un rivenditore di Vieste la vendita di prodotti non conformi alla legge italiana che stabilisce una soglia di Thc non superiore allo 0,2 per cento. Le infiorescenze svizzere possono contenerne sino all'1 per cento.

Negoziante denunciato per spaccio di sostanze stupefacenti. È successo a Vieste, in provincia di Foggia, dove la Guardia di Finanza, a seguito di controlli all’interno di un growshop, ha anche sequestrato 19 confezioni di cannabis light. A darne notizia è Dolcevita, testata specializzata del settore diretta da Fabrizio Rondolino.
Ai danni del negoziante è stata contestata la violazione dell’articolo 73 del DPR 309/90, ovvero spaccio di sostanze stupefacenti. Nel verbale, riporta Dolcevita,  “i militari hanno dichiarato che i prodotti sequestrati sono da considerarsi a tutti gli effetti sostanze stupefacenti o psicotrope”. Come sottolinea il sevizio, si è trattato di una operazione che potrebbe destabilizzare l’intero mercato della canapa a basso contenuto di thc. Gli sviluppi riguardano da vicino anche molti negozi specializzati in sigarette elettroniche che hanno visto nella commercio di cannabig light una nuova frontiera da esplorare.
Le confezioni sequestrate erano della marcha svizzera Mary Moonlight, a cui è stato contestato un contenuto di Thc superiore allo 0,2 per cento così come previsto dalla normativa italiana. In Svizzera, invece, il livello tollerato è sino all’1 per cento. Come ulteriormente considerato da Dolcevita, “qualora il Pubblico Ministero incaricato dovesse sposare la tesi incriminatoria della Finanza potremmo trovarci di fronte a uno spartiacque giuridico che rischierebbe di mettere fuori gioco tutte le aziende del settore che importano canapa dall’estero e potrebbe portare all’incriminazione per spaccio di centinaia di negozianti in tutta Italia, colpevoli solo di aver creduto in buona fede alle “dichiarazioni di conformità” presentate loro dai soggetti produttori“.

Articoli correlati