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Sigarette elettroniche, la ricetta Eurispes: "Defiscalizzare e informare"

Pubblicato il rapporto di ricerca che analizza le abitudini dei consumatori e la rivoluzione nel mondo del tabacco.

Per incentivare la diffusione degli strumenti di riduzione del danno (sigarette elettroniche e riscaldatori di tabacco) occorrerebbe ridurne la pressione fiscale e avviare campagne di comunicazione e informazione istituzionale. Chiedendo altresì la collaborazione dei medici di base che potrebbero diventare veri e propri “testimonial” per la salute dei fumatori.
Sono le evidenze emerse nel corso della presentazione del rapporto Eurispes sul fumo e sull’impatto di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato ospitato ieri a Roma presso la sede della Stampa estera.
L’indagine ha coinvolto 1.135 fumatori italiani e ha sondato le abitudini e le opinioni dei tabagisti in relazione al fumo, al suo impatto sulla salute, allo sviluppo e alla diffusione dei prodotti alternativi a quelli tradizionali. Le persone intervistate sono nel 53,7% fumatori da più di 10 anni. Gli intervistati affermano che, nel caso in cui fosse provato scientificamente che esistono prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali del tabacco, lo Stato “dovrebbe permettere che i cittadini siano informati” (86,7%), “mettere in atto direttamente specifiche campagne di informazione” (77,6%), “incentivare tali prodotti dal punto di vista fiscale” (71,1%), “incentivare tali prodotti dal punto di vista regolamentare” (59,8%). Per quasi otto intervistati su 10 sarebbe giusto introdurre per i prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali una tassazione ridotta. Allo stesso modo, per oltre 7 su 10 sarebbe giusto introdurre una regolamentazione meno restrittiva rispetto ai prodotti tradizionali. Secondo uno studio dell’Ue del 2017, in Europa, i consumatori regolari di sigarette elettroniche sono 9 milioni, oltre 500 mila fumatori sono passati invece al tabacco riscaldato senza combustione. Nonostante qualche italiano si dimostra ancora scettico, Alberto Baldazzi, coordinatore della ricerca, ha puntualizzato che “già oggi tutte le evidenze scientifiche e le analisi indipendenti attestano una assai minore pericolosità dei vapori con e senza nicotina rispetto all’assunzione tradizionale del tabacco combusto“. Eurispes ha annunciato che entro la fine dell’anno sarà condotta una seconda indagine per approfondire l’aspetto medicale e scientifico degli strumenti di riduzione del danno.
Confrontando le opinioni degli italiani sulle sigarette elettroniche e sui riscaldatori del tabacco, emerge chiaramente come questi ultimi siano ancora poco conosciuti, mentre i vaporizzatori possono invece considerarsi ormai sdoganati tra i prodotti di largo consumo. Mentre il 61% del campione ha affermato di conoscere o di avere provato la sigaretta elettronica, soltanto il 25% ha detto la stessa cosa dei riscaldatori.
Il passaggio dal fumo tradizionale agli strumenti di riduzione del danno può avvenire soltanto se i fumatori sono informati e messi a conocenza dei benefici conseguenti allo switch. I ricercatori Eurispes hanno preso a modello il Regno Unito, “vero alfiere della lotta al fumo, giunto ormai “al di là del guado”, con la decisione di defiscalizzare completamente i prodotti innovativi e di farsi promotore, attraverso il proprio sistema sanitario nazionale di queste alternative, ad integrazione delle politiche antifumo nel caso in cui il consumatore non sia in grado o non voglia smettere di fumare“. E concludono: “C’è da augurarsi che anche in Italia si proceda, con il pieno rispetto delle procedure e dei tempi necessari, ad analoghe aperture verso l’obiettivo essenziale della riduzione del danno. La leva fiscale può avere un ruolo importante – anche se non risolutivo – rappresentando la porta attraverso cui il legislatore agevola l’innovazione benefica per la collettività. Maggiore sarà la convenienza economica delle alternative tecnologiche, maggiore sarà il numero delle persone disposte ad adottarle“. L’auspicio di Eurispes è che “il legislatore, piuttosto che attraverso provvedimenti spot, proceda alla redazione di un vero e proprio Testo unico della fiscalità dell’innovazione, in un quadro di regole aggiornate e stabile”.
Qualche polemica ha suscitato il finanziamento di Philip Morris ad Eurispes per condurre la ricerca. Il presidente Fara ha precisato: “La ricerca è totalmente indipendente. Philip Morris ci ha dato il contributo ma non ha in alcun modo influenzato i risultati. Purtroppo in Italia mancano i finanziamenti statali destinati alla ricerca quindi gli istituti devono affidarsi ai privati. In ogni caso non abbiamo tenuto nascosto nulla, in totale trasparenza abbiamo dichiarato di aver accettato il contributo“.

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