L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Sigaretta elettronica non spinge al fumo, giovani sperimentano per natura

Occorre smentire il luogo comune secondo cui l'ecig è porta d'ingresso al tabacco. Il dottor Attila Danko prende pubblicamente posizione.

Una intervista radiofonica sta facendo montare il caso in Australia, il Paese con le più alte restrizioni su vaping e, a dir la verità, anche sul tabacco. In occasione di un intervento ai microfoni di 4BC, emittente talk news, il dottor Attila Danko ha detto che la sigaretta elettronica dovrebbe essere considerata uno strumento per smettere di fumare e consentirne lo sviluppo e la diffusione. Il suo parere contrasta fortemente con la vox populi sanitaria secondo cui le ecig sarebbero una porta d’ingresso al fumo di sigaretta. Posizione sostenuta erroneamente anche dal governo italiano, tra i pochi Paesi a cavalcare l’interessa erariale anziché quello sanitario.
Se fosse vero che le sigarette elettroniche – ha commentato il dottor Danko –  costituiscono una facile porta di accesso dei giovani al fumo, non sarei dalla parte della legalizzazione. Ma la verità è che l’uso tra i giovani è per lo più sperimentale. La ricerca dice che gli adolescenti che hanno provato le e-cigarettes hanno anche provato a fumare. La tesi sostenuta è dunque che, visto che i giovani hanno provato la sigaretta elettronica e poi anche la sigaretta tradizionale allora la prima spinge verso la seconda“. Un sillogismo illogico, secondo Danko. L’adolescenza è infatta l’età della ribellione per eccellenza e, come da lui stesso detto, delle sperimentazioni. Così come provano la sigaretta elettronica, così si prova anche il tabacco. Ma non vi è alcuna correlazione tra le due cose. E’ solo un dato di fatto che prescinde dallo strumento. “Il Royal College of Physicians, che è uno dei più autorevoli organismi medici del mondo, ha fatto uno degli studi più approfonditi in materia, esaminando tutte le ricerche sino ad oggi pubblicate. E’ stato concluso che lo svapo rappresenta quasi certamente meno del 5 per cento del rischio di fumare.  Perché si permette – conclude Danko – che il prodotto più dannoso sia venduto liberamente ovunque mentre viene vietato il prodotto più sicuro?“. Una domanda alla quale purtroppo nessuna istituzione contraria alla sigaretta elettronica ha sino ad oggi risposto.

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